“Carme tra gli anelli”, una raccolta di poesie come specchio della vita e dell’anima
27 Giugno 2024 16:02
Contando i suoi anelli, è possibile indovinare con giusta precisione l’età di un albero. Ciascuno di essi ha una forma lievemente diversa dagli altri, per via delle intemperie e degli eventi che hanno segnato la sua lunga vita, ma è proprio questa la caratteristica che rende ciascun albero unico e irripetibile.
Ogni anello racchiude una storia, una sfida superata, periodi di abbondanza e momenti di difficoltà. L’autore Dario Panozzo raccoglie questa immagine e la traduce in poesia: la sua nuova silloge “Carme tra gli anelli”, pubblicata per il Gruppo Albatros il Filo, invita il lettore a percorrere un viaggio attraverso le diverse fasi della sua esperienza poetica, proprio come se stesse esaminando gli anelli di un tronco per comprendere meglio la storia dell’albero.
“Carme tra gli anelli” è una raccolta poetica che riflette sull’identità e sulla memoria, sulle dinamiche complesse dell’amore e della perdita, sfiorando le contraddizioni e le bellezze della vita quotidiana. La poesia di Panozzo si fa strumento di indagine profonda, capace di catturare con parole precise e suggestive le sfumature più intime dell’anima. L’autore padovano è una figura poliedrica che coniuga il mondo tecnologico con la sensibilità poetica: coordinatore IT in un’azienda multinazionale, Panozzo ha saputo coltivare accanto alla sua professione una profonda passione per la letteratura, culminata nella pubblicazione della sua prima raccolta poetica, “Quattro mano sulle ruote”. “Carme tra gli anelli” rappresenta la sua seconda opera, attraverso la quale consolida la propria voce poetica e coniuga esperienze di vita concrete con profonde riflessioni che trascendono il quotidiano.
L’opera è suddivisa in cinque sezioni, ciascuna relativa a un diverso periodo di tempo. La prima raccoglie i componimenti meno recenti, fino al 2014, mentre l’ultima si concentra sul 2022, l’anno che ha preceduto la pubblicazione del libro. Ciascuna di esse rappresenta la tappa di un percorso di crescita e comprensione, in cui ogni poesia rappresenta un tassello fondamentale del mosaico complessivo: intravediamo la crescita artistica e personale di Panozzo, alcuni dei momenti centrali non soltanto della sua esperienza intima, ma anche collettiva (si veda, a tal proposito, nella terza sezione il componimento dedicato al periodo Covid-19).
“Carme tra gli anelli”, spiega l’autore nella breve nota iniziale, affronta un’ampia
varietà di temi: “Dall’adolescenza si arriva alla maturità, passando per la bellezza della natura, le esperienze di vita e il loro carico di sentimenti che mal si addomesticano con i miei interrogativi. Domande che si intuiscono già nei titoli delle singole poesie. Un punto di vista privilegiato, dal quale chiedo conto dell’esistenza, del mio io interiore, ma anche della luce e delle tenebre che vanno oltre al mio vissuto”. Vediamo l’evoluzione da un linguaggio più acerbo alla maturità delle ultime sezioni, senza però mai perdere la bellezza delle immagini, la scintilla spontanea che caratterizza le sue poesie.
Già il componimento “Aspettando nell’oscurità”, tratto dalla prima sezione, mostra i primi semi dello slancio intimista dell’autore: “Forse dovrei avere il buio come alleato / che nasconda le visibili paure / che freni la voce tremula / Cosa mi può regalare / questa assenza di luce / Forse un’occasione in più / un motivo diverso per sperare […] Quanto fiato si spreca per non dirsi ciò che già sappiamo / Forse non si vuole ferire ciò che in realtà / abbiamo già spezzato / La luce ritorna, incrocio il suo sguardo / sarà un ricordo triste di una notte / dove brillava solo una luce”. Il tono pacato e disteso, quasi sussurrato, esprime con intensità il tema dell’attesa in un’ambientazione notturna, dove la luce del poeta sembra essere l’unica ancora accesa, inghiottita dalle tenebre. È un momento di incertezza e solitudine, ma anche di attesa per un cambiamento imminente. La speranza è quella luce che ritorna, l’amore della gioventù in cui riporre tutto sé stesso, in una malinconia dolce della quale, in fondo, si ha un po’ di nostalgia.
