“Un pugno di niente”, un romanzo che esplora le due facce dell’esistenza, tra essere e avere
10 Maggio 2024 08:57
Essere e avere: due verbi contrapposti, due facce della stessa medaglia, due scelte di vita agli antipodi. Cosa scegliere, allora, a quale ambire? Cosa significa “essere”, e cosa comporta “avere”? Non si tratta di mera grammatica, ma di una scelta di vita che definisce il nostro rapporto con il mondo e con noi stessi. Dopo una vita trascorsa ciascuno a rincorrere il proprio ideale, i protagonisti del libro “Un pugno di niente” sono chiamati a confrontarsi con le proprie scelte fondamentali, che determineranno il percorso della propria esistenza e le daranno un nuovo significato.
“Un pugno di niente” è il romanzo d’esordio di Adriana Tipaldi, pubblicato per il
Gruppo Albatros il Filo. L’autrice, docente votata non soltanto all’insegnamento delle materie scolastiche, ma anche e soprattutto alla trasmissione dei valori edificanti della vita, ci consegna un romanzo che esplora le debolezze e le virtù dell’animo umano. Tutto ha inizio una sera qualsiasi, nella casa di una famiglia qualsiasi: ma nulla, al mattino seguente, sarà più come prima. Una serie di flashback proveranno a spiegare quanto accaduto fino a quel momento, in un intreccio vorticoso e carico di colpi di scena.
“Gli individui che mirano all’essere tendono a costruire sé stessi, il loro è un continuo dare, essere disponibili, crescere. Ogni giorno può essere un’invenzione e si ha la sicurezza che ci sia un futuro. Gli individui che invece mirano all’avere desiderano possedere ad ogni costo: cose, persone, denaro”, così Tipaldi definisce queste due categorie di persone ai microfoni di Se Scrivendo, il salotto letterario targato CaosFilm
. Uno dei protagonisti del suo libro, Roberto, è un uomo spietato, attento solamente a
realizzare il proprio tornaconto, non importa a quali condizioni. La sua è un’idea ossessiva e distorta di grandezza, volta a mascherare persino a sé stesso la miseria della propria condizione. Mara, sua moglie, è esattamente l’opposto: una donna creativa, generosa e sempre pronta ad aiutare l’altro. Pur consapevole dei limiti e dei difetti dell’uomo si illude di poterlo aiutare, addirittura cambiare, migliorare. Ma lui non è in grado di accogliere il cambiamento, al contrario: risulta insensibile a qualsiasi manifestazione del bello, del buono, dell’arte, inaridito nel profondo dell’anima.
La vicenda segue anche i due figli della coppia, due adolescenti alle prese con le difficoltà della vita di ogni giorno. La scuola è il luogo in cui trascorrono la maggior parte del tempo ed è proprio lì che si trovano ad affrontare le difficoltà maggiori, una serie di sfide che li catapultano nel mondo degli adulti. È un mondo che l’autrice ha conosciuto bene, grazie alla sua esperienza lavorativa, e del quale è in grado di intercettare i punti di forza, le debolezze, le virtù e le corruzioni. Allo stesso modo non mancano i riferimenti colti ai grandi autori del passato, che ricorrono tra le sue pagine in sapienti interventi.
La prosa di Adriana Tipaldi è profondamente emotiva e coinvolgente: attraverso le sue parole si intravede l’anima dei personaggi, che si manifesta soprattutto nei pensieri e nei gesti agiti in gran segreto. Il personaggio di Roberto, infatti, manifesta tutta la sua abiezione nella propria doppiezza, nel modo in cui si fa grande e minaccioso con i deboli, ma infimo e strisciante con i grandi. Il suo obiettivo è di attirare l’attenzione
di chi può garantirgli il successo, non importa a quale costo e quante persone dovrà sacrificare per raggiungere i suoi scopi. Ci saranno momenti in cui si troverà a dover
fare i conti con la legge, trovandosi nei guai, ma anche in queste circostanze riuscirà a venirne fuori illeso. La narrazione del suo passato risulta particolarmente efficace nella sua concretezza, che rende tutto verosimile e aderente alla realtà. Potremmo dire che Roberto sia quasi un archetipo dell’arrivismo, una figura che, nelle sue diverse declinazioni, potrà essere riconosciuta anche dai lettori nella propria esperienza personale.
