La CIA si allena giocando: ecco i board games che formano gli agenti segreti

Tutto iniziò nel 2008 quando un dirigente dell’agenzia d’intelligence americana chiese all’analista di sviluppare esercizi per esaminarli

Se c’è una cosa che abbiamo imparato dai film americani è che la formazione di un agente della CIA prevede un mix di intenso addestramento fisico e allenamento alla resilienza mentale. Quello che invece abbiamo scoperto nel 2017, durante un festival multidisciplinare americano chiamato SXSW, è che i futuri “007” statunitensi affinano le loro abilità sfidandosi anche ai giochi da tavolo.

Tutto ha avuto inizio nel 2008 quando, durante una riunione di alto livello, un importante dirigente dell’agenzia d’intelligence americana chiese all’analista dati senior, David Clopper, di sviluppare nuovi esercizi per verificare quanto gli agenti avessero assimilato dalle lezioni e dai seminari a cui avevano partecipato. Clopper, da sempre appassionato di videogiochi e giochi da tavolo, vide in quell’incarico l’opportunità di sostituire i noiosi test a base di lavagne, domande e questionari con partite di gruppo a board games creati ad hoc.

In effetti, i giochi usati negli uffici dell’agenzia di intelligence degli Stati Uniti non sono quelli comunemente in commercio, quindi non immaginateli impegnati in partite a Catan o Monopoli, ma in prodotti originali che traggono comunque ispirazione da alcuni dei titoli più famosi.

Per esempio, uno di questi giochi, intitolato Collection, trae spunto dal popolare Pandemic e richiede ai partecipanti di trovare il modo più efficace di cooperare per risolvere tre grandi crisi mondiali. Ogni partita prevede da tre a sette giocatori che interpretano agenti ognuno dotato da specifiche competenze che gli permettono di ottenere un’unica tipologia di dati: politici, militari o economici. La vittoria può essere raggiunta solo lavorando insieme e condividendo efficacemente le informazioni raccolte. Il gioco, progettato dallo stesso Clopper, prevede che durante il proprio turno si possano eseguire solo due azioni tra le tre disponibili: spostare l’agente nel mondo, creare nuove relazioni nel luogo in cui si trova, oppure tentare di acquisire informazioni attraverso un lancio di dadi. Le possibilità di successo di quest’ultima azione sono influenzate dalle relazioni stabilite in quell’area, dal numero di altri agenti presenti e dai rapporti con le altre divisioni dell’agenzia.

Da ciò che è emerso dalle dichiarazioni del suo creatore, Collection è un gioco estremamente difficile in cui è fondamentale che i partecipanti si prendano il giusto tempo per confrontarsi, parlare delle proprie capacità individuali e dare il via a una strategia comune. Se non si segue questa modalità di lavoro fin dai primi turni, le possibilità di vittoria scendono drasticamente.

Un altro “esercizio” creato da Clopper è Collection Deck, che, ispirandosi a Magic: The Gathering, lascia da parte l’aspetto collaborativo e si concentra maggiormente sulle difficoltà relative alla raccolta di informazioni. La meccanica prevede che il giocatore di turno utilizzi le carte che ha in mano per risolvere i problemi di intelligence presenti sul tavolo, mentre gli avversari intervengono usando carte “imprevisto” che ne intralciano le attività. Lo scopo di Collection Deck è quello di aiutare gli agenti a capire come i contrattempi del mondo reale possano effettivamente interferire durante le operazioni, oltre a spingerli a scoprire metodi alternativi per raccogliere dati.

Questo aspetto “ludico” della CIA, svelato da Clopper, non è però così sorprendente per coloro che sono appassionati di storia dei giochi da tavolo, poiché le agenzie governative li hanno usati come strumenti di pianificazione strategica per secoli.

Nel 1780 Johann Christian Ludwig Hellwig creò una complessa variante del gioco degli scacchi che, su una plancia di 49 colonne per 33 file, introduceva diversi tipi di terreno e pedine che rispecchiavano le forze belliche dell’epoca. Chiamato Kriegsspiel (letteralmente “gioco di guerra”) venne usato da Hellwig per addestrare gli studenti dell’accademia militare in cui insegnava. Agli inizi del diciannovesimo secolo, il nobile prussiano George Leopold von Reisswitz creò una versione molto più evoluta del gioco di guerra; si trattava di un Kriegsspiel così “realistico” che venne adottato ufficialmente dall’esercito prussiano come strumento per la pianificazione delle battaglie. Anche le forze giapponesi usarono una simulazione al tavolo per valutare i rischi del complesso piano d’attacco a Pearl Harbor.

In definitiva, la decisione della CIA di utilizzare i giochi da tavolo per addestrare i suoi agenti conferma ciò che gli appassionati già sanno bene: l’enorme potenziale formativo e didattico di questo straordinario hobby.

di Carlo Chericoni

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