CRV – Iniziato l’esame del Pdl regionale sugli Ambiti Territoriali Sociali
26 Marzo 2024 19:00
Il Consiglio regionale del Veneto, nel corso della seduta odierna, ha iniziato l’esame del progetto di legge di iniziativa della Giunta n. 200 “Assetto organizzativo e pianificatorio degli interventi e servizi sociali”, relatore per l’Aula la presidente della Quinta commissione Sonia Brescacin (Lega-LV), correlatore la consigliera del Partito Democratico Chiara Luisetto.
In sintesi, la legge è volta a riconoscere gli Ambiti Territoriali Sociali, i cd. ATS, quali fulcro di programmazione, pianificazione, coordinamento e gestione della funzione socioassistenziale della Regione del Veneto, nonché contesto di riferimento per la realizzazione dei Livelli essenziali delle prestazioni sociali, i cd. LEPS, ovvero il complesso degli interventi assicurati con carattere di universalità su tutto il territorio nazionale per garantire qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione, prevenzione, eliminazione o riduzione delle condizioni di svantaggio e di vulnerabilità, che hanno trovato, a partire dai primi anni duemila, inquadramento legislativo nazionale e successivamente europeo, in particolare con il Piano Next Generation EU declinato nel Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza, il cd. PNRR, approvato dal Consiglio dell’Unione europea il 13 luglio 2021. “La Regione del Veneto era già intervenuta su questo tema negli ultimi anni – ha ricordato Brescacin – con l’introduzione nel 2016 della misura sperimentale nazionale di contrasto alla povertà, il SIA: a questo scopo, il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali aveva chiesto alle Regioni di individuare gli Ambiti territoriali (ex art. 8 della Legge n. 328/2000) per attivare un dialogo diretto con il livello locale, finalizzato all’erogazione di nuove risorse per la realizzazione dei primi LEPS. La Regione, nel 2016, aveva ottemperato a tale richiesta, indicando i 21 ATS corrispondenti ai territori afferenti alle 21 ex Aziende Ulss, esistenti anteriormente alla L.R. n. 19/2016 recante “Istituzione dell’ente di governance della sanità regionale veneta denominato “Azienda Zero”. Disposizioni per la individuazione dei nuovi ambiti territoriali delle Aziende Ulss”. Sono nati così nella Regione del Veneto gli ATS, ma limitatamente all’area della povertà, che in quel momento era l’unica interessata da ingenti risorse. La situazione ora si è evoluta ulteriormente: la gestione associata degli ATS rappresenta infatti anche condizione per accedere a finanziamenti europei, nazionali e regionali, molti dei quali strutturali e non più solo legati all’area della povertà; inoltre, l’ATS rappresenta l’unità di rilevazione del Sistema Informativo dell’Offerta dei Servizi Sociali (SIOSS), istituito dall’articolo 24 del D.lgs. n. 147/2017 e disciplinato dal D.M. n. 103/2019 del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che permette di rilevare ed eventualmente intervenire sull’eterogeneità territoriale. Si tratta dunque di un percorso che riguarda lo sviluppo dell’intero sistema integrato degli interventi e servizi sociali e che la Regione del Veneto intende accompagnare poiché rappresenta un’importante opportunità”. La Regione, con il via libera alla riforma, mira, partendo dall’istituzione formale in Veneto di 24 ATS, ad avviare un processo graduale, della durata di due anni, destinato a rafforzare la gestione associata da parte dei comuni, che ne sono titolari, della funzione socioassistenziale nelle forme con personalità giuridica previste dal D. Lgs. n. 267/2000 – il Testo unico degli enti locali – forme che consentiranno ai comuni stessi di dotarsi di pianta organica, autonomia di bilancio e contrattuale, garantendo quindi assetti funzionali ad azioni amministrative, contabili e operative.
