Acero, betulla e cerro mangiano smog, ma un nuovo materiale batte tutti

15 Maggio 2024 05:00

albero polmoni

Gli alberi assorbono anidride carbonica (CO2) durante il processo di fotosintesi, che è il meccanismo attraverso il quale producono il loro cibo.
Durante la fotosintesi, le piante assorbono CO2 dall’atmosfera, utilizzando la luce solare per convertirla in zuccheri e ossigeno.

Questo è uno dei motivi per cui gli alberi sono importanti per la lotta contro il cambiamento climatico, in quanto contribuiscono a rimuovere la CO2 in eccesso dall’atmosfera, aiutando a mitigare gli effetti dell’inquinamento e del riscaldamento globale.
Recenti studi rivelano come le foreste assorbano circa il 40% delle emissioni di gas serra a livello globale, solo in Italia trattengono circa 90 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

le piante che catturano i gas nocivi

Una pianta adulta è in grado di assorbire dai 20 ai 50 chilogrammi di anidride carbonica e di catturare dall’aria dai 150 ai 250 grammi di polveri sottili. Una questione, quest’ultima, molto sentita nelle città (tra cui Piacenza), soffocate dallo smog. Un ettaro di alberi elimina circa 20 chili di polveri sottili.
Coldiretti ha anche stilato l’elenco delle piante mangia-smog.
Al primo posto nella classifica c’è l’acero riccio che raggiunge un’altezza di 20 metri, con un tronco slanciato e diritto e foglie di grandi dimensioni, fra i 10 e i 15 centimetri: ogni esemplare è in grado di assorbire fino a 3.800 chili di CO2 in vent’anni e ha un’ottima capacità complessiva di mitigazione dell’inquinamento e di abbattimento delle isole di calore negli ambienti urbani.
A pari merito, con 3.100 chili di CO2 aspirate dall’aria, ci sono poi la betulla verrucosa, in grado di crescere sui terreni più difficili e considerata albero sacro presso i Celti e le tribù germaniche, e il cerro, che può arrivare fino a 35 metri di altezza.
Il ginkgo biloba, che è un albero antichissimo le cui origini risalgono a 250 milioni di anni fa, oltre ad assorbire 2.800 chili di CO2 vanta anche un’alta capacità di barriera contro gas, polveri e afa e ha una forte adattabilità a tutti i terreni, compresi quelli urbani.
Fra gli alberi anti smog troviamo il tiglio, il bagolaro (che è fra i più longevi con radici profonde e salde come quelle dell’olmo campestre) e il frassino comune, un altro gigante verde che può arrivare a 40 metri. L’ontano nero è il piccolino del gruppo, con un’altezza media di 10 metri, ma nonostante le dimensioni ridotte riesce a bloccare fino a 2.600 chili di CO2 e a garantire un forte assorbimento di inquinanti.

Gli alberi diventeranno extra-large

Ma c’è una controindicazione: le crescenti emissioni di anidride carbonica in atmosfera potrebbero far diventare gli alberi “extralarge” entro il 2100.
Secondo uno studio internazionale coordinato dall’Università di Stanford e dall’Università autonoma di Barcellona, pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, almeno fino alla fine del secolo le piante dovrebbero continuare ad assorbire generosamente la CO2 emessa dall’uomo, producendo il 12% di biomassa in più grazie all’alleanza con microrganismi e funghi del suolo che producono nutrienti (come azoto e fosforo) necessari per sfruttare il gas serra come fertilizzante. Una sorta di “doping” che le renderebbe più grandi.

Il materiale che batte tutti

Ma a quanto pare, gli alberi sono stati sorpassati nella classifica dell’assorbimento di CO2.
Un gruppo di scienziati dell’Università di Heriot-Watt a Edimburgo (Scozia) ha creato un materiale capace di immagazzinare grandi quantità di gas serra.
Si tratta, come pubblicato sulla rivista Nature Synthesis, di una supermolecola organica composta da ossigeno, azoto e fluoro, che funziona come una sorta di gabbia che riesce a intrappolare le molecole di anidride carbonica (CO2) e di esafluoruro di zolfo (SF6), il più potente gas serra conosciuto.
“Piantare alberi è un modo molto efficace – hanno spiegato – ma è molto lento: perciò abbiamo bisogno di un intervento umano, come queste molecole”.

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