“Tutte le cicatrici del mio cuore”, l’autobiografia di chi non si arrende alle sfide della vita
10 Maggio 2024 16:04
Ripercorrere il passato, con le sue cicatrici e i suoi dolori, è un cammino che richiede
coraggio: è una sorta di archeologia dell’anima che può illuminare le ombre a lungo celate, ma anche risvegliare i ricordi più dolci della propria esistenza. La tentazione, di fronte a un destino che sembra giocare con carte truccate, potrebbe essere quella di rifugiarsi nell’oscurità, di chiudere a chiave le proprie emozioni e barricarsi dietro le mura di un isolamento protettivo, asserragliati nel dolore. Non è questa la scelta di Moira Rigon: con una forza interiore che sfida ogni logica, ha deciso di vivere ogni giorno aprendo le porte alla luce, di lasciare che ogni raggio penetri e scaldi gli angoli più freddi della sua vita, facendo sempre spazio per un sorriso e per una parola gentile, forte di un’energia travolgente che le permette di affrontare ogni giorno al meglio. Questa decisone nasce da un percorso di introspezione profonda, un viaggio che ha attraversato tutta la sua vita e che ora prende corpo nel libro “Tutte le cicatrici del mio cuore”, pubblicato da Europa Edizioni, per la collana Chronos.
“Fare pace con le mie cicatrici è stato un percorso lungo, a tratti faticoso. Nella mia peculiare esperienza ho capito che c’erano due modi di affrontare il dolore, un po’ come quando ci si trova davanti a un bivio. Si può scegliere di affrontare la strada del buio e delle tenebre data dalla paura, quindi deporre subito le armi e alzare bandiera bianca, facendosi sopraffare dalla vita e dal dolore stesso. Io ho deciso di intraprendere l’altra via di questo bivio, quella della luce”, confida l’autrice ai microfoni del salotto letterario di Se Scrivendo, prodotto da CaosFilm. Nella realizzazione di questo libro la missione dell’autrice appare subito di ampio respiro, un desiderio ardente di
tendere una mano ai lettori, offrendo la propria storia di speranza e di rinascita come esempio. Molti si rivedranno nelle sue parole, direttamente o meno: sono numerose infatti le voci silenziose che, nascoste nel loro dolore, creano un vuoto assordante.
Nel sottotitolo del libro, “La mia lotta contro la cardiopatia congenita e l’endometriosi”, Rigon chiarisce subito quali sono state le sfide più significative che ha affrontato nella sua vita. Si tratta di malattie spesso mal conosciute o sottovalutate, che diventano tra le sue pagine il simbolo di una battaglia per la vita, un invito a riconoscere e superare i propri limiti. La cardiopatia si manifesta sin dai primi attimi di vita dell’autrice, anche se la diagnosi arriverà solo alcune settimane dopo: la gravidanza infatti non aveva rivelato complicazioni e la prima visita pediatrica aveva rivelato soltanto un “leggero soffio al cuore”. Ma i genitori, che già avevano avuto una figlia prima di lei, avevano notato che qualcosa non andasse. Dopo una visita cardiologica presso uno specialista, arriva la diagnosi: Tronco Arterioso Comune, una rara condizione cardiaca. Se questa malattia viene tuttavia intercettata in tempi relativamente brevi, tutto si complica quando si parla di endometriosi, patologia silenziosa e lancinante sulla quale si è cominciato a indagare soltanto di recente. Per dare un nome al dolore fisico e psicologico che stava provando, Moira dovrà aspettare quasi vent’anni.
Nonostante le sfide e le difficoltà che la vita le ha presentato, l’autrice racconta di aver trascorso un’infanzia felice e una giovinezza spensierata. Tra le sue pagine ci consegna numerosi aneddoti che riguardano la sua vivacità, la creatività e la voglia di non stare mai ferma un secondo, certo consapevole della propria patologia, ma per nulla intenzionata a farsi fermare da essa. Nonostante le preoccupazioni e le accortezze dei genitori, infatti, niente le avrebbe impedito di correre all’aria aperta, di arrampicarsi e lanciarsi dai giochi nel cortile della scuola, di seguire e realizzare i suoi sogni negli studi e nel lavoro.
Non mancano, nelle sue memorie, lunghe parentesi di vita ospedaliera: Moira Rigon racconta infatti di aver subito diversi ricoveri, numerose operazioni risultate in lunghe degenze. Sono queste le occasioni che hanno lasciato impresse sul suo corpo le cicatrici più evidenti. Ognuna di esse, però, vista attraverso lo sguardo luminoso dell’autrice, da difetto estetico si trasforma in ornamento, quasi una medaglia al valore da sfoggiare con orgoglio. Ricorda quasi la tecnica giapponese del kintsugi, dove ogni crepa non è segno di fragilità, ma di una bellezza riscoperta, di una storia da raccontare.
Il tratto forse più significativo di questa autobiografia è la serenità che l’autrice trasmette mentre ricorda i capitoli più dolorosi del suo percorso. Moira Rigon non si limita a sopravvivere, sceglie di fiorire, di amare, di non rinunciare a quelle tappe che per una vita “normale” vengono troppo spesso date per scontate. Per questo, quando sposa l’uomo della sua vita, nonostante alla sua patologia cardiaca si fosse aggiunta da poco la diagnosi definitiva di endometriosi, non rinuncia al desiderio di maternità
, ma sceglie di assecondarlo e perseguirlo nel migliore dei modi. Visite mediche, accorgimenti particolari e una buona dose di determinazione le permetteranno infine di coronare positivamente il suo sogno.
C’è una parola che ricorre spesso nel libro, pronunciata persino da uno dei medici dai quali l’autrice è stata in cura, a colpirci particolarmente: miracolo. Il miracolo è la forza del piccolo cuore danneggiato di Moira appena nata, che lotta con tutte le forze per continuare a battere, sono i medici che riescono a diagnosticare le sue malattie, sono i suoi genitori che la appoggiano e la sostengono, ma è anche la testardaggine con cui Moira si fida del proprio corpo, certa che non la abbandonerà. Per credere nei miracoli e alla loro realizzazione è necessaria anche una grande fede, un’altra delle caratteristiche dell’autrice che emergono fortemente nel libro. La sua è una spiritualità autentica e ricca di gratitudine, il frutto di una introspezione che abbraccia tutti gli ambiti della vita, visibili o invisibili che siano. È così che l’autrice è stata in grado di
materializzare quei miracoli che la vita le ha destinato: l’amore, la realizzazione, la famiglia, i figli.
“Il mio augurio più profondo è che questo libro lo possano leggere tutte quelle persone che, per una qualsiasi ragione, hanno perso la speranza. Auspico che la mia storia le aiuti a ritrovarne almeno un po’. A volte le circostanze della vita ci portano inevitabilmente a pensare che non ci sia più niente da fare per cambiare quello che sembra un destino ormai segnato. Non è così! O meglio, in parte è vero che il nostro destino è già scritto ed è quindi ineluttabile, però non è detto che l’epilogo della nostra storia sia quello così negativo che ci appare in quel dato momento”, conclude l’autrice nella sezione finale del suo libro. Noi, da lettori, ci troviamo immersi in un mare di emozioni che Rigon ha saputo trasformare in un inno gentile alla vita. Con una prosa avvolgente, empatica e densa di sfumature, Moira Rigon incarna la forza travolgente di
una vita che non cede agli ostacoli. “Tutte le cicatrici del mio cuore” ci lascia con un messaggio potente: la vita, con tutte le sue imperfezioni, è un miracolo da celebrare ogni giorno, un dono da accogliere con braccia aperte e cuore grato.
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