Vendemmia, pesanti perdite e costi ingenti: “In 10 anni addio a 900 aziende”

09 Settembre 2024 10:31

“A rischio l’intera filiera”. Forte preoccupazione per la campagna dell’uva 2024 nel Piacentino. Coldiretti Piacenza sottolinea come la vendemmia e tutte le fasi che l’hanno preceduta siano state fortemente condizionate dal clima che ha fatto lievitare i costi, con notevoli difficoltà operative per le attività di difesa e per tutte le lavorazioni agronomiche.

In particolare, il 2024 è stato pesantissimo per i produttori biologici che hanno dovuto intensificare tutte le operazioni di difesa per salvare le produzioni a causa delle abbondanti piogge primaverili, sostenendo così costi altissimi in molti casi purtroppo senza efficacia. Il calo delle quantità raccolte in generale sarà comunque molto significativo anche nel convenzionale.

A confermare le gravi criticità dell’annata sono gli stessi produttori. Andrea Vercesi con vigneti biologici in Alta Val Tidone spiega come le spese per l’intensificarsi dei trattamenti, necessari per salvare la produzione, siano state molto alte e “nonostante ciò le perdite raggiungono in alcuni appezzamenti punte fino al 70%. Un’annata eccezionale e senza precedenti nella sua negatività”.

Gianluca Maserati delle aziende agricole “Casamiglio” e “La Pioppa”, di Ziano, rileva come non solo le piogge, ma anche lo sbalzo termico registrato durante le fasi di germogliamento abbia contribuito alla minor produzione di grappoli. “Siamo riusciti a salvare la produzione, ma registriamo perdite importanti quantitative. La nota positiva è l’interesse mostrato all’acquisto di uva con le prime contrattazioni e quotazioni che sembrano più incoraggianti, l’auspicio è che sia il segnale di un cambio di passo assolutamente necessario”.

“La viticoltura rischia di scomparire”

Il bilancio dell’azienda “Terre d’Angelo” di Ziano parla di cali fino al 50% nel convenzionale, a seconda delle posizioni e delle varietà: “Non riusciamo più a fare reddito già da diversi anni – afferma il titolare Marco Massari- sono preoccupato dai costi di quest’annata perché nel 2023, abbiamo sostenuto un conto di oltre 7mila euro all’ettaro e si trattava di un anno, seppur critico per la siccità, molto più positivo per il contenimento dei trattamenti. Ci tengo a sottolineare come la viticoltura piacentina insista soprattutto sulla collina con pendenze rilevanti e tutte le difficoltà ad esse legate. E’ ovvio che il prezzo dell’uva debba salire, in modo rilevante rispetto agli scorsi anni. Noi tiriamo avanti grazie alla cantina privata, ma condurre un’azienda viticola che produce solamente uva, non garantisce sopravvivenza. La situazione deve cambiare, altrimenti la nostra viticoltura rischia di scomparire anche perché senza il giusto riconoscimento alle imprese non potrà garantire il ricambio generazionale e il futuro in agricoltura ai nostri giovani”.

IN 10 anni PERSE QUASI 900 AZIENDE nel piacentino

Di fronte a un quadro così critico, Coldiretti Piacenza interviene con un appello al senso di responsabilità di tutta la filiera affinché garantisca il giusto reddito ai produttori piacentini che continuano ad affrontare grossi sacrifici.

I dati parlano chiaro: la viticoltura piacentina ha bisogno di essere valorizzata dal mercato. “Dal 2012 al 2022 – spiega il responsabile vitivinicolo di Coldiretti Piacenza Dario Panelli – nella nostra provincia si sono persi circa 600 ettari di vigneti, scesi da 5.600 a 5.000 e il numero delle aziende ha subito un calo ancora più drastico passando da 2.275 a 1.407, seppur con superfici medie aziendali cresciute di oltre un ettaro. Questo principalmente perché i produttori continuano ad affrontare annate con redditi al di sotto dei costi produttivi”.

“È chiaro – afferma il direttore di Coldiretti Piacenza Roberto Gallizioli – che senza un cambio di passo rischiamo di continuare a perdere aziende ed ettari e con essi tradizioni ed eccellenze, questo si traduce in una perdita per tutta la filiera, sia in termini occupazionali sia di indotto”.

“La situazione che vive la viticoltura è pesante e in un anno in cui la produzione cala – conclude il direttore– confidiamo che il prezzo dell’uva salga, a differenza di quanto accaduto in passato, poiché è assolutamente necessario dare futuro ad una produzione, con forti tradizioni radicate e un’alta qualità riconosciuta, anche attraverso scelte coraggiose sia in termini di valorizzazione delle nostre eccellenze sia di nuovi sbocchi di mercato”.

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