Russell Crowe sabato con la sua band a Palazzo Farnese: “Amo l’Italia e la musica italiana sin da quando ero bambino”

Nei giorni scorsi, a Roma, c’era una frase ricorrente: «Mamma, guarda… c’è il Gladiatore!». «Eh sì, son proprio io!». Si apre in una calda risata, l’attore Russell Crowe, ora in tour in Italia con i suoi Gentlemen Barbers. E dopo l’annuncio a Sanremo, finalmente sabato prossimo alle 21.15 suonerà a Piacenza nel cortile del Farnese (biglietti su ticketone.it, info via email: [email protected])
Il Gladiatore “rock” si mette in posa, firma autografi e parla praticamente con tutti. Sicuramente è simpatico ed esprime la sua parte italiana, con tanto di video sui social in cui cita la nostra città.  Ribadisce che «Roma è meravigliosa». Del resto, è stato nominato Ambasciatore di Roma nel mondo un paio d’anni fa e premiato come “Global Icon” dalla rivista GQ. Tralasciamo le decine di riconoscimenti, tra Golden Globe e candidature, su tutti c’è ovviamente l’Oscar per l’interpretazione di Massimo Decimo Meridio.
Ma c‘è davvero un lato “rock” nella sua esistenza, e non solo perché prese in mano la prima chitarra a soli 15 anni. Penso a quando mandò in crisi il solidissimo (apparentemente) matrimonio dell’allora fidanzatina d’America Meg Ryan con Dennis Quaid o a quando, più di recente,  gli è stato impedito l’ingresso in un ristorante giapponese a Melbourne per non aver indossato l’abbigliamento corretto.  Insomma, comunque sia, Russell Crowe fa parlare di sé.  Anche per la foto con i figli davanti alla Fontana di Trevi postata dalla sua ex moglie su Instagram, con migliaia di commenti. Per non parlare, in questo periodo, delle cene nei migliori ristoranti d’Italia con le varie Pro loco che si danno da fare per trovargli il meglio, condito con un po’ di privacy (cosa per nulla facile).
Quattro pellicole girate solo quest’anno e una serie di concerti in programma, l’infaticabile Crowe sembra non averne mai abbastanza di viaggi, set, incontri e musica. E di musica accetta di parlare durante una cena informale, a base di ottima carne e vini doc. I progetti su futuri film, invece, per ora sono in stand-by.
 
Buonasera, signor Crowe. Come nascono i Gentlemen Barbers?
«Per caso, 15 anni fa in un pub fuori Londra. Abbiamo continuato perché insieme il gruppo funziona. Ci piace scuotere il pubblico con le nostre canzoni e raccontare storie. La gente poi è contenta e noi anche».
La musica era la sua passione sin da ragazzo.
«Ho suonato ancora prima di recitare e continuo a sentirmi libero specialmente quando suono. Non a caso, i Gentlemen Barbers si conoscono da decenni.  Suonavo già con il batterista Dave Kelly e il trombettista Stewart Kirwan del gruppo The Ordinary Fear of God, con il pianista Stu Hunter, il chitarrista Chris Kamzelas  e il bassista James Hazelwood».
Con voi ci sono le cantanti Stacey Fletcher, Susie Ahern e Britney Theriot, e si è unita anche Lorraine O’Reilly. Avete fatto vari omaggi ad artisti, tra i quali Shane MacGowan con “Fairy tales of New York”.
«Le voci di Stacey, Susie e Britney sono fantastiche, il background artistico di Lorraine la porta ad incarnare quel tocco di espressività in più. Siamo molto creativi. Presentiamo dal vivo i brani del nostro progetto discografico “Indoor Garden Party”, ma anche cover di Leonard Cohen, Dire Straits, Simon and Garfunkel… tutto ciò che ci piace».
Inclusi I Ricchi e Poveri, che l’hanno ringraziata per aver suonato “Sarà perché ti amo”?
«Sin da piccolo, a casa mia girava sul piatto un sacco di musica italiana. Qui la musica scorre nelle vene e i cantanti hanno voci che hanno fatto la storia. Inserire qualche brano italiano nelle nostre scalette è un grande piacere».
di Eleonora Bagarotti

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