“Riflessi. Da scene di vita comune, quasi un giallo”, un’elegante raccolta di pensieri filosofici
29 Marzo 2024 16:20
Luca Boero, autore di “Riflessi. Da scene di vita comune, quasi un giallo”, nasce a Genova nel 1960 e, dopo molti anni come programmatore passati a scrivere in codici comprensibili soltanto dalle macchine, si dedica per la prima volta alla stesura di un’opera letteraria, trovandosi a battere su quella stessa tastiera che ha sempre usato per codificare ma stavolta con l’intento di portare a compimento il suo romanzo d’esordio, pubblicato dal Gruppo Albatros Il Filo.
Il risultato del suo tentativo, cristallizzato tra le pagine di “Riflessi”, è un’opera esistenzialista, riflessiva e indagatrice, contemporaneamente filosofica e poetica. L’osservazione dell’umanità all’interno del contesto sociale odierno e nella sua quotidianità è al centro dell’analisi filosofica dell’autore che, nel corso della sua opera, scava a fondo nei concetti su cui riflette con sguardo acuto e pronto a cogliere i dettagli nascosti e, contemporaneamente, con il linguaggio ritmato tipico della poesia e che di tanto in tanto si concede anche una rima, sembra volare al di sopra anche delle astrazioni di pensiero che evoca: una voce narrante allo stesso tempo immersa e sospesa sopra l’oceano di idee che Luca Boero ordina ed enuncia con chiarezza, leggerezza di toni e accuratezza di pensiero, senza mai lasciarsi trasportare dalla corrente ma imbrigliandola con le sue parole per indirizzarla allo scopo ben preciso di condurre i suoi lettori in un percorso di comprensione della realtà.
“Riflessi” non è la semplice trascrizione di concetti e riflessioni filosofiche, ma mette in scena una trama che dai toni risulta, come suggerisce il sottotitolo, “quasi un giallo”. Nasce dall’improvvisa esigenza di Luca Boero di dare una forma narrativa al suo pensiero, attribuito e manifestato dai personaggi della storia che procede con toni surreali nella descrizione di una particolare indagine, che svolge la funzione di metafora e apre alla riflessione politica e religiosa sulla società odierna.
“Ma ancora oggi tutto scivola via dalle mani troppo piccole. Incapaci di trattenere. Ogni nuovo uomo nasce sempre troppo lontano dal passato e da tutta la fatica sudata da chi l’ha preceduto. Solo in parte gli appartiene, è dentro di lui. E in parte no, e ogni volta si perde un pezzo per strada e si ricomincia da capo”, spiega l’autore nel capitolo “Oh my God!” e ispirato al quasi omonimo brano dei Police (O my God), di cui cita poi il testo: “Qualcosa di più gli sarà concesso ma poi, idem. Vedranno di più e si renderanno conto di non sapere. Per tutti sempre ci sarà un fulmine che non potrà essere compreso se non come un dio. Ancora facce da Neanderthal ogni volta vestiti di fantascienza. Sempre con un pezzo di clava in mano che non si vuole staccare del tutto. E spesso non basta. No. Vorremmo di più, pretendiamo di più. Segnali evidenti e nuovi altrimenti restiamo ibernati davanti al fulmine. E diamo sempre lo stesso nome all’ignoto”.
Luca Boero pone la sua lente di ingrandimento sugli aspetti basilari e concettuali dell’essere umano, la sua costante tensione verso l’ignoto e la ciclicità del suo ignorare, tentare di spiegare e pensare di sapere, per poi tornare all’origine del suo pensiero e alla consapevolezza di non sapere.
“E cerchiamo e aspettiamo continuamente segni. E arrivano, se stiamo attenti con i canali giusti ben aperti arrivano. Loro arrivano e noi non siamo ancora pronti, lontani e incapaci di accogliere e comprendere. Ma la colpa non è mai del tutto nostra. Mai.”
I riferimenti musicali presenti in tutta l’opera dimostrano la passione dell’autore per la musica classica e anni ‘60 e’70, da Bach e Giuseppe Verdi ai Police, i Beatles, Lou Reed: due universi, quello della narrativa e quello della musica, che Luca Boero integra tra le pagine di “Riflessi” creando un connubio che dona armonia e risonanza alla sua opera, un gioco di assonanze tra parole e testi, scrittura e melodie che si mischiano per donare una nuova profondità al racconto. I ringraziamenti sono dedicati proprio a chi ha scritto parole grazie a cui, ogni giorno, l’autore si domanda “Who can I be now?” (David Bowie), aspettandosi sempre che sia “Just a perfect day”(Lou Reed), rimanendo sempre presente a se stesso, consapevole che “in the end the love you take is equal to the love you make” (Beatles -The End): nel primo capitolo, intitolato “Preludio in Do Maggiore, Allegro ma non troppo” (citando a Bach), spiega a questo proposito che si debba avere fiducia, perché alla fine tutto torna indietro, dal momento che viviamo in un universo dove la somma di tutta l’energia positiva e negativa è uguale a zero: “L’hanno calcolata, in quattro e quattro otto hanno fatto il conto. Un po’ di somme e sottrazioni ed ecco fatto, un gioco da ragazzi. Zero”. Questo significa, secondo il pensiero dell’autore, incarnato da uno dei suoi personaggi, che ciò che hai da offrire è la misura di ciò che riceverai in ritorno. Un romanzo riflessivo, contemplativo, sempre in bilico tra la realtà e l’onirico, dedicato a chiunque voglia andare oltre a ciò che si cela semplicemente allo sguardo e invece sogni abbandonarsi alla fantasia e al pensiero che “Riflessi” è capace di stimolare anche grazie a una delle tipiche caratteristiche della filosofia, di cui l’autore si è avvalso: quella di non fornire risposte univoche e incontrovertibili, ma di porre domande senza voler raggiungere necessariamente la soluzione, ma con l’intento di fornire uno spunto per un’indagine autonoma alla ricerca di una propria risposta.
Il respiro della narrazione è calmo, rilassato, analitico ma sognante, si prende il suo tempo per osservare e descrivere la surreale realtà in cui fantasia, concetti e metafore sembrano continuamente mescolarsi e districarsi nel loro costante divenire, sempre cadenzato dal ritmo impartito dal raffinato stile di Luca Boero, la cui penna scivola con naturale leggerezza sulla pagina e stimola il lettore a seguirne il tratto sinuoso e armonico del suo procedere. Invita il lettore a una riflessione contemplativa e distaccata dagli schemi formali di giudizio e pregiudizio: un’analisi approfondita ma spontanea da affrontare con serena e giocosa astrazione piuttosto che con uno schematico studio logico di cause ed effetti. La melodia creata dall’intreccio di musica e narrativa che permea “Riflessi” accompagna serenamente la lettura e le frasi evocate da Luca Boero, pizzicate dalla sua penna come fosse un plettro o un arco, suonano armoniose come le note di una chitarra o di un violino. Invita a proseguire lungo la trama nel suo vortice sospeso che continua a indagare filosoficamente la realtà, scavandone la superficie, ma rimanendo separato da essa tramite il velo onirico che avvolge il lettore come una rete mentre si immerge nella narrazione, che non cela al suo sguardo la realtà circostante ma ne sfuma i confini, rendendo le immagini surreali e meno identificabili. Così l’autore stimola i suoi lettori a oltrepassare i confini e i bordi dell’immaginario che offre per poterne cogliere il più profondo concetto in autonomia.
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