Festa dei nonni: angeli custodi che raccontano le loro esperienze a Libertà

02 Ottobre 2024 13:30

Oggi, 2 ottobre, il quotidiano “Libertà” racconta alcune storie di nonne e nonni normali e particolari: nonni giovani e meno giovani, nonni che hanno lasciato il proprio Paese dove abitano figli e nipoti, che cercano di far loro dimenticare la guerra con piccoli doni o che litigano sulle gobbe dei dromedari. È stato chiesto anche ai nipoti cosa rappresentino per loro i nonni e viceversa.

Oggi infatti ricorre la “Festa dei Nonni”, istituita nel 2005, che coincide con la festività degli angeli custodi, simboleggiando il ruolo protettivo e custode che questi familiari hanno nella vita dei nipoti.

Sul quotidiano vengono raccontate alcune storie di nonni, come quella di Angela Lanero, che a 55 anni ha scoperto la gioia di essere nonna di due nipotine. Angela e suo marito Tino dedicano molto tempo alle nipoti, partecipando attivamente alla loro crescita e ai loro giochi.

Poi c’è la storia di Jenny, una nonna anticonvenzionale che ha 45 anni e vive la sua nuova vita familiare in modo unico. Sebbene lavori di sera e non possa passare quanto tempo vorrebbe con il nipote Liam, riesce a divertirsi con lui portandolo al parco giochi e a mangiare in piadineria. Jenny riflette sui vantaggi e svantaggi di essere nonna a un’età giovane, evidenziando l’energia che ha per giocare con Liam, ma anche la mancanza di tempo a causa del lavoro.

Elena Yovdii, badante di 46 anni, vive in Italia da sette anni, mentre i suoi cinque nipoti risiedono in Ucraina, vicino a Dibrova. Pur non avendo molte foto con loro, considera essere nonna una grande gioia. Elena è diventata nonna a 39 anni e, nonostante le distanze, mantiene un legame forte con i nipoti, sentendoli quotidianamente.

L’ultima visita ai nipoti risale a giugno e, mentre si preoccupa per la situazione in Ucraina, dove i bambini vivono con frequenti allarmi e rifugi, riceve anche visite dai nipoti. Elena spedisce regolarmente pacchi in Ucraina, contenenti beni di prima necessità e piccoli regali, sottolineando che la sua vita in Italia è dedicata anche a loro, che le mancano costantemente. La sua storia riflette la resilienza e l’amore di una nonna che, pur vivendo lontana, si impegna a rimanere presente nella vita della sua famiglia.

 

A Pittolo, vicino a Piacenza, vive una famiglia che rappresenta un bell’esempio di convivenza intergenerazionale: i giovani Leonardo e Samuele Baffi, insieme ai loro nonni Mirella Del Papa e Pietro Mazzocconi. I nonni, originari delle Marche, si sono trasferiti a Piacenza per motivi di lavoro e hanno sviluppato un forte legame con i nipoti, specialmente dopo essersi trasferiti insieme in una casa più grande.

Gli articoli di Elisabetta Paraboschi e Leonardo Chiavarini su Libertà

 

FESTA DEI NONNI: L’EDITORIALE DEL DIRETTORE GIAN LUCA ROCCO

Quando sento parlare di welfare, di aiuti alle famiglie, di natalità, la prima cosa che mi viene in mente è che l’Italia è un Paese fondato sui nonni. Per storia e tradizione, esistono pochi luoghi nel mondo dove il ruolo di “ammortizzatore sociale” ricade sulle spalle dei più anziani come qui da noi. Da una parte, è una cosa bellissima, perché la famiglia è una straordinaria risorsa che spesso sottovalutiamo. Dall’altra parte pone un sacco di questioni su come non si possa lasciare sempre il cerino in mano a chi dovrebbe essere governato: il rischio di bruciarsi, e in questo caso la scottatura è prima di tutto non fare figli perché non si sa come crescerli, è veramente alta. Ma oggi non ci pensiamo. Celebriamo una giornata speciale e persone speciali: i nostri nonni. E allora li celebro anche io, nipote fortunato, che sono riuscito a godermeli tutti e quattro e di tutti e quattro ho ricordi diversi ma bellissimi. Mesi passati in villeggiatura, ai miei tempi si diceva così, in Piemonte o Calabria. Camminate solitarie con mio nonno materno, Saverio, crotonese normanno arcigno e silenzioso, reduce dalla disfatta in Russia, con cui pescavo o giocavo a briscola (mi ha insegnato a perdere e il valore della vittoria, non ha mai raccontato di come avesse attraversato l’Europa a piedi). Pranzi e settimane intere con mio nonno paterno, Giovanni, considerato imprenditore duro e spigoloso e, narrano le cronache, completamente rincoglionito con la mia nascita, ex ufficiale del Regio Esercito di stanza a Taranto (mi ha insegnato l’amore incondizionato per una persona e a vincere anche se non me lo meritavo). Mia nonna materna, Michelina detta Lina, calabrese pure lei, tratti greci e altezza di un hobbit, capacità culinarie di Cannavacciuolo, appassionata lettrice di Grand Hotel e di ogni fotoromanzo (mi ha insegnato il valore della pazienza). Mia nonna paterna, Paola, tenutaria decaduta della campagna cuneese, orfana da ragazzina, ossessionata dalla pulizia della casa, dai dolci di Panarello e con gli stessi sbalzi d’umore di un adolescente innamorato (mi ha insegnato a capire le persone senza giudicarle, lei per prima). Mi hanno voluto bene e sono stati contraccambiati, da me e da mia sorella. Sono stati un tesoro, quattro lingotti nello scrigno dei ricordi, quattro tessere importanti del puzzle che sono io. Perché i nonni sono questo: non sono baby-sitter a costo zero, ma centrifughe d’amore, d’attenzione e di esperienza per i loro nipoti. E pazienza se ogni tanto invece di educare, viziano: i nipoti hanno davanti tanti anni in cui quei vizi, e quei nonni, li desidereranno come acqua nel deserto.

Gian Luca Rocco, direttore Libertà 

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