“Omicidio a luci rosse”, sesso XXX e bollenti brividi nel segno di De Palma
Buon compleanno a un thriller 80s fino al midollo, con finezze registiche che fanno ancora sobbalzare sulla poltrona. “Omicidio a luci rosse” uscito nel 1984 negli Usa (l’anno dopo in Italia) spegne 40 candeline. Brian De Palma firma un film in perfetto stile hitchcockiano, ricco di scene tecnicamente perfette per uno dei gialli erotici più riusciti di quel decennio. Craig Wasson, nei panni di Jake, è un attore di B-movie in profonda crisi. Sul piano professionale – ha perso il ruolo di vampiro in un horror a causa della sua claustrofobia (allusione all’acrofobia di cui è vittima Scottie, il protagonista de “La donna che visse due volte” di Hitchcock) – ma anche sul piano sentimentale, dopo aver trovato la sua ragazza a letto con un altro.
Sam, un collega, gli procura un domicilio provvisorio in un lussuoso attico, con vista nell’appartamento di una sensuale sconosciuta che ogni giorno, alla stessa ora, si abbandona ad un conturbante striptease.
Jake si invaghisce subito della mora e sensuale vicina di casa (Deborah Shelton) che verrà uccisa per mano di un misterioso figuro vestito da indiano. Improvvisatosi detective, il protagonista si ricicla come pornoattore per indagare meglio su alcuni contatti tra la defunta vicina e la hot star Holly Body (Melanie Griffith), star del film hardcore “Holly si fa Hollywood”.
Omaggio ai classici del thriller a sfondo sessuale, rimpolpati ai tempi dell’Aids e della pornografia industrializzata, “Omicidio a luci rosse” è uno dei lavori più ispirati di De Palma, che unisce una tensione narrativa e un taglio di regia ancora oggi decisamente moderna.
Il film omaggia pure “La finestra sul cortile” di Hitchcock, con il protagonista che osserva con il suo teleobiettivo l’edificio di fronte e assiste a un omicidio.
Il ritmo viene un po’ perso con l’avanzare della pellicola – talvolta il peso dei 40 anni si sente – ma il plot tiene comunque incollato lo spettatore fino alla fine, anche grazie agli attori: in primis Melanie Griffith, a suo agio nei panni della pornostar, e poi al protagonista Craig Wasson.
Il regista regala un cameo ai “Frankie goes to Hollywood” che eseguono la celebre hit “Relax”. De Palma firmò anche una versione del videoclip musicale, hit ai tempi su Mtv. Il brano si prestava a giocare ironicamente con l’atmosfera iconoclasta del film.
“Body double” – questo il titolo originale che rimanda alla controfigura cinematografica – all’uscita fu pesantemente criticato, sia per i continui rimandi ai film di Hitchcock, sia per gli elementi controversi che conteneva, dal sesso alla violenza visiva.
Il film, infatti, fu inizialmente vietato ai minori di 18 e successivamente abbassato ai 14. “Omicidio a luci rosse” è un thriller coinvolgente, con una buona suspense e resta una perla nella filmografia di un regista che, come pochi altri, ha saputo utilizzare con originalità la lezione del maestro Hitchcock. Da non perdere, per chi ama il genere, anche “Vestito per uccidere” il precedente film di De Palma, ancora più riuscito. Uscito nel 1980, contiene ancora una volta citazioni hitchcockiane, da “Psyco” e “Frenzy”. Addirittura il regista cita se stesso aprendo e chiudendo la pellicola allo stesso modo del film “Carrie”: si comincia con i primi piani della protagonista sotto la doccia, si finisce con la scena shock che toglie il respiro.
Lo stile citazionista di De Palma – più che il cinema nostrano di Dario Argento – finisce per trovare terreno fertile in Italia.
Nel 1985 la premiata ditta Fratelli Vanzina replica al successo di “Omicidio a luci rosse” con “Sotto il vestito niente”. Carlo dietro la macchina da presa e Enrico in sceneggiatura abbandonano per una volta i fasti di Forte dei Marmi e di Cortina per abbracciare il filone thriller a sfondo erotico. Firmando – a detta di molti fan – la loro migliore pellicola, mentre per altri il film viene considerato solamente una pallida copia dei De Palma- movie. Di sicuro i Vanzina riescono ad aggiungere il magico tocco italiano, pescando a piene mani dal torbido della Milano da bere . Per le musiche originali, mischiate alle hit del momento, i Vanzina bussano alle porta di Pino Donaggio, ovvero lo stesso compositore della colonna sonora di “Omicidio a luci rosse”. Ad ogni modo “Sotto il vestito niente” centra il successo al boxoffice, piace subito al pubblico e meno alla critica. La rivalutazione sarebbe arrivata con il passare degli anni, diventando il film che meglio rappresenta le atmosfere della Milano anni ’80.
Ma torniamo a celebrare “Omicidio a luci rosse”: per festeggiare i 40 anni regalatevi la versione in bluray, da vedere rigorosamente indossando la t-shirt dei Frankie goes to Hollywood con la scritta “Frankie say RELAX”.
di Massimo Cavozzi
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