Intelligenza artificiale tra benefici e rischi: focus per cento professionisti

05 Ottobre 2024 01:52

Uno strumento al servizio dell’umanità, a patto che venga utilizzato seguendo precise regole etiche e morali. È l’intelligenza artificiale vista con gli occhi di chi si occupa di questioni legali, affrontate dal convegno intitolato “Intelligenza artificiale applicata ai servizi legali e fiscali e ai modelli produttivi” organizzato da Academics & Consultants for Business Member Piacenza.

Nella sala “Corrado Sforza Fogliani” del PalabancaEventi ne hanno parlato diversi esperti introdotti dai saluti del presidente di Acb Group Michele Casò, del presidente del comitato culturale Acb Group Giuseppe Corasaniti, del presidente Odcec di Piacenza Marco Dallagiovanna e dal presidente della Banca di Piacenza Giuseppe Nenna, moderati dal giornalista di Il Sole 24 Ore Luca Tremolada: Francesco Armigoni (Politecnico di Milano), Barbara Indovina (Università Bocconi), Stefano Da Empoli (Università Roma Tre), Andrea Cortellazzo (Acb Member Padova), Stefano Guglielmetti (Confindustria Emilia Romagna), Mauro Accornero (Banca di Piacenza) e Marco Pironti (Acb Member Torino).

Oltre cento i partecipanti degli ordini professionali di dottori commercialisti ed esperti contabili e degli avvocati di Piacenza che si sono misurati su un tema di stretta attualità e che “deve essere discusso a fondo per determinare in maniera corretta quali possono essere i benefici e quali gli eventuali effetti dannosi”, ha introdotto Corasaniti.

AI che è già nelle nostre vite e che lo sarà sempre di più in futuro come ha spiegato Da Empoli, perché l’ormai famoso ChatGpt “non è una moda, ma una realtà con la quale conviviamo, si prevede che nel 2030 l’intelligenza artificiale raggiungerà il 43% del mercato totale”.

Non è però tutto oro ciò che luccica, ha ammonito Indovina: “Negli Stati Uniti un programma di AI doveva individuare quali fossero i detenuti maggiormente a rischio di recidiva e ha elencato solo persone di colore: questo esempio ci fa capire che questo strumento deve rispondere a precise regole di etica altrimenti diventa un serio problema. Ricordiamo, l’AI potrà programmare delle app meglio di qualsiasi essere umano, ma non potrà andare oltre, starà a esperti, informatici, giuristi e perfino filosofi tracciare la corretta via per farla diventare una vera risorsa”.

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