Di pari passo con le tematiche umane, si muove anche un altro grande argomento: quello del rispetto per gli animali e dell’ambiente che ci circonda. Appassionata animalista, l’autrice inserisce questo appello nel suo libro per ricordare la perfetta
connessione dell’uomo con il Creato, che tuttavia va piano piano perdendosi nel tempo, a causa dell’avidità e della malvagità degli uomini: “…sentiva nel profondo del suo animo che i reati perpetrati a danno degli animali sono i peggiori perché non solo era mosso da un profondo amore nei loro confronti, ma anche da un inderogabile senso di rispetto e di giustizia per tutte le creature viventi sul pianeta del quale l’uomo si sente il padrone indiscusso, anche se non fa molto per meritarsi tale qualifica. Se davvero noi siamo gli esseri più intelligenti del pianeta, è nostro dovere esserne i custodi con tutti i mezzi possibili, e invece che cosa abbiamo fatto?”, spiega infatti uno dei personaggi durante un momento di riflessione. Roberto, al contrario, non è affatto sfiorato da questo sentimento di cura. Lo dimostrano il suo modo di agire nei confronti del gatto domestico della moglie, ma anche i traffici ai quali finirà per partecipare, totalmente privo di scrupoli.
È l’esperienza di vita di Mara quella che invece deve destare, nelle intenzioni dell’autrice, un senso di affezione e di vicinanza, come un modello al quale tendere. La generosità delle sue parole e gli atti di cura spontanei non mancano mai, per questo forse ci si domanda in che modo abbia potuto scegliere di trascorrere la propria vita con un uomo così tanto diverso da lei. Per qualcuno la risposta potrà essere la sua
luminosa ingenuità, per qualcun altro sarà invece una grande dimostrazione di
bontà e purezza d’animo, volenterosa di aiutare anche il caso più disperato. Ma i soprusi da lei subiti, forse, saranno destinati ad avere una fine: sarà necessario un atto di consapevolezza e di forza d’animo, affinché si accorga lucidamente del rischio che sta correndo: perdere sé stessa. Soltanto a quel punto, forse, riuscirà a
voltare pagina.
“Un pugno di niente” è una scossa emotiva che lascia il lettore al tempo stesso spiazzato e commosso. L’opera scava profondamente nelle contraddizioni della natura umana, offrendo uno specchio in cui riflettersi e nel quale scorgere i propri limiti e punti di forza. Con la sua scrittura avvincente e carica di significati, Tipaldi si dimostra una guida sapiente e generosa: il dolore, ben presente tra le sue pagine, non lascia mai lo spazio a uno sconforto irrisolvibile, al contrario, è sempre animato da una forte speranza, dalla certezza che la vita potrà essere migliore. Così, al culmine della narrazione, l’autrice ci consegna un messaggio di speranza e di rinascita, un invito a guardare oltre le apparenze e a cercare la vera ricchezza dentro di noi. Perché alla fine ciò che conta veramente non è ciò che si ha, ma ciò che si è capaci di essere. Forse, come suggerisce il titolo, imparare a dire basta al momento giusto può rivelarsi il colpo più potente per liberarsi da un destino di rinunce e scorgere l’alba di una nuova esistenza. Il messaggio di Adriana Tipaldi è chiaro: chi cerca l’essenza della vita, troverà un tesoro inestimabile nel cuore, mentre chi persegue l’avidità e il potere si troverà con in mano solo un pugno di niente.
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