Lady Oscar senza veli nel film “live action”, che scandalo alla tv
Vacanze di Natale con Lady Oscar in carne e ossa! Un sogno che si avverava grazie a Italia Uno. Il regalo più bello sotto l’albero per i giovanissimi telespettatori nel 1982. Questo in teoria: perché nella realtà il film tratto dal manga fu una cocente delusione, condita da polemiche e stupore per la protagonista a seno nudo. Va bene che era prima serata e non l’orario della tv dei ragazzi, eppure la scena hot inaspettata – nel pieno della Santa notte – fece parecchio scalpore. Infatti dopo 42 anni siamo ancora qui a parlarne. Ma partiamo dall’inizio. Il 21 maggio 1972 sulla rivista “Margaret” della casa editrice giapponese Sueisha inizia la pubblicazione del manga “Berusaiyu no bara (Versailles no Bara)” dell’autrice Riyoko Ikeda.Conosciuta in Italia con il titolo di “Lady Oscar”, la serie animata ispirata al manga, realizzata nel 1979, giunse nel nostro Paese il 1° marzo 1982, su Italia Uno, riscuotendo un grandissimo successo. Inevitabile l’arrivo, sullo stesso canale, dell’inedito film live girato sempre nel 1979 e da noi programmato in una data due volte speciale, perché Natale è pure il giorno del compleanno della nostra eroina preferita, ovvero Oscar François de Jarjayes (25 dicembre 1755 – 14 luglio 1789).
Ricordo che sul “Corriere dei piccoli”, nella pagina natalizia dei programmi tv, era la stessa Lady Oscar “a fumetti” ad annunciare il debutto del live diretto dal regista Jacques Demy.
La pellicola vide la luce principalmente per ragioni commerciali, in quanto la sua realizzazione fu fortemente voluta da un colosso della cosmesi, la Shiseido, che ambiva a una Oscar in carne ed ossa per sponsorizzare i propri cosmetici. Tra l’altro – chiariamolo una volta per tutte – in Giappone la pellicola apparve 7 mesi prima della serie animata. I telespettatori italiani non lo sapevano e i paragoni si sprecarono, ma il film deriva appunto dal manga e non dall’anime. Molti nostalgici ancora oggi ignorano l’esatta cronologia quando prendono di mira la pellicola.
Il produttore giapponese Mataichiro Yamamoto si affidò al regista francese Demy (eclettico e visionario, amante del cinema cantato e musicato molto in voga al momento) e trovò nella moglie di quest’ultimo – la celebre regista Agnès Varda – la coproduttrice ideale, rendendo il film una collaborazione nippo-francese.
La sceneggiatura venne affidata all’americana Patricia Louisiana Knop (futura sceneggiatrice dei sulfurei “Nove settimane e mezzo”, “Siesta” e “Orchidea selvaggia”), affiancata dal traduttore americano Frederik L. Schodt, grande appassionato di manga.
I provini per il cast si tennero a Parigi, alla presenza di Riyoko Ikeda. Dopo varie tribolazioni, per il ruolo di Oscar (adulta) venne scelta una ballerina inglese poco più che ventenne dal viso fresco e grazioso, Catriona MacColl che, subito dopo, avrebbe brillato nella “trilogia della morte” del regista Lucio Fulci divenendone la musa ispiratrice. La giovane Patsy Kensit, futura cantante pop, interpretò invece il ruolo di Oscar bambina.
Il film, girato nella lussuosa reggia di Versailles, in Giappone uscì con il nome originale del manga, “Berusaiyu no bara”, mentre per la distribuzione in Europa si decise di intitolarlo Lady Oscar. E fu proprio l’Italia tra i primi Paesi europei a trasmettere la pellicola e ad avere una edizione home video doppiata. I doppiatori ingaggiati erano gli stessi della serie animata, voce narrante inclusa, in modo da farne apprezzare maggiormente la visione.
La sera di Natale, tra le luci dell’albero, genitori e figli in trepidazione, erano davanti alla tv con altissime aspettative. Purtroppo, come detto, il film si ricorda principalmente per il seno nudo della bella Catriona. Il regista Demy dimostra come non si fosse appassionato troppo al dramma girato e che avesse scelto di rappresentarlo più che altro come commedia, la cui trama è pressapoco quella del manga: Oscar François, ultima nata di una lunga serie di femmine del generale Jarjayes, viene educata dall’autoritario padre come un uomo per poter così proseguire la tradizione militare di famiglia. Oscar diventa capitano delle guardie reali di Maria Antonietta, ma ben presto dovrà scegliere tra la fedeltà alla corona e il desiderio di schierarsi col popolo, in preda alle ingiustizie e alle violenze che sfoceranno poi nella rivoluzione francese. Peccato che nella sceneggiatura vennero tagliati alcuni punti di forza della storia originale, indugiando invece su sequenze noiose e rendendone altre patetiche e ridicole.
La sequenza hot
La recitazione vide una confusa Catriona portare sullo schermo un personaggio senza riuscire a farlo vivere e apprezzare veramente. Inoltre Oscar risultava spocchiosa e allo stesso tempo piagnucolona, caratterizzazione assolutamente inadeguata! E come accennavo poco sopra, la bella attrice venne ricordata per lo più per quella sequenza che la vide spogliarsi. Dopo una brutta avventura, Oscar davanti allo specchio si sveste della camicia bianca e si adagia sul letto con addosso gli stivali e il seno nudo. André nell’ombra, la spia da una porta semichiusa e Fersen ha da poco scoperto che il soldato, troppo grazioso per essere un uomo, in realtà è una donna. Lei, sguardo fisso, vuoto, sonnolento, si tiene tra le braccia quel seno, quella sua identità che le procura confusione, quella tangibile sofferenza di essere sé stessi da celare in gran segreto. «Ma i segreti sono fatti per essere rivelati – dice la voce narrante nel film – e niente si riesce a nascondere». E mentre Fersen e Maria Antonietta si abbandonano alla loro passione, gli occhi di un intero paese guardavano, e con loro, gli occhi sghignazzanti dei piccoli telespettatori a fianco di genitori imbarazzati… Altri tempi, non c’è che dire!
di Daniela Asmundo
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