I bimbi si fidano più dei robot che degli esseri umani e li preferiscono come insegnanti

10 Giugno 2024 05:00

I bambini tendono a fidarsi più dei robot che degli esseri umani e in genere li preferiscono come insegnanti e confidenti”.
Lo dice uno studio condotto su 111 bimbi tra i 3 e i 6 anni di età.
I risultati, preziosi soprattutto in ambito educativo e scolastico, sono pubblicati sulla rivista Computers in Human Behavior da un gruppo di ricerca internazionale guidato dall’Istituto Reale di Tecnologia a Stoccolma, in Svezia.
Per capire quale fonte di informazioni venga considerata più affidabile dai bambini, i ricercatori hanno mostrato loro dei video in cui sia persone in carne e ossa, sia robot etichettavano degli oggetti con nomi che potevano essere corretti o sbagliati.
Quando sia i robot sia gli umani apparivano ugualmente affidabili, i bambini erano più propensi a rivolgersi ai robot per chiedere nomi di oggetti sconosciuti, accettando le loro risposte come corrette.
I bimbi hanno anche affermato di preferire i robot nel caso in cui avessero dovuto scegliere un insegnante, un amico o un confidente a cui rivelare un segreto.

Perfino gli errori vengono percepiti diversamente: davanti a una persona che sbaglia, i bambini sono più propensi a pensare che lo faccia di proposito, mentre non hanno questo pensiero di fronte a un robot giudicato inaffidabile.
L’esperimento sociale rivela come il rapporto con i robot sia influenzato dall’età dei bambini: quelli più grandi tendono a fidarsi un po’ di più degli umani, ma solo quando i robot si mostrano più inaffidabili.
A parità di affidabilità, invece, vengono preferiti ancora una volta i robot.

“Ma cosa porti i piccoli a scegliere i robot rimane ancora una domanda aperta, molto interessante da studiare”, concludono i ricercatori.

Nao diventa amico dei bambini autistici

Un “social robot” – chiamato “Nao” – è entrato in attività nel centro Early Start di Chiaromonte (Potenza) per offrire un supporto ai genitori dei bambini in età prescolare (fino a sei anni) con diagnosi di autismo o di rischio.
L’introduzione del robot è il frutto di un accordo fra la la fondazione “Stella Maris Mediterraneo”, che gestisce il centro, e la scuola di ingegneria dell’Università della Basilicata. Il robot riceve le istruzioni da un operatore ed “esegue autonomamente le attività”.
“Nao – ha spiegato uno dei suoi “papà”, l’ingegner Francesco Pierri – è un umanoide che ha 25 gradi di libertà che gli consentono di muoversi in maniera simile ad un umano. La semplicità delle sue “espressioni” e i movimenti più codificati risultano più rassicuranti e più facili da interpretare per un bambino con autismo in età prescolare”.

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