Il grande attore Jeff Goldblum tra cinema, Netflix e musica jazz: “Arrangiare i Beatles è quasi un’esperienza mistica”

Jeff Goldblum è l’iconico interprete di film epocali: a seconda dei gusti, La mosca” di David Cronenberg o “Jurassic Park” di Steven Spielberg. Per me Goldblum è piuttosto Michael, il giornalista che una volta è riuscito «a ficcare in una paginetta e mezza un gruppo rock che aveva pure due batteristi!». Dinoccolato, stilosissimo ed eterno Peter Pan nel “Grande Freddo” di Lawrence Kadsdan (uno dei miei film della vita, lo ammetto): quel Michael che, commentando il suicidio dell’amico di gioventù – motivo del ritrovo tra vecchi amici-amanti -sdrammatizza osservando che «in fondo, lui se n’è andato con un Bang! e non con uno Splash!».
La lista di pellicole indimenticabili di Goldblum, o la recente serie “Kaos” su Netflix, sarebbe lunghissima. Jeff è un attore, e una persona, versatile, brillante, dalle mille passioni ed altrettante sorprese. A Firenze lo ha portato l’amore per la musica – si è esibito, con successo, qualche giorno fa al Teatro Niccolini – e da un paio d’anni ha deciso di vivere lì insieme alla moglie, l’ex campionessa olimpionica Emilie Livingston, e ai figli Charlie Ocean e River Joe. Con loro, ogni giorno passeggia per le strade del centro, defilato ma distinguibile grazie alle sue giacche dai colori sgargianti e agli enormi occhiali ottagonali. «Amo la moda, soprattutto amo Firenze: la sua storia, l’arte, il cibo. Ho scoperto il gusto del vero gelato qui in Italia».

Sa che lei è il top degli attori famosi da intervistare per simpatia?
«Sarà perché mia madre era giornalista, mio padre medico e noi quattro fratelli eravamo tutt’altro che silenziosi. I racconti mi piacciono, nutro curiosità nei confronti delle persone. E poi è utile, per un attore. Qui mi trovo benissimo anche per questo motivo, a Firenze la gente mi parla, non tratta gli altri con freddezza».

Allora glielo chiedo subito: che ricordi ha del “Grande Freddo”?
«Kasdan ci rinchiuse per alcuni mesi in una casa a Beaufort, nel sud Carolina, così diventammo tutti amici. La colonna sonora del film è fantastica! Ascoltavamo quel repertorio – Motown, per lo più – tutti i santi giorni, per me era il Paradiso! Sento ancora Glenn Close e mi dispiace aver perso l’amico William Hurt, attore dalle doti meravigliose. Era un uomo molto particolare, un essere davvero speciale».


Sempre belle esperienze sui set?
«Ho sempre lavorato in armonia, con persone intelligenti e corrette. E ne ho pure sposata qualcuna (risate, ndr. Goldblum è stato sposato in prime e in seconde nozze con Patricia Gaul, conosciuta sul set di “Silverado”, e Geena Davis, con cui ha girato due horror, tra cui “La mosca”, e “Le ragazze della terra sono facili”)».

Ha partecipato a un incontro con Wes Anderson a Bologna. Cosa vi lega?
«Una bella amicizia. Girare con lui è un’esperienza di grande libertà creativa. Sono felicissimo dei nostri film, l’energia positiva mi è rimasta addosso. Forse lavoreremo ancora insieme, in futuro. Anzi, ne sono certo».

Con la sua Mildred Snitzer Orchestra ha pubblicato vari album e tiene concerti memorabili, in cui si presenta, a sorpresa, in anticipo e fa cantare il pubblico che sta ancora sedendosi.
«Amo intrattenere, l’attesa è noiosa e poi non vedo l’ora di suonare. A 10 anni ho capito che volevo fare due cose: recitare e suonare il pianoforte. Ho incontrato il Jazz grazie a un insegnante che mi fece “improvvisare”: rimasi folgorato! Ringrazio i miei genitori, che hanno sempre assecondato le nostre aspirazioni, e in particolare mio fratello Rick, morto quand’era molto giovane: era il mio eroe, un punto di riferimento, mi ha trasmesso per primo l’amore per la musica».

Contento dei concerti fiorentini?
«E’ stata un’esperienza stupenda, come suonare in altri locali jazz che hanno fatto la storia, ma vivere a Firenze e potersi esibire in un teatro tanto bello è un valore aggiunto».

Questa intervista finirà in una pagina rock. Le piace?
«Adoro il rock, ricordo di aver trascorso la gioventù ascoltando i Beatles e i Rolling Stones, alcuni brani all’infinito. Però, da jazzista, le rispondo che preferisco i Beatles perché arrangiare le loro canzoni è un’esperienza quasi mistica».

Lei dà l’idea di essere una persona che ama la vita, molto diversa dal suo Zeus in “Kaos”, distruttivo e narcisista.
«Zeus, in questo senso, è attualissimo, tanto che non si capisce bene se sia Giove o, banalmente, l’uomo odierno. Ha più potere di me, ma vive un’esistenza pessima! Da quando ho avuto la fortuna di incontrare mia moglie, io vivo una vita meravigliosa con lei e i bambini. Se poi le elezioni americane dovessero andare bene… (Jeff sostenne la campagna elettorale di Hillary Clinton, ndr). Ma se così non sarà, vorrà dire che resisteremo».
Quanto sarebbe bello, un concerto di Jeff Goldblum a Piacenza…

di Eleonora Bagarotti

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