Meeple Gate: il caso sta agitando il mondo dei giochi da tavolo
Per chi non frequenta il mondo dei board game, il termine “meeple” è qualcosa assolutamente privo di significato, eppure da quella semplice parola inventata nasce il caso che sta recentemente appassionando gli amanti di questo hobby.
Questa strana storia ha inizio con l’avvento del nuovo millennio, quando nel 2000 arriva nei negozi un gioco da tavolo dal regolamento semplice ma appassionante, intitolato Carcassonne. Ispirato all’omonima cittadina cinta da mura fortificate nel sud della Francia, è composto principalmente da 72 tessere e una serie di segnalini in legno dalla forma vagamente umana, definiti dal manuale di gioco Seguaci (Followers nel regolamento inglese). Questo titolo, pubblicato dall’editore tedesco Hans im Glück, diventa un successo internazionale, al punto che oggi è considerato uno dei “classici moderni” che hanno rivitalizzato il mercato dei board game.
Tra i tanti appassionati di Carcassonne c’è anche la statunitense Alison Hansel che, durante una partita tra amici, chiamò quasi per sbaglio quei caratteristici omini di legno Meeple, una parola nata dall’unione delle parole inglesi “my” e “people” (ovvero “la mia gente”). Soddisfatta del suo neologismo, il 27 novembre 2000 la Hansel pubblicò un post su un forum online dove proponeva alla comunità di giocatori di chiamare le pedine di Carcassonne proprio con la parola che lei aveva inventato. La proposta fu accolta con entusiasmo e presto Meeple diventò lo standard per indicare anche altri tipi di pedine sagomate in legno e non più solo quelle a forma umana. Il suo uso è così frequente che, oltre a finire in alcuni dizionari della lingua inglese/americana, viene anche usata nei titoli di oltre 40 giochi da tavolo e nei nomi di molte aziende del settore, canali YouTube, podcast e negozi specializzati.
Fino a qui sembra una storia dal lieto fine che racconta come un atto di creatività estemporaneo sia stato capace di segnare un intero settore del divertimento; ma il colpo di scena arriva nel 2017. Hans im Glück, che nel frattempo aveva ufficialmente sostituito nel regolamento di Carcassonne la parola Seguaci con Meeple, decide di registrare come “trade mark” presso l’EUIPO (Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale) sia il termine sia la forma della pedina. Questa mossa ovviamente non piace agli altri editori del settore e uno dei più conosciuti, la CMON, redige un documento di oltre 250 pagine per dimostrare che il termine è da anni divenuto consuetudine nel linguaggio degli appassionati e addetti ai lavori e che per questo la richiesta di registrazione andava rifiutata. Preso atto di questa contestazione, l’EUIPO concede sì nel 2019 la registrazione di Meeple a Hans im Glück, ma solo in settori commerciali diversi da quello “giochi e giocattoli”. La flebile gioia scaturita da questa piccola vittoria dura solo il tempo di apprendere che la casa editrice tedesca aveva fatto quella stessa richiesta di registrazione del marchio anche all’ufficio brevetti germanico, il quale approva la richiesta nella sua interezza.
Passano gli anni e questa storia finisce nel dimenticatoio fino a quando, qualche mese fa, una piccola casa editrice a conduzione familiare, la Cogito Ergo Meeple, riceve una diffida per uso non autorizzato del marchio Meeple, forzandola non solo a cambiare la propria denominazione sociale in Cotswold Games, ma anche a trasformare il titolo del loro gioco in uscita Meeple Inc in Tabletop Inc.
In seguito Hans im Glück riconoscerà di aver avuto un comportamento eccessivamente aggressivo, ma questo non smorzerà la crescente preoccupazione tra gli addetti ai lavori, i quali iniziano a prendere le distanze da quel termine tanto diffuso. Nel frattempo, Corey Thompson e Marian McBrine, due personaggi appartenenti alla comunità statunitense dell’industria dei giochi da tavolo, arrivano addirittura a depositare anche loro il termine e il concetto di “meeple”, ma questa volta presso l’ufficio marchi Usa, così da, come da loro dichiarato, « proteggere il termine da azioni predatorie sul territorio statunitense, lasciandolo utilizzabile a chiunque».
Il finale di questa strana storia è ancora da scrivere e probabilmente Hans im Glück non ripeterà nuovamente quell’atteggiamento ostile nei confronti di chi usa il suo marchio in Europa, ma è innegabile che questa vicenda spinga chiunque a porsi domande su quanto i meccanismi di registrazione di un marchio siano leciti, anche perché in questo caso si è trattato di appropriarsi di un termine che non è stato inventato dagli editori del gioco, ma dalla creatività di un’appassionata giocatrice di Carcassonne e che era stato per anni “proprietà” di un’intera comunità.
di Carlo Chericoni
© Copyright 2024 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE