“Villa delle Magnolie”, otto donne e il loro viaggio di rinascita attraverso la narrazione di sé
29 Aprile 2024 16:45
Ha radici lontane la credenza che le donne siano più inclini alla pazzia rispetto agli uomini. Nella Grecia antica si parlava di “isteria” come condizione legata all’utero, dunque esclusivamente femminile, poi nel Medioevo si è affermato il concetto di stregoneria. Raggiunta l’età moderna, nonostante l’avanzare della medicina e della psichiatria, la percezione della follia come prerogativa femminile rimaneva in qualche modo intrisa nella società, ad alimentarne lo stereotipo: le donne considerate “isteriche” venivano spesso sottoposte a trattamenti coercitivi e segregate in istituti psichiatrici
, dove il più delle volte erano soggette a trattamenti crudeli e disumani. Nel contesto contemporaneo, figure come Alda Merini hanno contribuito a sfidare e destabilizzare le convenzioni rigide che circondano il concetto di follia: la grande poetessa del Novecento ha infatti affrontato apertamente le sue esperienze con la malattia mentale, trasformando il suo dolore in poesia.
Villa delle Magnolie, il luogo che dà il titolo al primo romanzo di Mariantonietta Zeppetella Del Sesto, racchiude tra le proprie sale le vite di sette donne ai margini, sotto l’attenta supervisione di un’ottava figura, la psicanalista Maria. Le donne, spezzate dai dolori dell’anima, tra le mura della Villa avranno l’occasione di prendersi una rivincita, provando a scrivere un finale diverso alla storia che era stata scritta per loro.
“Villa delle Magnolie”, pubblicato per il Gruppo Albatros il Filo, è un romanzo che scardina i preconcetti e si propone di offrire un supporto concreto verso la rinascita
. La psicanalista Maria desidera che le donne che ha in cura si incontrino ed entrino in
dialogo, chiede loro di lavorare sulle proprie realtà narrative, verso un futuro di speranza. Non importa se le storie raccontate dalle protagoniste siano vere o meno, attinenti alla realtà o no: a Maria interessa la costruzione delle storie narrate dalle pazienti, così da ricercare, nei racconti, qualcosa di loro.
La cornice del libro di Zeppetella Del Sesto si ispira vagamente al Decameron, articolandosi tuttavia su tre giornate soltanto. Per ogni giornata Maria definisce un tema
che dovrà essere affrontato da tutte le donne a turno in un racconto, nessuna esclusa: anche lei, infatti, racconterà le sue storie insieme a tutte le altre. Le storie raccontate si intrecciano, poi, con i rapporti che si intessono tra le protagoniste nel periodo della loro convivenza. Emergono, così, ritratti di donne straordinarie, spezzate dalla vita, ma piene del desiderio di rinascere, di donare nuova luce alle propria esistenza.
I racconti delle cosiddette “pazze” di Villa delle Magnolie sono quadri di vita brevi e ricchi di colori, a volte cupi e spenti, altre luminosi e brillanti. Il tema della prima giornata ruota attorno alla solitudine e alla disperazione delle protagoniste: fragili e incapaci di reagire, a causa delle troppe angherie subite nel corso della propria vita, trovano nel gesto estremo l’unica liberazione da un’esistenza che non è mai appartenuta loro. Anche la seconda giornata seguirà il ritmo di una canzone triste, ma in essa entra anche una nuova consapevolezza, quella che la morte non è l’unica soluzione e che, forse, è meglio essere considerate folli e continuare a vivere, che rinunciare a tutte sé stesse per un dolore causato da qualcun altro. La terza e ultima giornata è, invece, la più luminosa: nei racconti che riempiranno il salone della Villa brilla un faro di speranza, grazie al quale le donne potranno, per la prima volta, provare a liberarsi dai propri fardelli, per emanciparsi dal dolore e ritrovare in sé stesse tutta la forza che era stata loro sottratta.
