Radioterapia, focus a Star Bene: “Cura la malattia e preserva l’organo”
11 Aprile 2024 22:26
Radioterapia sotto i riflettori nella puntata di giovedì 11 aprile di “Star bene”, la trasmissione condotta dalla giornalista Marzia Foletti e in onda su Telelibertà. Il trattamento è stato al centro degli interventi dei medici presenti: Daniela Piva, direttrice dell’unità operativa di Radioterapia dell’Ausl di Piacenza, e Ilaria Moschini, dirigente medico di Radioterapia.
Presenti anche l’oncologo e direttore scientifico della trasmissione Luigi Cavanna e il direttore della Medicina del Lavoro di Asia – Ambiente Sicurezza Salute, Francesco Sabbadini.
radioterapia, scopo curativo o palliativo
“La radioterapia – ha spiegato Piva – è una cura che impiega le radiazioni ionizzanti ed è utilizzata in quasi tutte le patologie tumorali e anche in alcune non tumorali a scopo antinfiammatorio. Tutte le patologie neoplastiche possono giovare della radioterapia che può avere un intento curativo o palliativo: come la chirurgia, è l’unica opzione per avere una cura radicale della malattia, ma differentemente da essa permette la preservazione dell’organo”.
come funziona la radioterapia
A spiegare nel dettaglio come funzioni è stata Moschini: “Il paziente – ha illustrato – è steso sotto l’acceleratore su un lettino comodo: è un vantaggio per il paziente e anche per noi perché ci permette di lavorare con più tranquillità. Poi, ci sono anche altre tecniche di radioterapia come l’uso di una dose molto elevata su un volume relativamente piccolo: questa tipologia viene applicata in caso di tumori polmonari, del fegato, del pancreas o metastatici”.
unione vincente
“In medicina – ha fatto quindi notare Cavanna – i cambiamenti possono essere veloci o lenti, ma sono sempre migliorativi. In un passato recente si pensava che l’immunoterapia si potesse usare da sola e non con la chemioterapia e la radioterapia: in realtà si possono associare ottenendo risultati migliori. In medicina vale la teoria, ma soprattutto ciò che accade”.
NELLA MEDICINA DEL LAVORO
Ad allargare l’orizzonte verso la medicina del lavoro è stato Sabbadini: “Ci sono alcune accortezze dipendenti dalla patologia di base – spiega – e poi occorre vedere se ci sono trattamenti concomitanti e anche il livello di tolleranza. Il medico del lavoro mette insieme questi parametri e valuta la compatibilità della situazione clinica-terapeutica con l’attività lavorativa”.
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