La consigliera Luisetto, nel corso della correlazione, è intervenuta per sottoporre all’attenzione dell’Aula alcuni degli elementi problematici della proposta legislativa, partendo dall’origine degli Ambiti, legata alla L. n. 328/2000: “Sono passati 24 anni dall’entrata in vigore della legge 328, il Veneto non ha mai dato applicazione a quella disciplina legislativa, tranne il colpo battuto nel 2016, mentre le regioni a noi vicine avevano in certi casi anticipato la stessa disciplina nazionale”; durante il proprio intervento, Luisetto ha posto inoltre in evidenza la mancata riforma delle Ipab, la strategia di fondo dettata più dalla necessità di non perdere finanziamenti che dalla volontà di riformare il sistema, la disomogeneità del dimensionamento territoriale degli Ambiti (citando il caso di Treviso “Se il Decreto Ministeriale di riferimento fissa a 100mila abitanti la dimensione ottimale dell’ambito, quello di Treviso conta oltre 400mila abitanti”), la forma giuridica scelta con la preferenza accordata all’Azienda Speciale consortile di cui agli articoli 31 (Consorzi) e 114 comma 1 (Aziende Speciali) del Testo unico degli enti locali, i dubbi sulla condizione dei lavoratori, con particolare riguardo alla condizione degli assistenti sociali e al dialogo con il sindacato, e sul ruolo dei privati in fase di programmazione. Gli elementi di criticità evidenziati in fase di correlazione sono stati a più riprese sottolineati anche dalle capogruppo Vanessa Camani (Pd) che ha evidenziato “La fragilità dell’impianto di questa proposta di legge, una legge ordinaria, con la quale vengono proposti solo alcuni elementi rilevanti dello strumento ATS, non una riforma di quei servizi sociali e socioassistenziali che invece le emergenze oggi ci richiederebbero”; Elena Ostanel (il Veneto che Vogliamo), che ha posto l’attenzione, tra l’altro, sulla condizione dei lavoratori e sui rischi di privatizzazione legati alla forma giuridica dell’azienda speciale; ed Erika Baldin (Movimento 5 Stelle), che ha sottolineato in maniera critica il centralismo regionale sotteso dalla riforma e il ruolo del direttore dell’ATS, scelto da un elenco regionale di idonei secondo modalità disciplinate dalla Giunta regionale. Il portavoce dell’opposizione Arturo Lorenzoni, nel rimarcare gli elementi di debolezza dell’impianto normativo, a partire dalla modestia delle risorse economiche messe a disposizione per la realizzazione degli Ambiti e dalla nomina del direttore dell’ATS, che andrebbe lasciato ai sindaci. Anche le vicepresidenti del Consiglio Veneto Francesca Zottis (Pd) e della Quinta commissione Anna Maria Bigon (Pd) hanno sottolineato gli elementi di debolezza del progetto legislativo, mentre il consigliere del gruppo misto Stefano Valdegamberi “Il Veneto è arrivato dopo le altre regioni perché il sistema era già evoluto, presentava già l’integrazione tra sanità e sociale, era già più avanzato rispetto alle altre regioni: il Veneto arriva dopo perché è stato precursore, non ritardatario. Rimangono alcune perplessità a livello di gestione e il timore di sovrapporre nuove strutture alle esistenti”.
La capogruppo di Forza Italia Elisa Venturini ha auspicato che i sindaci e il personale coinvolto nella costituzione degli ATS siano “Formati e accompagnati lungo questo percorso, così come auspicato anche da Anci Veneto, che ha sottolineato la necessità di garantire uniformità delle azioni da intraprendere, riconoscendo il ruolo di Sindaci, conoscitori del territorio e delle sue problematiche”, mentre il capogruppo di Fratelli d’Italia Enoch Soranzo ha auspicato il potenziamento del sistema stante le difficoltà assunzionali del recente passato, e un approfondimento sulla forma giuridica dell’Ambito.
“Si tratta di una delle principali leggi che questo Consiglio e questa legislatura si trovano ad affrontare – ha affermato in apertura del proprio intervento l’assessore Manuela Lanzarin – per la ricaduta sul territorio e per il tentativo di ridisegnare l’assetto territoriale delle politiche sociali. Il Veneto non arriva tardi all’appuntamento con la riforma perché il Veneto aveva fatto la scelta dell’integrazione sociosanitaria: non c’è assolutamente volontà di smantellare il sistema sociosanitario basato sull’integrazione tra le parti sociale, sanitaria e sociosanitaria; ci sarà molto lavoro da fare, ma sicuramente c’è l’intenzione di continuare lungo questo percorso. Il Veneto ha poi iniziato un confronto a partire dal 2018 a contatto con il territorio, con un provvedimento che ha portato al recepimento di alcune indicazioni giunte ‘dal basso’, tra tutte: la questione del dimensionamento, che ha portato al passaggio dai 21 Distretti ai 24 ATS, con la proposta di aggiungere un ambito in più per Verona e due per Padova. Inoltre, scelta di pervenire a un’organizzazione dotata di personalità giuridica, preferibilmente l’azienda speciale consortile, non rappresenta un obbligo, e ciò avviene nel rispetto dell’autonomia dei comuni, e si vuole evitare allo stesso tempo la privatizzazione delle politiche sociali”.
Con la chiusura della discussione generale in merito al Pdl n. 200, i lavori d’Aula sono stati sospesi per consentire alla Quinta commissione di esaminare la manovra emendativa.
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