La poesia “Molesta”, scritta nel 2019, quasi ribalta la visione della donna che abbiamo assaporato nella prima sezione. I primi versi “Ubriaca e molesta appari/parlando sopra le righe” sembrano riprendere e tradurre in termini moderni il sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare” dell’Alighieri, ma la protagonista di Panozzo indossa maschere diverse rispetto alla candida apparenza di Beatrice: la sua è una donna sboccata, schietta e diretta, intorpidita dal proprio personale modo di rinunciare al dolore. Il desiderio dell’autore è qui di “arrotolare il tempo” per conoscerla prima, “tanti bicchieri fa”, quando avrebbero potuto entrare davvero in connessione, conoscersi, senza innalzare gli scudi dell’ebbrezza attraverso i quali è più semplice parlare, senza comunicare realmente.
La sezione composta nel 2020 è pervasa dall’angoscia, da un senso di profonda precarietà della vita. Le poesie diventano odi alla memoria di chi non c’è più, si fanno più concrete e malinconiche, persino arrabbiate. Il motivo è certamente lo stato di precarietà imposto dalla pandemia da Covid-19, che l’autore richiama in maniera esplicita soltanto nell’ultima poesia della sezione, “Solo lacrime/Covid-19”: “Non ci si abitua / Si va oltre / Non si può scegliere / Lo si subisce / Strappati, non persi / Andati, forse morti / È mancato mio padre / Ho perso mia madre / Non ho potuto nemmeno / Lì con loro non c’ero / Solo lacrime che li accompagnano”. Dodici versi strazianti e senza rima che conferiscono al testo un ritmo spezzato e frammentato, per raccontare uno dei temi più dolorosi degli ultimi anni: la perdita delle persone care a causa della pandemia. Panozzo condensa in pochi versi l’essenza di un dramma collettivo, non cercando di offrire consolazione, ma tentando di condividere un dolore, rendendolo personale e universale allo stesso tempo.
Nell’ultima e più recente sezione, risalente al 2022, cogliamo la piena maturazione
del poetare di Panozzo: sono versi meno sognanti, più concreti, certamente frutto delle esperienze vissute fino a quel momento che hanno forse indurito la sua corteccia. Ne sono una chiara dimostrazione gli ultimi versi della poesia “Cosa resta”: “I soldi, il potere, il controllo / È adesso, quel brivido assoluto / Come se potessimo tutto / Al finire del giorno, pochi secondi ci rivelano chi siamo / Come in uno specchio / C’è chi continua / C’è chi smette / C’è chi cambia / Tutti si domandano, cosa resta”. Le parole di Panozzo cercano di restituire il senso a una vita fatta di apparenze, di tappe da raggiungere imposte da qualcun altro, mai da sé stessi. Le potenti immagini naturali contrastano la superficialità e il caos della vita notturna urbana, il ritmo frenetico sembra riflettere il flusso della vita moderna, con rapidi cambi di scenario e sensazioni. Rimane una domanda aperta, pronta a far riflettere il lettore: domanda che rimarrà senza risposta, o ne prevederà più di quante saremo in grado di darne.
“Carme tra gli anelli” è una raccolta che colpisce e sorprende per la sua profondità, per la schiettezza con cui l’autore rompe i formalismi per cercare la propria voce e restituirla ai lettori. Le poesie, pur nella loro varietà di temi e stili, sono unite dal filo conduttore della ricerca di senso, nella contemplazione del tempo non come misura di tutte le cose, ma esperienza soggettiva e variabile. La nuova silloge di Dario Panozzo è breve, ma efficace, un distillato di emozioni ed esperienze dalle quali lasciarsi al tempo stesso travolgere e cullare.
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