Rinascere col “raku”: il coraggio e l’arte di Fabrizio Schiavi, ceramista di Veggiola
18 Aprile 2022 17:53
Riscoprirsi artigiano, creativo, artista. Gettare il cuore oltre l’ostacolo e cogliere l’occasione per sviluppare davvero il concetto di “decrescita felice”, forse l’unico percorso possibile, oggi, per salvare le nostre anime oltreché i nostri territori e il nostro pianeta. E’ la storia di Fabrizio Schiavi, che a Veggiola, amena frazione in comune di Gropparello incastonata tra le prime colline della Val Riglio, ha rimesso a nuovo, ampliato e attrezzato il suo atelier di lavorazione della ceramica che ora si chiama “La bottega del capriccio artistico”. Estro, gusto e tecnica si combinano alla mitezza e ad un amore per la materia che fanno di Schiavi un personaggio da conoscere. Come le sue creazioni. Che in questi mesi, infatti, da quando ha iniziato a trasformare un hobbismo ormai quasi ventennale in una nuova professione, stanno facendo meritatamente breccia nel cuore di molti, da qualche tempo anche sui social e sul nostro portale CompraPiacenza.it.
“E’ un salto nel buio. Non mi sarei mai tuffato – racconta Schiavi – ma mi hanno spinto da dietro e mi sono ritrovato in acqua. Mi sono aggrappato alla passione, ciò che dà la forza per superare qualunque inciampo”. Schiavi dice che chi ha fantasia non riesce a soffocarla. Per fortuna. “Odio la serialità e vivo le commissioni come una violenza quando non si crea comunione di intenti”. Cosa, in realtà, accaduta sin dalla prima vendita: “sei vasetti combinabili come tessere di un puzzle per altrettante amiche che volevano legarsi in un medesimo regalo. Adoro realizzare oggetti spiritosi, che raccontino qualcosa. Mi piace sperimentare senza vincoli, risvegliando la passione per il disegno che mi accompagna fin da bambino”.
La terracotta, un mondo. Schiavi padroneggia diverse tecniche, dal bucchero alle terre sigillate alla maiolica ma la sua specialità è il “raku” in due cotture, che gli consente di fare sempre nuovi esperimenti con risultati deliziosi, dal “craquelé” di crepe all’uso di piume e crine o granelli di zucchero per generare motivi e impronte suggestive alla pietra di agata che liscia dona lucentezza.
Sulla lavagnetta nell’atelier si alternano frasi ispiranti. Van Gogh, ad esempio: “faccio sempre ciò che non so fare per imparare come va fatto”. Corsi e formazione sono uno degli obbiettivi imminenti di Fabrizio: “trasmettere saperi e permettere agli altri di creare qualcosa con le proprie mani è un’emozione impagabile”
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