Maltrattamenti, questura di Piacenza: già 11 casi di stalking e 13 di violenza
24 Maggio 2024 22:30
“Fino ad oggi, nel 2024 le principali attività svolte dalla squadra mobile relative al Codice Rosso riguardano 19 misure cautelari eseguite e 4 ordini di carcerazione, quindi persone che sono state condannate in via definitiva per reati di violenza di genere, giudicate colpevoli senza possibilità di ricorso. Relativamente ai maltrattamenti, la maggior parte dei casi riguarda quelli in famiglia. I fascicoli in trattazione per maltrattamenti sono già 36, sono 11 di stalking e 13 di violenza sessuale”. Sono i numeri preoccupanti che Michele Saglio, dirigente della squadra mobile, porta a “Nel mirino”, la trasmissione di Telelibertà condotta da Nicoletta Bracchi insieme a Thomas Trenchi.
“I casi crescono – aggiunge il comandante del nucleo investigativo provinciale dei carabinieri Michele Mezzetti ospite allo Spazio Rotative – ma abbiamo nel tempo visto attecchire una maggiore consapevolezza da parte delle donne che subiscono violenza. Riteniamo pertanto ci sia una nuova consapevolezza della possibilità di emanciparsi dalla violenza”.
La violenza di genere è stata al centro della trasmissione, dove si è parlato anche della presa in carico di chi l’ha subìta. In pronto soccorso sono stati registrati 32 accessi per violenza domestica nei primi 5 mesi del 2024, mentre nel 2023 sono stati 50. È lì che lavora Davide Bastoni, responsabile del percorso antidiscriminazione dell’Ausl. “Accogliamo le vittime di violenza nel momento più critico – dice – comunicando loro che non sono sole, proponiamo il rientro in pronto soccorso entro un mese per un controllo e le mettiamo in contatto con il Centro antiviolenza di Piacenza”. Il 50 per cento dei casi di donne che accedono al pronto soccorso perché vittime di violenza, dice Bastoni, sono già arrivate in quel reparto dell’ospedale precedentemente, con lesioni derubricate come traumi o disturbi legati all’ansia.
“Il contesto culturale è spesso la giustificazione della violenza – prosegue Bastoni – quando ad esempio la donna è considerata meno importante rispetto all’uomo. C’è poi il tema della barriera linguistica, che rende difficile comunicare, cosa che spesso obbliga alla traduzione fatta dal marito, magari proprio il maltrattante. La letteratura scientifica, inoltre, evidenzia che nei Paesi dove è svolta educazione sessuale nelle scuole le violenze di genere e i femminicidi si riducono notevolmente”.
La presidente del Centro antiviolenza di Piacenza, Donatella Scardi, ricorda come le segnalazioni pervenute al centro siano state da inizio anno 22. “Dal 1994 – dice Scardi – anno in cui il centro iniziò l’attività, è cambiato il mondo dal punto di vista della percezione della violenza di genere. All’epoca neppure si parlava di violenza domiciliare”. Scardi parla anche del profilo dell’uomo violento che, dice, è trasversale: “È un uomo che provoca reazioni nella vittima, che pianifica. La donna non capisce cosa stia capitando. Spesso, poi, prende coraggio quando la violenza è commessa ai danni dei figli”. Ma Scardi invita anche a riflettere su un aspetto: “La denuncia non è il punto di arrivo, ma di partenza. La donna deve pertanto essere preparata all’iter successivo, perché se in seguito ritira la denuncia può andare incontro a un inferno ben peggiore”.
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