Cantanti, veline e dj: gli anni d’oro del Carisma, tempio della movida a Pecorara
19 Agosto 2024 12:54
La movida spensierata e festosa di Ibiza in salsa agreste, un’astronave con luci stroboscopiche ed effetti speciali planata tra i boschi, un Billionaire ante litteram e alla portata di tutti sbucato tra campi, stalle e case in sasso: questo era il Carisma, tempio del divertimento capace di attrarre in alta Val Tidone dalla fine degli anni Ottanta un popolo di nottambuli che si metteva in viaggio fin dalla “Milano da bere” di quell’epoca. Qui, a metà strada tra Nibbiano e Pecorara, si potevano incontrare le veline Maddalena Corvaglia ed Elisabetta Canalis, farsi una foto con presentatrici e Dj famosi come Federica Panicucci e Albertino, assistere a spettacoli di cabarettisti, cantanti, aspiranti Miss Italia. Qui è passato Ligabue per promuovere il disco d’esordio, qui ha fatto la prima esibizione pubblica in pantaloncini corti da rapper un giovanissimo Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti. Un passato glorioso a cui fa da contraltare un presente di rovina e disfacimento. Il bosco si sta mangiando le piste all’aperto, i rovi hanno oltrepassato le mura di cinta, le sale portano i segni del tempo e del passaggio di vandali.
Una storia nata in riva al Tidoncello
“Arrivavamo a fare tremila persone a serata. Ospitavamo anche concerti come quelli di Ligabue e Jovanotti ma era il sabato sera che andavamo forte. Alla consolle c’erano i migliori Dj, nomi capaci di richiamare un pubblico che non ci si immagina. E infatti venivano da Milano e da Pavia”. Paolo Bersani, classe 1967, originario di Castel San Giovanni, ha vissuto in prima fila quegli anni e racconta con piacere la stagione d’oro di questa scheggia di “dolce vita” sorta in riva al Tidoncello.
Tutto nasce nei primi anni Settanta, dal sogno di due coniugi di Montemartino, una vicina frazione di Pecorara, che costruiscono su un terreno di loro proprietà un ristorante con campi da bocce e tennis e una piscina alla quale si accede attraversando un parco dove ci sono voliere con uccelli esotici e pavoni che fanno la ruota. Un locale decisamente avanti sui tempi che arriva ad avere fino a quattrocento clienti alla domenica. Apre nel 1975 e nella taverna c’è un piccolo “dancing” dove si balla e si sorseggia whisky ai tavolini. Nasce con il nome Mesa Verde, lo stesso che lo accompagnerà poi nell’ultima fase di vita.
La Mesa Verde lavora (e bene) per una decina di anni poi chiude e il locale passa di mano. I primi proprietari non hanno figli, il posto è acquistato da due imprenditori, i fratelli Pisani, che lo mettono sul mercato. “All’epoca mio fratello Cesare era proprietario con alcuni soci del Milleluci di Zavattarello – racconta Bersani -. Lavoravo anche io nell’ambito dei ‘ballabili notturni’ come si chiamavano una volta le discoteche. A metà degli anni Ottanta si venne a sapere che la Mesa Verde era in vendita. Cesare e altri soci andarono a parlare con i fratelli Pisani e siglarono un accordo per riaprirlo”.
Della vecchia Mesa Verde restava un edificio piuttosto malconcio e sottodimensionato per il progetto dei nuovi gestori. “Furono fatti sbancamenti da non credersi per creare le piste da ballo all’aperto – ricorda Bersani -. Fu realizzato un corso d’acqua artificiale che attraversava l’arena all’aperto, azionato da due elettropompe grosse come auto che attivavano anche scenografici giochi di fontane. La struttura poteva ospitare fino a 800 persone al chiuso ma d’estate, all’aperto, si arrivava a tremila presenze”. Bersani si occupa della sicurezza del locale e ci lavora fino al Duemila, anno in cui il suo percorso professionale prende altre direzioni: “Certe serate davamo lavoro a una cinquantina di persone, tutte del posto eccetto quelli che all’epoca si chiamavano i ‘buttafuori’ per i quali ci rivolgevamo a una società di Milano. Con una simile mole di gente c’era bisogno di professionisti formati ed esperti”.
