“La ricerca in Africa di Dio”, un cammino spirituale tra fede e sofferenza

28 Settembre 2024 13:00

La ricerca di Dio è uno dei temi più antichi e connaturati alla nostra esperienza umana, una domanda che attraversa epoche, culture e contesti geografici. È una tensione profonda, radicata nel cuore dell’uomo, che emerge dal bisogno di dare un senso alla propria esistenza, di trovare una risposta al mistero della sofferenza e del dolore, e di scoprire, attraverso la trascendenza, una verità più grande. Nel suo libro d’esordio,
“La ricerca in Africa di Dio” (Europa Edizioni), Michele La Rosa declina questo tema in modo tanto personale quanto universale, poiché racconta non solo il cammino spirituale dell’autore, ma anche la scoperta di una fede che si manifesta nella quotidianità del servizio e nell’ascolto dell’altro.

L’autore cremonese sceglie di mettere a nudo i propri intenti sin dall’inizio, costruendo un dialogo onesto e profondo con i suoi lettori: “All’inizio di questo mio percorso non ero molto credente e forse in alcune espressioni lo si può notare. Per esempio, la rabbia del primo racconto non è certamente un sentimento cristiano. Volendo però testimoniare le reali emozioni che mi hanno accompagnato in questo cammino di crescita umana e spirituale e il loro evolversi, è presente anche questa espressione, quella di
un giovane davanti a una insopportabile ingiustizia: milioni di persone che rischiano di morire di fame”. Il contesto africano diventa così lo sfondo privilegiato per questo dialogo tra l’uomo e il divino, un luogo dove le domande esistenziali si scontrano con una realtà segnata dalla povertà, dalla sofferenza e dall’ingiustizia. Tuttavia, è proprio in questo scenario apparentemente arido e disperato che si rivela la presenza di Dio. Attraverso l’incontro con l’altro, con chi soffre e con chi vive ai margini, l’autore riscopre il volto di un Dio che non è distante, ma che si incarna nella vita degli ultimi. È una ricerca che nasce dal silenzio del cuore, ma che si concretizza nell’azione quotidiana, nella solidarietà e nel servizio.

Il libro è una raccolta di racconti che ripercorrono l’esperienza dell’autore durante un periodo di volontariato missionario con il movimento Comboniano. Dapprima l’obiettivo di La Rosa è portare in Africa competenze tecniche – in veste di service engineer prima, network engineer poi – ritenendo le telecomunicazioni estremamente utili allo sviluppo materiale e culturale delle aree in via di sviluppo del continente. Poi i suoi viaggi diventano qualcosa di più, un dialogo aperto tra il credente e il divino, filtrato dalle sofferenze e dalla povertà di una terra troppo spesso dimenticata. La Rosa non nasconde i propri dubbi e le paure iniziali, ma presto li guida in un percorso di
riscoperta della fede, ricco di ostacoli, ma anche di momenti di grazia.

La prospettiva attraverso cui l’autore si avvicina al contesto africano è duplice: da un lato c’è l’ascolto della “voce dell’Altissimo”, che si manifesta nella quotidianità della vita missionaria, dall’altro c’è l’ascolto della “voce dei poveri”, un’esperienza che trasforma profondamente La Rosa e lo coinvolge in un cammino spirituale senza eguali. La descrizione della realtà africana, come nel racconto iniziale di “L’Africano”, è al tempo stesso cruda e piena di meraviglia. La Rosa ci porta in un contesto in cui la bellezza naturale del paesaggio si scontra con la sofferenza umana, e il protagonista si ritrova a confrontarsi con la dura realtà della povertà estrema. Ma è proprio in questo contesto che egli inizia a intravedere il senso del suo cammino. Ogni racconto non è solo un semplice resoconto delle esperienze vissute, ma diventa un pretesto per riflettere su
questioni teologiche e spirituali più ampie. L’autore cita frequentemente passi della Bibbia, utilizzandoli come base per interpretare le sue esperienze. Ad esempio, il Salmo 63 ricorre spesso come metafora dell’assetato che cerca Dio in una terra arida e senz’acqua, un’immagine che ben si adatta alla sua esperienza missionaria in Africa.

