Come prevedere la diffusione del Covid? “Monitorando le acque reflue delle città”

27 Aprile 2022 14:00

I dati ottenuti da circa quattromila campioni di acque reflue urbane prelevati in tutta Italia “rispecchiano i dati clinici” e mostrano “due ondate osservate nel periodo di sei mesi: una più grande con un picco a gennaio e una più piccola a marzo”.
In particolare, “a marzo 2022, è stata segnalata una nuova ondata, ma meno significativa della precedente, andata di pari passo a un nuovo aumento dei contagi, forse associato alla variante Omicron”.
A raccontare l’evolversi dell’epidemia Covid sono i dati del Sistema nazionale di sorveglianza ambientale del Sars-CoV-2, coordinato dall’Istituto superiore di sanità.
Il sistema è attivo da ottobre 2021, vede coinvolte 19 Regioni e Province Autonome e circa 40 laboratori che monitorano oltre 150 impianti di depurazione in tutta Italia. Finora sono stati analizzati 3.797 campioni di acque reflue e l’84,6% ha mostrato la presenza di Rna del SARS-CoV-2.
La presenza è stata bassa, ma in graduale aumento, dall’inizio di ottobre fino a metà dicembre. Nell’ultima settimana di dicembre è stato osservato un forte aumento, protrattosi fino a metà gennaio.
Successivamente, sono diminuite fino a fine febbraio quando è stato documentato un nuovo aumento (moderato rispetto al precedente), che ha raggiunto il picco alla fine di marzo. Infine, si è assistito a una diminuzione nell’ultima settimana di marzo.
“I dati – spiega l’Iss – hanno mostrato variazioni significative nell’arco dei primi 6 mesi di sorveglianza, mostrando due picchi caratterizzati da notevole e rapida crescita, uno maggiore a gennaio e uno minore a marzo, in corrispondenza delle due ondate di diffusione della variante Omicron documentate negli stessi mesi, confermando la capacità del monitoraggio sulle acque reflue di descrivere l’evoluzione dell’epidemia”.

IL CASO MILANO
Una ricerca, condotta dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs e dall’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con Regione Lombardia, e appena pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Jama, ha evidenziato che l’analisi delle acque reflue è uno strumento in grado di offrire una fotografia molto più accurata sulla reale diffusione del virus.
Attraverso i reflui urbani è infatti possibile intercettare anche la popolazione positiva asintomatica che sfugge agli indicatori epidemiologici tradizionalmente usati per la sorveglianza del Covid: nuovi positivi e ospedalizzazioni al giorno.
Lo confermano i dati del Comune di Milano, che mostrano come la carica virale nelle acque reflue, raccolte ed esaminate con il supporto tecnico-logistico del gestore del servizio idrico MM, a novembre 2021 sia stata simile a quanto rilevato a novembre 2020, nonostante il numero di positivi e ospedalizzati dell’autunno 2021 fosse di gran lunga inferiore a quanto osservato un anno prima.
Il monitoraggio del SARS-CoV-2 nelle acque reflue può assumere un ruolo centrale anche se non esaustivo, poiché fornisce una misura obiettiva della circolazione del virus nel complesso della popolazione, pur non essendo in grado di segmentarne la diffusione in termini demografici.
Le analisi sono state condotte grazie ad una metodologia in grado di misurare la concentrazione del virus messa a punto presso l’Università Statale di Milano, sotto la guida di Elena Pariani e Sandro Binda, nel laboratorio di riferimento regionale per la sorveglianza di SARS-CoV-2 e presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, nel Laboratorio di Tossicologia della Nutrizione. Fin dall’inizio della pandemia di Covid si è osservato, infatti, che le persone infette possono espellere il virus con le feci, anche se non hanno sintomi.

“Questo – spiega Sara Castiglioni, a capo dell’Unità di Biomarkers ambientali del Mario Negri – ha aperto la strada al monitoraggio della presenza del virus, seguendo un approccio chiamato “epidemiologia delle acque reflue”, come strumento che può svelare tempestivamente la situazione epidemiologica nell’area servita dall’acquedotto analizzato”.
“La messa in campo di questo nuovo approccio alla sorveglianza – aggiunge Laura Pellegrinelli ricercatrice l’Università Statale di Milano – ci permette di avere un vantaggio sul virus, prevedendone la circolazione massiccia con ben due settimane di anticipo ed eventualmente intercettando l’introduzione di nuove varianti. L’epidemiologia delle acque reflue apre nuove opportunità per la sorveglianza di future epidemie.”
La metodologia elaborata, descritta in diversi lavori scientifici durante il 2021, è stata applicata a livello regionale e ha permesso di monitorare la diffusione del virus nelle principali città lombarde, anche grazie alla Rete Lombarda di sorveglianza epidemiologica dei reflui urbani.

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