250 artisti hanno firmato la petizione contro l’AI “Stop Devaluing Music”
Dopo Hollywood, anche la musica fa guerra all’intelligenza artificiale. Sono 250 gli artisti – compresi grandi nomi della musica mondiale, tra cui i Pearl Jam, Billie Eilish, i R.E.M. e gli Imagine Dragons – che hanno sottoscritto una lettera aperta con la richiesta di regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale generativa, visto il rischio potenziale di mettere a repentaglio la “creatività umana”. La Artist Rights Alliance (ARA) ha, infatti, pubblicato nei giorni scorsi un comunicato, in cui ha annunciato che diversi cantanti della scena musicale internazionale hanno dato il via ad una petizione online, affinché le aziende del settore si impegnino a « non sviluppare o impiegare tecnologie di AI, contenuti o strumenti per generare musica che minano o rimpiazzano l’arte umana dei cantautori e artisti e a non negarci una equa retribuzione per il nostro lavoro ».
La petizione – intitolata “Stop Devaluing Music” – nasce, dunque, con l’intento di dare un freno all’«utilizzo dell’intelligenza artificiale per violare e svalutare i diritti degli artisti umani, dal momento che un suo uso sregolato rischierebbe di sabotare la creatività e indebolire artisti, cantautori, musicisti e detentori dei diritti». Tuttavia, non si tratta di una “guerra” contro l’intelligenza artificiale tout court; come si legge nel comunicato ufficiale: « Non fraintendete: crediamo che, quando usata in modo responsabile, l’AI abbia un enorme potenziale per avanzare la creatività umana e in un modo che abilita lo sviluppo e la crescita di nuove ed esaltanti esperienze per gli appassionati di musica ovunque ».
Il timore che, tuttavia, ha smosso gli animi dei tanti artisti coinvolti in questa iniziativa è il fatto che l’utilizzo di un’AI generativa in questo ambito potrebbe avere impatti catastrofici per «molti musicisti, artisti e cantautori che cercano solo di sbarcare il lunario», in quanto «sostituire il lavoro degli artisti umani con enormi quantità di “suoni” e “immagini” creati dall’intelligenza artificiale diluiscono sostanzialmente le royalties pagate agli artisti». “Stop Devaluing Music” è solo l’ultima di numerose iniziative che hanno coinvolto anche altri settori creativi, che si sentono profondamente minacciati dall’intelligenza artificiale. Appena qualche mese fa, si è concluso il lungo sciopero degli attori e sceneggiatori di Hollywood che, oltre a richiedere salari più equi e più diritti, hanno invitato produttori cinematografici e televisivi ad un uso più consapevole dell’intelligenza artificiale, senza che quest’ultima possa minare il lavoro creativo degli artisti in questione.
Nonostante non sia tra i musicisti firmatari della lettera aperta, anche la popstar Beyoncé ha voluto prendere posizione sull’argomento. Fresca di uscita del suo nuovo album, “Cowboy Carter”, la star internazionale – in un tempo lontanissimo, leader delle Destiny’s Child – ha fatto una scelta controcorrente per il suo ultimo lavoro: abbandonare completamente suoni sintetici e filtri in favore di veri strumenti musicali. Anche la scelta di propendere per sonorità country – nata dall’intento riappropriarsi di un genere che affonda le radici nella black culture e che per lungo tempo è stato ad appannaggio di un certo immaginario statunitense – è, a suo modo, una forma di protesta nei confronti di un settore, come quello musicale, che sempre più si affida all’artificiosità della tecnologia a discapito della creatività umana.
Basta svalutare la musica, basta svalutare lo sforzo creativo di tanti musicisti: il messaggio è stato diffuso in modo forte e chiaro.
Ma basterà a fermare l’ascesa oramai inarrestabile dell’intelligenza artificiale nei vari settori artistici?
di Fabrizia Malgieri
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