“La più bella d’Italia”
“Il Carisma era la discoteca più bella d’Italia”. Parola di Mauro Comaschi, proprietario del Milleluci di Zavattarello, storico locale dell’Oltrepò Pavese (ideato e costruito dallo zio Peppino Comaschi) che quest’anno compie 50 anni di attività (proprio sabato 31 agosto si festeggerà la ricorrenza).
“La Mesa Verde aprì nel 1975 – racconta Comaschi – e ricordo che proprio nel 1975 cambiammo la cabina Dj al Milleluci e la vendemmo a loro. In giro si sapeva che quel posto lavorava tanto, anche se più come ristorante che come dancing. Poi dagli inizi degli anni Ottanta non ne sentii più parlare. Nel 1984 andai a fare un giro da quelle parti e vidi che il posto era in disuso anche se ancora bello”.
Nel 1986 Comaschi viene a sapere che la proprietà è in vendita e, assieme allo zio Peppino, partecipa alla trattativa con i nuovi proprietari della struttura, i fratelli Pisani. L’accordo porta alla nascita di una società, una cordata di otto persone tra cui gli stessi fratelli Pisani, Mauro e Peppino Comaschi e altri soci. Tra loro c’è anche Maurizio Popi, in arte Dj Popi, presenza fissa al Milleluci e, da quasi cinque decadi, protagonista della “vita notturna” dei locali di tutta Italia.
“La mia idea, in origine, era di tenere più o meno la struttura com’era ma gli altri soci vollero fare le cose in grande così fu messo in piedi un progetto imponente per l’epoca – spiega Comaschi -. Nel vecchio ristorante ricavammo una discoteca. Nell’area antistante furono realizzate piste da ballo su vari livelli. La piscina, più in basso, fu riempita di ghiaia e lo spazio adibito a parcheggio. Il posto fu completamente rivoluzionato. Solo il bancone del bar è rimasto quello originale”.
Mercoledì 15 giugno 1988 per il “gran galà di apertura” arriva Corrado Tedeschi da Canale 5. La Mesa Verde riapre come Carisma e inizia un periodo d’oro che dura fino alla metà degli anni Novanta quando si avvertono i primi segnali di un’inversione di tendenza.
Il 1996 è l’anno più buio: “Non veniva nessuno” sintetizza Comaschi. Quell’estate il Carisma resta chiuso. Nel gennaio 1997 Comaschi liquida tutti i soci e da solo prende in mano le redini del locale e prova a ripartire, con un riscontro di pubblico buono anche se non all’altezza degli anni precedenti. Nel 2002 affianca a quella estiva anche una stagione invernale e un calendario di serate fitto di ospiti e artisti. I risultati sono buoni, si arriva a fare anche 700 persone a sera ma nel 2003 la situazione è di nuovo difficile e nel 2005 “eravamo decisamente a pezzi”.
Nel 2006 c’è un altro cambio di pelle dovuto a un’intuizione di Comaschi: quell’estate il Carisma riaccende le luci sotto l’insegna Messico e Nuvole (nome mutuato dalla canzone di Jannacci) e archivia l’estate del 2006 con un bilancio positivo. Le novità sembrano funzionare così Comaschi e suo cugino Fabrizio Monfasani decidono di riprovarci l’anno seguente con un altro nome. Ma quale? “Durante un sopralluogo provammo a buttare giù varie ipotesi poi mi ricordai dei cartelli pubblicitari che vedevo tempo prima lungo le strade e proposi di usare la vecchia denominazione” spiega Comaschi. A giugno del 2007 ecco quindi l’ennesima rinascita: alla Mesa Verde le luci si riaccendono il sabato sera e la stagione estiva ha picchi di 700 persone. Il lavoro sembra tornare a ingranare ma è un’avventura che dura l’arco di poco tempo. Il 31 dicembre 2011 si chiudono definitivamente i battenti.
