“Gesù, non potevi aspettare lunedì?”, la ricerca di una fede che si adatti ai mutamenti del tempo

30 Settembre 2024 16:45

L’opera “Gesù, non potevi aspettare lunedì?”, scritta da Alberto Caglio e pubblicata da Europa Edizioni, rappresenta un viaggio profondo e riflessivo nel cuore della fede cristiana e nelle questioni più controverse che la circondano. Partendo dalla premessa di un dialogo con il fratello di “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij, l’autore esplora con delicatezza i dubbi esistenziali che molti, credenti e non, si pongono riguardo al senso della vita e alla complessità del rapporto con il divino. Caglio affronta il tema con un’introspezione personale, cercando di tracciare una linea di pensiero che si dipana tra la tensione delle tradizioni religiose e la necessità di trovare risposte adeguate nel presente.

L’idea centrale del libro non è quella di mettere in dubbio l’esistenza di Dio o di Gesù, ma di interrogarsi sull’immagine che ci viene effettivamente proposta dalla religione: l’autore mette in evidenza come le rappresentazioni di Dio e di Cristo cambino nel tempo e nello spazio, influenzate dalle diverse tradizioni religiose e dalle interpretazioni dei testi sacri. L’oscillazione tra un Dio punitivo e rigido del Vecchio Testamento e l’immagine misericordiosa e amorevole del Sacro Cuore di Gesù è emblematica di questo dilemma teologico che attraversa i secoli e che, ancora oggi, influenza profondamente il modo in cui i fedeli percepiscono il loro rapporto con il divino.

Uno dei punti salienti del testo è il racconto dell’aneddoto che dà titolo al libro, in cui si narra la vicenda di una madre che, di fronte alla richiesta di sua figlia anoressica di bere un cappuccino con una brioche fuori orario, rifiuta categoricamente per non infrangere le regole alimentari. Questa vicenda mette in luce, in modo drammatico, come l’incomprensione e la rigidità possano portare a conseguenze tragiche, laddove la flessibilità e l’empatia avrebbero potuto offrire una soluzione diversa: la madre, intrappolata in una visione del mondo inflessibile, si dimostra incapace di accogliere il bisogno della figlia, sacrificando persino la propria figlia sull’altare di regole che non possono essere messe in discussione.

“Uno psichiatra era stato chiamato da una madre disperata: ‘Ho la figlia ricoverata in ospedale in fin di vita, perché si ostina a rifiutare il cibo, è anoressica’. Il medico accorre e cerca di arrivare ad una prima chiarificazione dei motivi che portano la ragazza ad un rifiuto così categorico. Finalmente il giorno dopo, verso le 17, lo psichiatra esce dalla stanza e con sollievo comunica alla mamma che la figlia, per il momento, accetta di alimentarsi: gradirebbe un cappuccino con una brioche. Per tutta risposta la madre si mette a gridare: ‘Dottore, non se ne parla nemmeno, non ricominciamo con questi vizietti, altrimenti a cena che cosa mai mangerà! Possibile che non possa aspettare l’ora di mettersi a tavola? Mia figlia vuole sempre comandare lei. Mi dice dottore, dove si può arrivare di questo passo?’. La morte venne a chiudere il conflitto.”

Caglio evidenzia come questo approccio rigido e dogmatico non sia solo un problema familiare o educativo, ma si estenda anche al campo religioso e politico. La domanda centrale che l’autore si pone è: “Quale idea dell’uomo ha Dio?”, da questa riflessione scaturiscono altre domande cruciali: quale idea hanno i governi riguardo ai cittadini dello Stato che amministrano? Qual è l’idea della Chiesa riguardo ai propri fedeli? E quali sono le convinzioni dei genitori riguardo ai propri figli? Le risposte a queste domande delineano il modo in cui genitori, governi e religioni si relazionano con gli individui, influenzando profondamente il modo in cui gli esseri umani vivono e comprendono la loro esistenza.

Nel libro emerge il tema della complessità della comunicazione: tra genitori e figli, tra Stato e popolo, tra Dio e l’uomo. Caglio ci invita a riflettere sul ruolo del malinteso
e su come esso possa distorcere le relazioni, creando divisioni e sofferenze. La narrazione della guarigione del cieco nel Vangelo di Giovanni, in cui Gesù sceglie di guarire un uomo di sabato infrangendo le regole del riposo sacro, diventa un esempio emblematico della tensione tra regola e bisogno umano. L’interrogativo “Gesù, non potevi aspettare lunedì?” esprime, in maniera provocatoria, il conflitto tra il rispetto della legge e la compassione per l’uomo sofferente.

L’intento fondamentale dell’opera è l’invito a riconsiderare il nostro modo di vivere la religione e l’educazione, cercando di trovare un equilibrio tra il rispetto delle regole e l’attenzione ai bisogni individuali. L’autore propone una visione più empatica e comprensiva delle relazioni umane e divine, sottolineando l’importanza del dialogo e della comprensione reciproca. Egli si chiede se, nel corso della storia, anche la religione, come la scienza, non debba essere sottoposta a continue revisioni e aggiornamenti per poter rispondere in maniera adeguata ai cambiamenti culturali e sociali.

L’argomento della revisione della religione tocca un punto delicato e complesso, che solleva domande profonde sulle radici della fede e sulle modalità con cui essa viene trasmessa e interpretata. La rigidità dogmatica, secondo Caglio, rischia di soffocare la vitalità della religione, trasformandola in un’istituzione incapace di rispondere alle sfide del presente. Egli propone un approccio più dinamico e aperto, in cui la religione non si limiti a ripetere passivamente le tradizioni del passato, ma si confronti con le nuove scoperte e i progressi della conoscenza umana.

Caglio si sofferma anche sul concetto di pluralità all’interno della fede e delle interpretazioni religiose. Citando pensatori come il cardinale Martini e filosofi come Levinas e Soroush, l’autore evidenzia come la religione debba aprirsi alla possibilità di diverse interpretazioni e a un continuo dialogo: la capacità di accogliere il dubbio e di rivedere le proprie certezze è considerata essenziale per un cammino di fede autentico. La stessa figura di Dio viene riletta come un’entità capace di evolvere insieme all’uomo, piuttosto che come un’autorità statica e immutabile.

L’autore si rifà anche alla scienza e alla filosofia, citando figure come Paolo De Benedetti e Pico della Mirandola, per sottolineare la necessità di una visione più ampia e pluralista del sapere umano. L’idea che l’uomo sia un essere in continua evoluzione, capace di apprendere dai propri errori e di migliorare attraverso il dialogo e la riflessione critica, è centrale nel pensiero di Caglio. Egli ci invita a non temere l’incertezza e il dubbio, ma a vederli come strumenti utili per crescere e migliorare. “Gesù, non potevi aspettare lunedì?”, è un’opera che invita a riflettere sul modo in cui comunichiamo con gli altri e con noi stessi, e su come malintesi e fraintendimenti possano nascere non solo tra individui, ma anche nel rapporto con la fede e con Dio. La soluzione proposta da Caglio è quella di abbandonare la paura dell’errore e di aprirsi alla possibilità di apprendere continuamente, riconoscendo che la verità non è monolitica, ma un percorso che si costruisce attraverso il dubbio e la comprensione reciproca.

“Gesù, non potevi aspettare lunedì?” è un’opera che affronta con grande lucidità e sensibilità temi profondi come la fede, l’educazione e le relazioni umane, proponendo una visione di Dio e dell’uomo non più basata sulla rigida obbedienza alle regole, ma su una dinamica di crescita, dialogo e apprendimento.

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