“Riprogettare via Scalabrini”: a “Nel Mirino” si è parlato di rigenerazione urbana

07 Giugno 2024 22:00

Ridare vita a spazi abbandonati o poco frequentati e riprogettare piazze, strade e vie cittadine: in una parola la rigenerazione urbana. È il tema che è stato approfondito a “Nel Mirino”, la trasmissione di Telelibertà condotta da Nicoletta Bracchi e da Thomas Trenchi. Per l’occasione allo Spazio Rotative erano presenti docenti e studenti della sede piacentina del Politecnico. E di Piacenza si è parlato, ad esempio di via Scalabrini, dove nel tratto terminale verso piazzale Roma, la sede piacentina del Politecnico di Milano concentra i suoi spazi fra l’ex caserma Neve e il campus Giulio Ulisse Arata, vale a dire l’ex macello.

“La sede piacentina del Polimi e il campus sono vicini – dice Michele Roda del dipartimento di Architettura e Studi urbani – 250 metri dove si respira un’aria internazionale. Anche per andare incontro all’aumento del numero di studenti, ci piacerebbe riprogettare quel tratto di via Scalabrini eliminando parcheggi, realizzando sedute e percorsi, rendendolo un corridoio utile anche alle attività commerciali. Ricordiamo che sono i luoghi che rendono bella un’esperienza”.

Riguardo a via Scalabrini, la tesista in Urbanistica sostenibile Letizia Tundo, che ha realizzato la tesi sugli scenari futuri dell’area della centrale nucleare di Caorso, sostiene che quelle poche centinaia di metri «sono molto vissute dalla comunità studentesca» “È un luogo – dice – dove continuo è il via vai di persone e mezzi. Via Scalabrini in quel punto necessiterebbe di una sensibilità maggiore per creare spazi che possano essere frequentati dagli studenti nel vivere la loro vita universitaria”.

Ma la rigenerazione urbana deve essere, agli occhi di Anna Anzani, docente di Architettura d’Interni e Allestimento del Polimi, qualcosa di dolce. L’architettura riguarda infatti sempre più il rammendo, l’integrazione e l’ibridazione, ma anche interventi minimi sulle aree dismesse. “Oggi l’approccio deve essere molto leggero – dice Anzani – senza modificare l’assetto della città, assistiamo a variazioni molto rapide nei costumi e nelle esigenze. È dunque meglio lavorare sugli edifici quasi non facendo nulla o comunque con interventi minimi, intervenendo in modo temporaneo e reversibile. Le norme, però, da questo punto di vista non aiutano”.

Al Politecnico si è tenuto in settimana il workshop P4P – Piacenza for Public – con 50 studenti impegnati nella progettazione architettonica e di design, a cui hanno partecipato anche alcuni gruppi di scuole internazionali, come l’Esa St. Luc di Bruxelles e la Fh Joanneum di Graz, partner del Politecnico per il progetto europeo BIP Erasmus+. Chiara Onofrio, studentessa presente a “Nel mirino”, tramite questa esperienza si è interessata a piazza Casali. “La piazza è costellata da diversi edifici abbandonati, poco frequentati, o di cui è sbarrato l’accesso – afferma – fra le idee emerse abbiamo ragionato sul riprogettare gli edifici che in piazza non hanno più il valore e la funzione originaria. Abbiamo immaginato come potrebbero essere vissuti e fruiti in un futuro prossimo”.

Sia Anzani sia Roda invitano infine a guardare in basso per volare alto. “Più che di skyline è preferibile parlare delle superfici in muratura di mattone – dice la prima – sappiamo infatti, grazie alle neuroscienze, che guardando i materiali particolari dell’architettura storica simuliamo mentalmente i gesti con i quali sono stati lavorati. È un’esperienza multisensoriale, tattile, oggi sempre più siamo portati a vivere l’architettura in modo esperienziale”. “Essendo Piacenza una città ricca di corti e cortili – aggiunge Roda – la vera sfida è costruire e ampliare gli spazi della città pubblica. Dovremmo abbassare lo sguardo e ragionare sui piani terra della città, che sono i luoghi dove vive la comunità. Occorre entrare in spazi non più accessibili, come di recente è stato fatto proprio a Piacenza all’ex Chiesa del Carmine”.

La puntata è disponibile sulla piattaforma on demand www.teleliberta.tv.

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