I dazi UE non spaventano le auto cinesi: margini di profitto sufficienti per attutire l’impatto

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I potenziali dazi dell’Unione Europea sulle auto elettriche importate dalla Cina potrebbero non impattare significativamente le case automobilistiche asiatiche, grazie ai margini di profitto elevati che queste già mantengono nei listini europei

La questione dei dazi che l’Unione Europea potrebbe imporre sulle auto elettriche cinesi è al centro dell’attenzione in questi giorni. Diversi analisti del settore automobilistico, tra cui Matthias Schmidt di Schmidt Automotive Research, ritengono che l’impatto di tali dazi sulle case automobilistiche cinesi potrebbe essere minore del previsto. Questo grazie ai margini di profitto abbastanza elevati che queste aziende mantengono nei loro listini europei. Schmidt ha spiegato che le case automobilistiche cinesi hanno la capacità di assorbire l’incremento delle tariffe grazie ai loro elevati margini di profitto, sottolineando che le aziende potrebbero scegliere di ridurre i loro margini piuttosto che aumentare i prezzi di listino. Questo suggerisce che l’aumento dei dazi non sarebbe immediatamente trasferito sui consumatori europei, mantenendo quindi competitivi i prezzi delle auto cinesi.

Il Rhodium Group, un think tank focalizzato sulla Cina ha analizzato l’impatto potenziale dei dazi e ha concluso che per avere un effetto reale, le nuove tariffe dovrebbero aumentare al 50% rispetto all’attuale 10%. Questo perché, anche con un aumento delle tariffe fino al 30%, molti produttori cinesi sarebbero ancora in grado di mantenere margini di profitto adeguati grazie ai loro significativi vantaggi in termini di costi. Secondo Schmidt e le analisi della banca d’investimento UBS, le case automobilistiche cinesi hanno un vantaggio di prezzo del 30% sui veicoli elettrici fabbricati in Cina. Questo significa che anche se i dazi aumentassero dall’attuale 10% al 25%, le aziende cinesi riuscirebbero comunque a mantenere un certo margine di profitto. Questo vantaggio di costo deriva dalla produzione in Cina, dove i costi di manodopera e materiali sono significativamente inferiori rispetto a quelli europei.
Il Rhodium Group ha fornito esempi concreti per illustrare il divario di prezzo tra i mercati cinese ed europeo. Ad esempio, la BYD Seal U costa in Cina 21.769 euro, mentre nel mercato tedesco il prezzo sale a 41.990 euro. Allo stesso modo, la BYD Atto 3 costa 17.923 euro in Cina e 37.990 euro in Germania. Questo divario di prezzo offre alle case automobilistiche cinesi un ampio margine per adeguare i prezzi in risposta a eventuali aumenti dei dazi, mantenendo comunque competitivi i loro veicoli sul mercato europeo. Nonostante i margini elevati in Europa, in Cina le case automobilistiche stanno affrontando una forte concorrenza e una guerra dei prezzi che sta comprimendo i margini di profitto locali. La competizione nel mercato cinese è feroce, con numerosi produttori che lottano per conquistare quote di mercato in un settore in rapida crescita ma altamente competitivo.

Questo ha portato a una riduzione dei margini di profitto per molte aziende, rendendo la loro espansione nei mercati esteri, come quello europeo, ancora più strategica per compensare le pressioni interne. In conclusione, sebbene i dazi dell’Unione Europea possano rappresentare una sfida per le case automobilistiche cinesi, la loro capacità di assorbire questi costi senza trasferirli ai consumatori europei potrebbe attenuare l’impatto negativo ed evitarne quindi ripercussioni.
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di Lorenzo Apuzzo

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