Intelligenza artificiale a scuola: “Studenti entusiasti, poi la meraviglia è svanita”

21 Settembre 2024 16:08

L’Intelligenza Artificiale può rappresentare un’importanza occasione, ma va maneggiata con cura, soprattutto quando si parla di giovani generazioni. “La scuola alle prese con l’Intelligenza Artificiale”, appuntamento del festival in collaborazione con la Fondazione Golinelli andato in scena all’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, moderato dalla giornalista di Telelibertà Marzia Foletti, ha messo in luce la sfida complessa che ci attende, soprattutto in ambito scolastico dove c’è l’esigenza di sfruttare il potenziale dell’intelligenza artificiale per migliorare l’apprendimento, ma senza trascurare la crescita emotiva e relazionale dei giovani.

Il primo spunto è giunto da chi l’IA l’ha portata in classe. Giulia Lorenzoni, autrice di un libro sull’argomento, spiega di essersi lasciata affascinare da ChatGPT, cercando di abbinare l’insegnamento tradizionale alla nuova tecnologia. “Gli studenti interrogavano la macchina come fosse un umano – dice – erano entusiasti, ma pochi mesi dopo abbiamo ripetuto una sperimentazione più strutturata e quell’entusiasmo era svanito”.  Collegato da remoto, Adriano Fabris, docente di Filosofia morale dell’Università di Pisa, che si occupa di etica delle tecnologie, spiega che nella scuola la sfida è una sola: “Non dobbiamo antropomorfizzarla, è istintivo farlo, ma il termine “intelligenza” è già di suo fuorviante. Inoltre – continua – non dobbiamo farci sostituire, c’è differenza fra un affiancamento e una delega o sostituzione. In quest’ultimo caso si tratterebbe, per noi umani, di una perdita di competenze”. Daniele Bruzzone, docente della facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica aggiunge: “L’Unesco ha stabilito un primo gruppo di competenze da sviluppare, non solo di carattere tecnico, ma anche etico”.

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