“Fu un traino per l’economia della valle”
Dj Popi se la ricorda bene la sera del 15 giugno 1988: “Per l’inaugurazione del Carisma facemmo le cose in grande, vennero migliaia di persone. La strada era bloccata dal traffico che c’era, la gente saliva a piedi da Nibbiano”. Fu l’inizio di un periodo proficuo anche per l’economia locale “Dal Carisma traevano beneficio tantissime attività della zona. Fu davvero un traino per la comunità. Il Carisma era innovativo per quegli anni, con giochi d’acqua e luci sul modello dei locali di Ibiza. Era stato progettato da un architetto di Forlì e costruito da un’azienda leader del settore. Il sabato sera c’erano migliaia di persone”.
DJ Popi è una presenza fissa in quegli anni. È lì quando Jovanotti, poco più che ventenne, tiene il proprio primo “Dj set” ufficiale il 6 luglio 1988. “Lo ricordo benissimo, era un mercoledì sera e lui era reduce da una fortunata trasmissione che conduceva su Mediaset” racconta. A fare da spalla a Jovanotti alle basi musicali (allora rigorosamente in vinile) c’è Molella, altro nome di punta della scuderia di Radio DeeJay.
Il 19 luglio 1991 è Ligabue a esibirsi davanti a un pubblico che oggi pare impensabile: settecento spettatori. “In quel periodo era ancora un cantante di nicchia, oggi richiama 100mila persone. Detto ciò – sottolinea Dj Popi – anche nelle serate meno affollate facevamo numeri che oggi sarebbero un successo per gli standard attuali”. Per il concerto il rocker di Correggio incassa tutto compreso (band, tecnici, luci, audio) 17 milioni di vecchie lire oltre a 3 milioni 230mila lire di IVA. La collaborazione con Radio DeeJay (dove Maurizio Popi è di casa) porta in Val Tidone personaggi famosi: Linus (che Dj Popi conosce da quando entrambi, giovanissimi, lavoravano al Mariposa, storico negozio di dischi di Milano), Nicola Savino, Fargetta, Albertino e tanti altri. Al Carisma fanno serate Zuzzurro e Gaspare, Dario Ballantini, un giovanissimo Amadeus. Anche Beppe Grillo fa tappa per alcuni spettacoli. In occasione di una di queste date si trattiene per un paio di giorni di villeggiatura a Pecorara: chi l’ha incontrato in quei giorni racconta di un Beppe Grillo particolarmente entusiasta del clima e del cibo della zona.
Nel 2001 si spengono le luci
Della parabola del Carisma – Mesa Verde oggi rimane una struttura che il tempo e la natura stanno sfasciando lentamente ma inesorabilmente. “Un posto del genere potrebbe essere riconvertito per usi sociali, per farne una casa di riposo – riflette Dj Popi – ma per come è messa ora i costi sarebbero impressionanti”. Di certo è da escludere un ritorno a quel glorioso passato. “Sarebbe impossibile e non avrebbe più senso, oggi la gente va alle feste di piazza. Il mondo è cambiato”. Dello stesso parere è anche Bersani: “Oggi locali così grandi funzionano solo nelle località di villeggiatura più famose. Quegli anni non si ripeteranno più”.
Comaschi però non chiude alla possibilità di una clamorosa ripartenza: “Nel 2019 parlai con Stefano Pisani, figlio di uno dei due fratelli Pisani e oggi proprietario del complesso, della possibilità di riaprire. Non più come discoteca, per via delle norme e degli obblighi che rendono impossibile avviare una nuova attività, ma con una licenza da bar e aprendo solo una parte della struttura”. Ne era seguito un sopralluogo con alcuni tecnici per valutare gli interventi da fare poi il Covid ha fermato tutto. Comaschi però non demorde: “So bene i costi che comporterebbe una simile operazione ma è una questione di orgoglio. Nella mia carriera ho gestito e ridato slancio a discoteche che si credevano finite. Farlo ancora una volta alla mia età sarebbe una bella soddisfazione. Ancora oggi in televisione non passa giorno che non si veda almeno un artista che è stato in un mio locale”.
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