Il Csm rimuove il giudice Bersani dagli incarichi al Tribunale di Alessandria

18 Ottobre 2024 05:00

 

Il giudice Giuseppe Bersani

Il giudice Giuseppe Bersani

La sezione disciplinare del Csm ha rimosso dai suoi incarichi il giudice del Tribunale di Alessandria il piacentino Giuseppe Bersani, indagato dalla Procura di Ancona per diversi episodi di abuso d’ufficio e che, per quanto riguarda l’aspetto disciplinare, sono stati ritenuti idonei a “lederne l’immagine del magistrato”.
La maggior parte delle contestazioni riguardano presunti favori ad avvocati legati al giudice da rapporti di amicizia. In uno dei casi, il Procuratore generale presso la Corte di Cassazione ha sostenuto che Bersani avrebbe dovuto astenersi dalla funzione di componente del Tribunale Fallimentare di Piacenza quando propose la nomina, poi ratificata, come curatori fallimentari di un avvocato e di sua moglie (anch’ella avvocato) “pur essendo ad essi legato da amicizia tale da imporre l’astensione”. E pur sapendo che il legale in questione, in qualità di liquidatore in procedure di liquidazione coatta amministrativa, proponeva presso il Ministero dello Sviluppo Economico la nomina della moglie di Bersani “quale legale di dette procedure”.
In questo modo, intenzionalmente, “si procurava un ingiusto profitto costituito da vantaggi patrimoniali che il coniuge poteva percepire”.

Bersani e lo stesso legale suo amico, avrebbero poi costretto l’azionista di maggioranza di una società a versare all’avvocato, mediante la sottoscrizione di una scrittura privata, la cifra di 550mila euro, una somma considerata “manifestamente sproporzionata rispetto alla prestazione professionale” del professionista. In questo modo il giudice contribuiva consapevolmente, si legge nell’incolpazione, a far conseguire al legale “l’illecito profitto”, avendo invece “potuto provvedere direttamente quale giudice delegato a liquidare una somma conforme alla legge”.

la difesa: “sanzione sproporzionata”

L’avvocato Luigi Alibrandi, difensore di Bersani, ha già annunciato ricorso ricorso contro questa decisione: ”Vorrei ricordare, davanti ad una sanzione così sproporzionata, che il mio assistito è totalmente incensurato e ha patteggiato un reato che non esiste più, quello di abuso in atti d’ufficio, e che la questione del danno erariale approdata alla Corte dei Conti è stata archiviata. Nonostante questa posizione estremamente lusinghiera, il Procuratore generale davanti al Csm aveva chiesto una sanzione molto alta, ossia due anni di sospensione. Il Consiglio Superiore della Magistratura è però andato oltre, infliggendo la massima sanzione. Aggiungo che come è mia regola quando ho una sentenza sfavorevole non la commento, ma la impugno. Il commento lo lascio ai lettori”. Il ricorso sarà quindi inoltrato alla sezione unità della Corte di Cassazione.

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