“Picchiato in caserma, al processo i carabinieri si presentarono fasciati”

31 Luglio 2020 13:24

“Dopo avermi fermato e portato in caserma i carabinieri della Levante mi hanno picchiato. Ma sono riusciti ad arrestarmi per lesioni e resistenza a pubblico ufficiale e alla fine ho dovuto patteggiare sei mesi e ho pagato 2.500 euro”. Si tratta di un 37enne che parla di una storia vecchia di nove anni. Una vicenda che ebbe gli onori delle cronache. Libertà il 27 settembre del 2011 la raccontò con il titolo “l’addio al celibato finisce con il carcere”. Si raccontava delle intemperanze di un giovane che aveva esagerato con l’alcol per salutare la sua vita da scapolo.

Ma ora il protagonista di quella nottataccia, racconta tutta un’altra verità. “Montella mi tirò giù dalla macchina di forza, mi ammanettò e mi prese a spintoni e calci. Poi in caserma mi riempirono di botte per un quarto d’ora”. Dopo due notte in cella di sicurezza in via Bevorara, il giovane venne processato. “I carabinieri arrivano in tribunale fasciati,sembrava che fossi stato io a picchiarli. Ma non è andata così. Non ho mai denunciato perché avevo paura”. È difeso dall’avvocato Antonino Rossi: “Valuteremo una possibile revisione del processo”. L’avvocato Rossi difende anche il giovane albanese che il 3 aprile del 2020 è stato arrestato perché in casa sua sono stati trovati un chilo e quattrocento grammi di marijuana. E in questo caso il legale non ha dubbi: “Abbiamo presentato una denuncia per abuso d’autorità, minacce aggravate, violenza privata e falso. Il mio assistito è stato picchiato, gli anziani genitori minacciati e tutte le circostanze evidenziate nel verbale di arresto sono inventate”.

 

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