Casa in Emilia e albergo in Piemonte, la beffa del Covid per il ristoratore

10 Novembre 2020 16:46

Da Piacenza si fa prima ad andare sulle Dolomiti che arrivare qui. Due ore e venti di auto – con il ponte di Lenzino crollato – e si raggiunge Capanne di Cosola, un luogo tanto splendido quanto remoto. Qui, a 1.500 metri di altitudine, il Covid, pur non essendo mai arrivato, si fa beffe di una famiglia di ristoratori e albergatori. Già, perché qui il confine tra Emilia-Romagna e Piemonte taglia in due le dieci case della frazione che per metà è in comune di Cabella Ligure (provincia di Alessandria) e per l’altra metà di Zerba (provincia di Piacenza). La famiglia Callegari – Paolo, 37 anni, sposato e con due figli e il padre Fausto, 68, da cui ha rilevato l’attività – abita esattamente sul confine. Già abituata a pagare le tasse al Piemonte per l’albergo e, un metro più in là, all’Emilia-Romagna per l’abitazione, oggi si trova con l’albergo in zona rossa e l’abitazione in zona gialla. Uno scherzo del Covid. Se fosse stato il contrario avrebbe potuto proseguire l’attività. Così i Callegari sono stati costretti a chiudere e a dichiarare le ferie.

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