L’incredibile storia dell’Anti-Monopoli di Ralph Anspach
Concesso in licenza in più di cento paesi e tradotto in oltre trentasette lingue, Monopoly (o Monopoli, com’è conosciuto in Italia) è senza dubbio il gioco di società più popolare al mondo e uno dei dieci marchi più forti in assoluto del settore “Toy”, una classifica che comprende nomi del calibro di Lego, Barbie e Fisher-Price.
Eppure, questo impero nato nel 1935 con la pubblicazione della prima edizione da parte della Parker Brothers ha rischiato di sgretolarsi a metà degli anni Settanta per l’originale iniziativa di un professore di economia alla San Francisco State University.
Tutto ebbe inizio durante una lezione dedicata all’economista e filosofo del XVIII secolo Adam Smith; fu in quell’occasione che Ralph Anspach ebbe l’illuminazione: il capitalismo deve essere competitivo per funzionare al meglio. Questo lo portò a riflettere sul fatto che il presupposto del famoso gioco da tavolo Monopoly, ovvero vincere attraverso la monopolizzazione delle imprese, fosse completamente errato.
L’idea che quel passatempo familiare inculcasse nelle giovani menti un’idea economica sbagliata era talmente insopportabile per Anspach che sentì il bisogno di crearne, nel ‘73, una nuova versione chiamata Anti-Monopoly. Qui si partiva proprio da una situazione di monopolio e i giocatori vincevano se riuscivano a tornare a un sistema di libero mercato.
Per essere un piccolo titolo autoprodotto, Anti-Monopoly ebbe risultati di vendita sufficientemente buoni da attirare l’attenzione della Parker Brothers, che mandò immediatamente ad Anspach un’aggressiva diffida sul proseguire nella pubblicazione in quanto nel suo marchio era riportato quello del loro famoso gioco. Il professore non aveva però intenzione di arrendersi, anche perché usare le minacce legali per spaventare la concorrenza era proprio una pratica tipica di quei monopolisti che tanto gli erano antipatici.
Durante le prime udienze, Anspach e il suo avvocato riuscirono a tenere testa all’agguerrita squadra di legali dell’editore, ma le prospettive a lungo termine non erano affatto incoraggianti, e una battaglia in tribunale tra un insegnante dai mezzi modesti e una società multimilionaria sembrava una strada ardua da percorrere.
Il destino aveva però in serbo un colpo di scena: il figlio del professore si imbatté in un passaggio di un libro in cui si svelava che Charles Darrow, colui che veniva comunemente riconosciuto come il creatore del Monopoly, si era in realtà “ispirato” a un gioco già esistente, ovvero The Landlord’s Game, creato da Elizabeth Magie. Ironicamente, quel board game di inizi ‘900 venne stato creato con l’intento di dimostrare come l’accaparramento delle terre da parte degli oligarchi avrebbe portato all’impoverimento degli affittuari.
Se Anspach fosse riuscito a dimostrare che Charles Darrow aveva copiato un gioco nato 30 prima allora il brevetto di Monopoly sarebbe decaduto e diventato di dominio pubblico. Ancora una volta, il destino sorrise al professore quando, durante un’apparizione su un’emittente televisiva locale per promuovere Anti-Monopoly, ricevette la chiamata di un’anziana signora che affermava di conoscere persone che giocavano a Monopoly molto prima della Grande Depressione, quindi prima del brevetto di Darrow. Invigorito da quella testimonianza, Anspach pubblicò un annuncio sul settimanale Christian Science Monitor chiedendo di essere contattato da chiunque ricordasse di aver giocato al Monopoly prima del 1935.
L’iniziativa diede i suoi frutti, portando alla scoperta di varianti più vecchie del gioco, ma contribuì anche ad attirare l’attenzione del pubblico sulla battaglia legale di Anti-Monopoly, permettendo al professore di entrare in contatto con una coppia di coniugi amici di Charles Darrow e della moglie. Questi ricordarono di essersi sfidati spesso a un gioco da tavolo autoprodotto incentrato sulle proprietà immobiliari e che Charles si appassionò al punto da copiarne le regole e il tabellone. Durante quell’operazione trascrisse perfettamente tutti i nomi delle località nelle caselle, compresa una il cui nome era sbagliato, e questa imprecisione arrivò fino al gioco venduto nei negozi: un particolare determinante che provava il fatto che Darrow aveva brevettato qualcosa che già esisteva. Le cose per la Parker Brothers non si stavano mettendo bene; non solo la causa si complicava, ma improvvisamente avevano anche un problema d’immagine, in quanto la storia della “creazione” del Monopoly da parte di Darrow era citata anche nel manuale di gioco. Quella che sembrava una facile vittoria contro un semplice professore rischiava di trasformarsi in una totale disfatta; era arrivato il momento di trovare un accordo con Anspach. L’offerta fu cinquecentomila dollari e un posto da dirigente alla Parker Brothers in cambio della cessione di tutti i diritti sull’Anti-Monopoly. Incredibilmente, il professore rifiutò. Lui sapeva che la compagnia aveva in passato acquistato i diritti di The Landlord’s Game con il solo scopo di farlo sparire dalla storia e non voleva che alla sua creazione toccasse la stessa sorte.
Purtroppo, questa storia alla “Davide contro Golia” non ha il lieto fine che tutti si auguravano: Anspach perse la causa e la Parker Brothers divenne proprietaria di 40.000 copie di Anti-Monopoly, che decise di seppellire in una discarica al cospetto di un gruppo di giornalisti invitati ad assistere all’evento. Ma mentre iniziano a scorrere i titoli di coda su questa storia che sembra un film, ecco l’ennesimo colpo di scena: la sentenza conteneva un’interpretazione errata della legge sui marchi e così Anspach poté fare ricorso. Nel 1982, dopo nove anni di battaglie legali, venne riconosciuto che “Monopoly” non era più un marchio tutelabile e che il professore aveva tutti i diritti di usarlo nel titolo del suo gioco.
Neanche questo è però il finale definitivo di questa saga, perché a seguito di questa controversia legale le grandi aziende iniziarono a fare pressioni sul Congresso degli Stati Uniti affinché venissero tutelati i brand storici. Questo avvenne tramite un emendamento al Trademark Act firmato dal Presidente Reagan, che ripristinò di conseguenza la tutela del marchio Monopoly. C’era però una piccola postilla: quell’emendamento non si sarebbe applicato all’Anti-Monopoly.
L’epilogo di questa vicenda ha permesso al gioco di Ralph Anspach (deceduto nel 2022 all’età di 96 anni) di essere venduto liberamente nei negozi e di essere acquistabile ancora oggi; inoltre, come effetto collaterale, in ogni resoconto storico riguardante la creazione del Monopoly oggi è ufficialmente riconosciuto che si basa su The Landlord’s Game creato da Elizabeth Magie.
Questo è finalmente il lieto fine che tutti si aspettavano.
Carlo Chericoni
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