Addio a Luigi Buscarini: ”Ha cresciuto un’intera generazione di medici”
06 Agosto 2024 16:39
Luigi Buscarini, che ha cresciuto un’intera generazione di medici, si è spento a 91 anni circondato dai suoi cari, fra cui la moglie Patrizia e i figli Elisabetta – che ha seguito le orme del padre e adesso è primaria di gastroenterologia a Crema – Elena e Daniele, ma anche otto nipoti e sedici bisnipoti.
Il suo è stato un nome di spicco nella sanità piacentina, e non solo, nei decenni del secolo scorso. Ricoprì ad esempio il ruolo di primario di Medicina generale dell’ospedale di Piacenza, concentrandosi su due filoni: gastroenterologia ed ematologia. Ma questa è solo una delle tante attività per le quali è ricordato, perché la sua carriera professionale, accademica, clinica e scientifica è stata ricca di intuizioni pionieristiche. Come sottolinea l’ex primario di oncoematologia Luigi Cavanna, che con lui ha lavorati dal 1981 al 1994: “Buscarini ha rappresentato una pietra miliare per la sanità piacentina, insegnando a tanti di noi sia la medicina sia la tecnologia che si andava sviluppando in quegli anni”.
promotore dell’innovazione tecnologica
Divenuto primario a 31 anni del reparto di medicina dell’ospedale di Fiorenzuola, Buscarini avrebbe successivamente introdotto molte tecnologie allora all’avanguardia di diagnostica avanzata cardiologica, ematologica ed il primo centro di dialisi della provincia di Piacenza.
Nel 1981 è primario di Medicina generale dell’ospedale di Piacenza, grande reparto con 80 posti letto, che diviene rapidamente sotto la sua guida molto moderno, con l’utilizzo di tutte le tecnologie più all’avanguardia: dall’endoscopia digestiva a quella pneumologica, all’ecografia diagnostica e interventistica, alla laparoscopia, alla diagnosi e trattamento delle malattie ematologiche.
Nel 1995 Buscarini dà vita al primo reparto di gastroenterologia dell’Ospedale di Piacenza che guiderà per cinque anni fino al suo pensionamento. Nel Duemila gli succedette Fabio Fornari. “Ci invitava a mettere in discussione tutto quello che facevamo – dice quest’ultimo – a capire se andava bene e a rivalutarlo. Ci ha fatto crescere, quelli con lui sono stati anni di grande sviluppo del nostro ospedale”.
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