Ristoranti in casa, Fipe lancia l’allarme: “I cibi serviti sono sicuri?”
24 Febbraio 2017 12:21
La cena è servita, però a casa. Si stanno diffondendo anche in Italia, gli Home Restaurant, evoluzione del fenomeno dei cuochi a domicilio. Appassionati di cucina che mettono a disposizione le proprie doti culinarie per organizzare cene nelle proprie abitazioni, per pochi intimi e a pagamento. I “ristoranti” privati hanno preso piede a Londra nel 2009. A Piacenza le realtà si contano ancora sulle dita di una mano mentre nelle grandi città come Milano e Roma spopolano.
Dopo un lungo periodo di incertezza dal punto di vista fiscale e burocratico, un mese fa è stato approvato un disegno di legge che di fatto regola la gestione di queste attività.
Punto fondamentale della norma è l’uso obbligatorio di piattaforme digitali, attraverso le quali devono passare le prenotazioni dei clienti e i loro pagamenti. Non si possono tenere contatti diretti telefonici o pagare in contanti. Inoltre sono stati posti altri limiti importanti: non più di 500 coperti all’anno per un massimo di proventi pari a 5mila euro annui.
Le abitazioni dovranno possedere agibilità e caratteristiche igieniche. Il gestore dovrà anche procurarsi una copertura assicurativa per i rischi derivanti dall’attività e verso terzi per l’unità abitativa. “Una normativa che non tiene conto di un aspetto fondamentale – spiega Cristian Lertora della Fipe di Piacenza – la sicurezza dei cibi che vengono serviti e manipolati. Nel nuovo disegno di legge mancano indicazioni chiare sulle norme igienico sanitarie da rispettare.
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