Da Veleia all’aldilà, successo conturbante per “Il Lago dell’Oblio” di César Brie

20 Luglio 2024 17:01

A cura di Pietro Corvi

È inconfondibile la cifra povera e raffinata di César Brie, il maestro teatrale argentino nuovamente applauditissimo al Festival di Teatro Antico diretto da Paola Pedrazzini da un pubblico toccato, alla prima assoluta del “Lago dell’Oblio”, in replica stasera (20 luglio) e domani, personale visione del canto VI dell’Eneide virgiliana, prosieguo dell’esplorazione iniziata con “Anchise”. Là il vecchio, qua la sua anima fra le anime, chiamata all’incontro col figlio Enea.

Nella cisterna-anfiteatro veleiate, tuoni e lampi hanno aggiunto alla discesa di Enea nell’aldilà il respiro poderoso della natura, forza partecipe di un rituale immaginifico e immersivo senza catarsi, in equilibrio fatale tra classico e contemporaneo, antico e attuale, artigianalità e ricerca, parola, visione, suono, potente fisicità e poetica astrazione.

Il Lago dell’Oblio, dove i morti svuotano la memoria prima – forse – di reincarnarsi, è una candida scatola scenica opalina di tulle, gesso, stanghe e tiri per alzare, abbassare, agitare, sezionare, ricomporre continuamente questo veleggiare di spazi altri che mostrano, celano e risputano, mani, teste, corpi.

Enea incontra i morti nel suo turbante viaggio di conoscenza, di una portata universale che Brie esalta introducendo dannazioni contemporanee; un fondamentalista, un bimbo soldato, una donna sacrificata in guerra. Strazi fuori dal tempo conficcati attraverso un’elegante e tagliente ricerca d’immagini e metafore in dialogo con l’aspra e dolce musicalità della drammaturgia.

C’è profonda ironia nei battibecchi fra il moderno Virgilio e l’antico ispiratore Omero che introducono e inframezzano il viaggio. C’è l’amore, Enea e Didone, separazione, maledizione, il di lei suicidio, di potenza rara. Enea la ritroverà, ancora insanguinata. Iarba, servito e riverito, rivolge la frustrazione a papà Giove. In questa babele di riflessioni sull’esistenza di un dio, di un’eventuale misura ultraterrena, sulla colpa, la pena, la guerra, l’amore e l’indecifrabile relazione tra vivi e morti, Anchise chiederà pietà, Enea dovrà lasciarlo andare, senza rassicurazioni, abbandonandosi ad una ancor più inesorabile concezione dell’esistenza.

Esperienza speciale, complici il luogo, le intuizioni scenografiche di Gonzalo Callejas, i liuti, tamburi di Lucas Achirico, la stupefacente bravura dei giovani attori, performer, cantanti e “danzanti” Annalesi Secco, Laura Taddeo, Anna Vittoria Ferri, Davide De Togni, Tommaso Pioli, Alessandro Treccani.

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