Claudia Borrè si ricandida a Zerba: “Per mio papà e per la montagna”

10 Maggio 2024 12:54

Claudia Borrè

Claudia Borrè

Citando la vicenda giudiziaria che la portò a quella specie di esilio, l’allontanamento forzato dal suo comune nei giorni che le sembrarono anni nel febbraio 2022, spiega, per la prima volta, che fu “dolorosissimo, fermo restando l’assoluto rispetto per l’operato della magistratura”.

Claudia Borrè, però, scoppia a piangere solo se si fa cenno alla morte del papà, Giovanni Paolo, esattamente un anno dopo quell’uragano che all’improvviso a confronto le sembrò nulla. “Il primo aspetto sono pronta ad affrontarlo e a superarlo, cercando sempre di essere a mente fredda. Il secondo no, non si supera mai”, spiega Borrè, conosciuta come la Claudia, quella dell’osteria accanto alla posta, tra i punti di riferimento del comune più piccolo che ci sia da Rimini a Piacenza.

Zerba conta infatti una settantina di residenti. Inutile dire che si conoscono tutti per nome. Eppure nel presentare la lista Borrè era molto agitata: strano, vien da pensare, considerato che, figlia dello storico sindaco, venne eletta per la prima volta a sua volta sindaca nel 2004. Vent’anni fa.

LE DICHIARAZIONI DI CLAUDIA BORRE’

“Ogni volta è la prima, davvero. E poi questa volta non c’era mio papà a consigliarmi, a dirmi che sarebbe andato tutto bene, a chiedermi di tenere duro per queste montagne, dove vivo e dove ho scelto di vivere”, precisa. È dura, aggiunge, ma è anche bello: “Sento di farlo con il cuore, con tutto il cuore. La lista l’abbiamo chiamata “Il castello”, perché il nostro castello non è solo un luogo dove trovarci, è un simbolo, siamo noi. Lo so che ci sono tante difficoltà, lo so che siamo pochi, ma qui vivere è possibile e io ne sono la dimostrazione. Al primo posto vogliamo mettere la persona. Un comune a misura di tutti, soprattutto di chi è più debole, dei bambini, della comunità”.

Idee concrete, semplici magari, ma che servono: come lo sportello bancomat, ancora assente. O aiuti economici alle famiglie con bambini, per aiutarle nelle spese di viaggio. Nel programma si parla poi di sicurezza (rete di videosorveglianza), protezione civile, cura del territorio, e perché no un’area camper, oltre alla manutenzione dei sentieri, dei luoghi più turistici, della cartellonistica. “Vogliamo anche un comune green, efficiente dal punto di vista energetico, e vivo, con postazioni per lo smart working per chiunque voglia lavorare da qui”.

Il Covid e la fuga dalle città alle montagne si sono infatti rivelati per lo più una bolla: però la comunità spera che il paese, i paesi, non siano solo luoghi da cartolina o da gita, ma scelte di vita. “Come quelle fatte dalla mia squadra. Il risultato migliore nessuno lo ottiene da solo. Non sarà tutto facile, ma lo sarà sicuramente con la partecipazione attiva alla vita della comunità in cui ciascuno di noi si sente parte attiva”. Torna poi sull’inchiesta – la prossima udienza è il 31 maggio – che la portò alle dimissioni da vicesindaca nell’ultimo mandato: “Che io non mi sia mai arricchita è già risultato evidente, e non è neppure oggetto di indagine. Mi viene contestata una pratica errata, un aspetto formale. Se ho sbagliato starò di sicuro molto più attenta, l’ho imparato bene. Ma di certo ho sempre operato per la mia comunità, sempre. Ora? Io spero di vincere. Vinciamo insieme”.

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