“La città degli inganni”, la forza della volontà individuale in un’oscura distopia

30 Agosto 2024 13:31

“La città degli inganni”, di Rachele Borghesi, pubblicato dal Gruppo Albatros il Filo, è un romanzo di genere urban fantasy, dove l’immaginazione si fonde alla complessità della vita moderna per comporre allegorie e metafore che rivelano il pensiero dell’autrice a proposito delle profonde tematiche affrontate nella sua opera: ambientata in una città spietata, dominata da forze oscure e affamate di controllo, “La città degli inganni” esplora temi quali il tradimento, la giustizia e la lotta per l’autodeterminazione, rivelando una trama ricca di tensione che si manifesta nei profondi conflitti interiori dei personaggi. La narrazione magnetica di Rachele Borghesi intreccia questi argomenti con semplicità ed eleganza, permettendone la lettura sia ai giovani coetanei dell’autrice, nata a Roma il sei dicembre 2003, che agli adulti appassionati del genere: è adatta a chiunque cerchi una trama coinvolgente e tematiche profonde, tanto oscure nei loro disperati abissi quanto luminose nelle alte vette di speranza che raggiungono. Se uno dei due piatti della bilancia narrativa dell’opera è appesantito dall’inganno
, dalla crudeltà della città che non funge soltanto da sfondo, ma è una presenza viva e torbida che interagisce con i personaggi, sull’altro piatto, a risollevare il morale e l’equilibrio delle forze in gioco, si trovano i desideri della protagonista, Brooke, i suoi sogni e l’ardente passione costantemente alimentata dal suo spirito indomito, contemporaneamente in grado di dimostrare forza e fragilità. Una giovane donna che emerge come un simbolo di resistenza e determinazione, cercando di mantenere il controllo della propria vita, inseguendo il proprio ideale di giustizia nella ricerca della verità: una lotta sia esterna, contro le minacce circostanti, sia interna, contro i propri dubbi e le paure a proposito della sua diversità. Brooke infatti non è umana, non del tutto: appartiene alla Terza specie, individui creati in laboratorio, vittime di estrema discriminazione, motivo di una sofferenza che attraversa tutta l’opera e si manifesta in molte forme: fisica, emotiva e psicologica. Emarginazione e persecuzioni capaci di infliggere tanto dolore al corpo quanto alla mente delle sue vittime: questa duplice sofferenza viene esplorata con sensibilità, mostrando come essa influisca non solo sulla vita quotidiana dei personaggi, ma anche sulle loro relazioni e sul loro modo di percepire il mondo.

“Mi chiedevo quando sarebbe finito quell’incubo. Mi addormentavo e stavo all’inferno, mi svegliavo con la consapevolezza che ero in un inferno anche peggiore”, racconta Brooke, insieme protagonista e narratrice dell’opera: “Ciò che vivevo di notte era solo quello che sarebbe accaduto poco più in là, ecco perché non riuscivo mai a respirare: ero già annegata. L’unica cosa che la vita era tenuta a concedere, cioè la pietà di non vedere la famiglia piangere la morte di un loro caro, mi era stata portata via dalle ore notturne. A volte pensavo a cosa avrei fatto se avessi avuto la possibilità di diventare umana, li odiavo eppure avrei ucciso per essere come loro, perché avevano una qualità, un dono, che io potevo solo ammirare da lontano: la vita”

Attraverso una narrazione avvincente e una caratterizzazione complessa dei personaggi, l’autrice riesce a mettere in luce le difficoltà di chi vive ai margini della società, esplorando le implicazioni della diversità, della memoria e della sofferenza in una società che rifiuta ciò che non comprende o che percepisce come differente, costringendo chi ne è vittima a combattere per ogni diritto, ogni briciola di accettazione: un mondo che, sebbene immaginario, riflette molte delle sfide del nostro presente. La narrazione in prima persona, limitata dalla prospettiva individuale, permette una profonda introspezione di Brooke e contribuisce a creare un alone di mistero intorno ai personaggi dell’opera, le cui intenzioni rimangono celate e sembrano sempre nascondere moventi diversi da ciò che manifestano apertamente, proiettando il lettore in una narrazione avvincente che spinge a interrogarsi su chi sia realmente sincero e tenendo alta la suspense con una raffinata distribuzione delle informazioni. I segreti vengono rivelati gradualmente e con precisione e scavano, passo dopo passo, un tortuoso sentiero verso l’avvincente finale. In questo percorso, l’autrice esplora il dolore della perdita e la forza della volontà, nostalgia e desiderio, che si manifestano nel vuoto spazio dell’assenza. La memoria gioca un ruolo cruciale nell’opera, non solo come elemento narrativo ma anche come strumento attraverso il quale i personaggi tentano di mantenere un legame con il loro passato e di dare un senso alle loro esperienze: un luogo di rifugio ma anche di tormento, dove anche i ricordi traumatici riemergono con forza, portando alla luce quei dolori che i personaggi cercano disperatamente di superare. L’affermazione dell’identità e la ricerca di appartenenza della protagonista, le sue riflessioni a proposito del padre, sono in grado di creare una spontanea empatia con il lettore, che potrebbe rispecchiarsi nel costante oscillare di Brooke tra speranza e disillusione, tra il desiderio di realizzarsi e la consapevolezza delle difficoltà che la aspettano, mentre cerca di capire chi sia veramente e di trovare un posto nel mondo che rispecchi i suoi valori e le sue convinzioni, confrontandosi con scelte morali difficili che mettono alla prova la sua integrità e la sua capacità di rimanere fedele a se stessa.

“La città degli inganni” è un romanzo stimolante, caratterizzato da uno stile fluido e incisivo, capace di evocare immagini vivide e intense emozioni. Denso di significato, e capace di mostrare personaggi complessi e credibili: ognuno di essi ha una voce propria, con motivazioni e desideri ben delineati. L’autrice dimostra inoltre particolare abilità nel caratterizzare l’ambiente urbano, dove anche gli edifici e le strade sono cariche di oscure implicazioni, parte di un puzzle più grande e complesso, e dipingono un’
atmosfera cupa e avvolgente che trascina il lettore in un mondo dove la linea tra realtà e inganno è sottile e sfocata, pericolosamente labile: si distingue sia per la profondità tematica che per la capacità di raccontare una storia piena di colpi di scena. È un’opera che invita alla riflessione, spingendo il lettore a interrogarsi sull’importanza di rimanere fedeli a se stessi in un mondo in cui le apparenze spesso ingannano. Una narrazione capace di coinvolgere ed emozionare, frutto della spontanea e giocosa penna di Rachele Borghesi, a cui piace trasformare il mondo e le storie e filtrarle, cambiarle per creare affascinanti e vivide allegorie.

“Quando la morte verrà a prenderti seguila con orgoglio ripensando alla bella vita. Chi aveva pronunciato quelle parole? Perché mi erano così tanto familiari? Strinsi gli occhi cercando inutilmente di ricordare, forse era stata un’infermiera dell’ospedale? Pensai alla persona che era morta in quella casa. Non conoscevo il suo nome o le fattezze del suo volto però eravamo la stessa cosa, faceva parte di una grande famiglia: la mia”.

La responsabilità editoriale e i contenuti di cui al presente comunicato stampa sono a cura di NEW LIFE BOOK

© Copyright 2024 Editoriale Libertà