La Rosa fa ampio uso di riferimenti alla mistica cristiana, come nelle figure di San Paolo e di Giobbe. La sua esperienza personale è spesso messa in parallelo con queste figure bibliche, così da creare un dialogo tra l’esperienza umana di sofferenza e il mistero della fede. Nel capitolo “La mistica nei poveri”, ad esempio, La Rosa riflette sul modo in cui la povertà estrema diventa un luogo di incontro con Dio. In questo intimo confronto avviene la trasformazione interiore dell’autore, una metamorfosi che passa attraverso l’incontro con i poveri e con Dio. Nel racconto “La Sinti e l’Ebreo”, La Rosa riflette sulla sua evoluzione personale, sottolineando come il suo incontro con la miseria e la sofferenza abbia cambiato profondamente il suo modo di vedere il mondo. “Da quando sono andato in Africa non riesco più a ignorare queste persone. Una volta le giudicavo, ora il mio atteggiamento è cambiato”. Ma forse il momento più toccante del libro è il racconto “Il Vagabondo a Nairobi: ‘Sono io che ti ho cercato!’”, in cui La Rosa narra un incontro straordinario con un uomo misterioso nella baraccopoli di Kibera
. Questo incontro diventa il simbolo dell’intervento divino nella vita dell’autore, che attraverso le parole dell’uomo (“Sono io che ti ho cercato!”) comprende finalmente il senso del suo cammino spirituale. È un momento di rivelazione mistica che racchiude il senso dell’intero libro: la ricerca di Dio non è un cammino unilaterale, ma un incontro in cui anche Dio cerca l’uomo, in un abbraccio di misericordia e grazia.

Durante i suoi viaggi, La Rosa entrerà in contatto con le culture più radicate sul territorio africano. Attraverso di lui conosciamo la cultura masai, una delle più iconiche dell’Africa orientale, per poi entrare in contatto con la cultura urbana e metropolitana delle baraccopoli di Nairobi, come quella di Kibera, una delle più grandi e povere dell’Africa. Poi, ancora, l’affascinante incontro con la cultura kikuyu, uno dei principali gruppi etnici del Kenya. La loro storia di resistenza contro il colonialismo britannico e la loro capacità di adattamento ai cambiamenti sociali ed economici diventano, per La Rosa, un grande simbolo di forza spirituale.

L’opera di Michele La Rosa si arricchisce grazie alla collaborazione con i ragazzi del
liceo artistico Stradivari di Cremona, che ha portato alla realizzazione delle illustrazioni all’interno del libro. Il progetto nasce proprio dall’iniziativa dell’autore, il quale ha proposto ai docenti di religione e discipline artistiche di coinvolgere gli studenti in un percorso interdisciplinare, che unisse arte e spiritualità attraverso il linguaggio visivo: “Anche in laboratorio siamo partiti con una ricerca iconografica dei soggetti da rappresentare; la richiesta esplicita di Michele, l’autore del testo, era quella di realizzare una proposta attraverso la creazione di una Icona di San Michele in stile Africano, per testimoniare due concetti chiave della fede e Rivelazione, ovvero l’inculturazione e la mistica”, spiegano Antonio Ariberti e Gianna Paola Machiavelli, i docenti e referenti del progetto, nella loro presentazione.

In “La ricerca in Africa di Dio”, Michele La Rosa ci offre un viaggio denso di
spiritualità, interrogativi esistenziali e incontri che guidano e trasformano. Nella prosa di La Rosa, la povertà estrema e l’ingiustizia sociale risvegliano il bisogno di risposte, ma diventano anche occasioni per riscoprire la presenza divina nella vita di ogni giorno. Il viaggio fisico si trasforma così in un cammino spirituale, dove il sacro emerge nelle pieghe della quotidianità. “La ricerca in Africa di Dio” è un invito a esplorare l’ignoto, a metterci in ascolto, e a scoprire che Dio può rivelarsi proprio lì dove meno ce lo aspettiamo.

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