L’ascesa tra i tre temi delle giornate acquisisce quasi una nota dantesca: è un viaggio di purificazione e discernimento che conduce le donne nelle viscere dell’inferno, ad affrontare la parte più oscura di sé e della vita, per poi risalire. La voce rassicurante di Maria, donna come loro e allo stesso tempo guida irrinunciabile, le accompagna a scoprire di sé più di quanto avrebbero mai creduto, fondando il percorso di guarigione sull’
empatia, sull’ascolto e sull’assenza di giudizio, ovvero tutto ciò che fino a quel momento era mancato alle donne. Pur concedendo loro di vivere fino in fondo il dolore, di attraversarlo senza più bisogno di negarlo, la psicanalista cerca di volgere sempre lo sguardo delle donne verso la speranza, in direzione di quella luce fioca che, attraversate la selva oscura, le bolge e i tormenti, permetteranno a ciascuna di uscire a riveder le stelle.
È fondamentale, nei racconti di Zeppetella Del Sesto, mettere in contrapposizione la solitudine e l’isolamento delle protagoniste dei racconti con la fitta rete creata dalle donne narratrici. È infatti nel mutuo aiuto, nel supporto reciproco che trovano la forza di reagire al male di vivere, smettendo persino di tenere in considerazione le voci che circolano in paese e che le etichettano come “pazze” o reiette. Appropriandosi delle rispettive narrazioni di sé e del mondo, davanti alle donne si apre un nuovo ventaglio di possibilità, tale da poter trasformare la follia in arte e bellezza, proprio come fece Alda Merini.
Spesso le donne si interrogano sull’identità delle protagoniste dei racconti. Le risposte sono sempre sincere, anche se a volte piuttosto criptiche, velate dalla malinconia o dalla repulsione della sofferenza narrata. Il più delle volte commentano i racconti, offrono le proprie chiavi di lettura donando spunti interessanti, non si fermano alla superficie, ma desiderano andare al cuore delle vicende. Le protagoniste sono sempre donne di ogni età ed estrazione sociale, provenienti da ogni parte del mondo
. Alcune sono belle, sensuali, altre sono profondamente insicure riguardo al proprio aspetto, altre ancora sono state sminuite e schiacciate fino allo sfinimento dagli uomini che avevano promesso di amarle, oppure persino dalle famiglie che avrebbero dovuto proteggerle. Sono storie in cui non mancano i “se” e i rimpianti, i sacrifici mai riconosciuti e le critiche spietate. Ma che si tratti delle interazioni tra le donne o tra i personaggi dei racconti, il punto forte della narrativa dell’autrice sono sempre i dialoghi
. È nello scambio di opinioni, nel potere della parola che si manifesta tutta la forza travolgente di un cambiamento possibile, di una fiducia che è importante saper riporre nelle persone giuste. Allo stesso tempo, si rende ancora più evidente quanto la violenza di una parola tagliente o di un atteggiamento sminuente reiterato possano schiacciare l’autostima e la personalità di una donna.
“Villa delle Magnolie” è un’opera commovente e sincera, un viaggio di consapevolezza verso la più piena maturità del sé. Il flusso di autocoscienza e di speranza si alimenta pagina dopo pagina, trasformandosi da un modesto ruscello a un torrente impetuoso, inarrestabile. Fanno invidia le risate liberatorie delle donne, ormai certe che non rimarranno mai più sole, come è straordinaria la forza della narrazione di sé, grazie alla quale è possibile, attraverso l’immaginazione o le storie d’altri, intravedere un futuro disegnato con le proprie mani, secondo i propri desideri. Con i suoi racconti, Mariantonietta Zeppetella Del Sesto manifesta una profonda sensibilità, in grado di esplorare le pieghe più nascoste dell’animo umano, oltre a un’ampia conoscenza dell’universo femminile e delle sue potenzialità, pronte a essere espresse in tutta la propria
luce. Un libro di richiami e di emozioni, un esperimento espressivo di ottima qualità, capace di infondere speranza anche là dove tutto sembra perduto.
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