La Pubblica nel destino di Paolo Rebecchi: “Il bisnonno fondò la Croce bianca”
01 Novembre 2024 07:00
La stessa mascella ben pronunciata, lo sguardo fiero e il desiderio di mettersi a servizio dell’altro, di chi soffre e ha bisogno di aiuto. La vita di Paolo Rebecchi, sin da ragazzino, è stata (ed è) intrecciata a quella della Pubblica assistenza Croce Bianca. Una divisa arancione cucita addosso come una seconda pelle. Una vera e propria missione che nel tempo l’ha portato a diventare coordinatore dell’emergenza dell’associazione di via Emilia Parmense, coordinatore provinciale di Anpas e membro del direttivo nazionale dell’associazione che raggruppa tutte le Pubbliche assistenze di Italia.
Una breve introduzione che ci può permettere di comprendere l’emozione provata da Rebecchi quando, quasi per caso, ha scoperto che il proprio bisnonno è stato uno dei fondatori di quella Pubblica assistenza Croce bianca che a distanza di circa cent’anni avrebbe accolto anche lui stesso.
Capotreno, tenore e fondatore della Pubblica assistenza Croce bianca
Si chiamava Emilio Baldini. Una vita intensa la sua e difficilmente etichettabile. Emilio svolgeva la professione di capotreno, ma grazie alle sue doti vocali era conosciuto ben oltre i confini provinciali. “Mi hanno raccontato che quando arrivava a destinazione, alla fermata del treno era solto intonare una canzone – spiega Rebecchi -. Era un tenore di buon livello, tanto da ricevere l’attenzione di mamma Rai. Abbiamo infatti ritrovato una lettera di invito datata novembre 1953 per la partecipazione a un programma televisivo”.
Capotreno, tenore e volontario che contribuì alla nascita della Compagnia di Pubblica assistenza Croce bianca nel novembre del 1906. “Era un’altra epoca, un altro mondo – commenta Rebecchi -. Da piccolo mi raccontavano che il mio bisnonno era stato volontario in ambito sanitario, ma solo qualche settimana fa trovando un documento storico e una sua foto all’interno di un attestato di benemerenza ho collegato tutti i punti e ammetto di aver provato un bella emozione”.
Era un altro mondo. Le sedi di Pubblica assistenza erano luoghi di incontro dove le persone si trovavano per stare insieme, giocare a carte, fare due chiacchiere e mettersi a disposizione di chi veniva a cercare aiuto. “Non c’era il 118, non c’era la radiolocalizzazione e non c’era neppure il telefono – spiega Rebecchi -. I pazienti venivano portati direttamente davanti alle sedi oppure parenti e amici accorrevano per chiedere aiuto e accompagnare i soccorritori disponibili sul posto”.
“Un segnale di continuità che emoziona”
“Dai documenti e dai racconti che siamo riusciti a ricostruire – continua Rebecchi – è emerso che il bisnonno veniva impiegato in particolare nei casi più gravi. All’epoca gli infermi venivano trasportati a braccio o attraverso le barelle a spinta e lui grazie alla sua prestanza poteva dare un bel contributo”. A Emilio Baldini Libertà dedicò un articolo intitolato “Il tenore del si bemolle” definendolo “ex capo del vapore, tenore di livello che avrebbe potuto calcare i palcoscenici ben più blasonati e che invece si accontentava di esibirsi alle feste di beneficienza”.
Ma Paolo Rebecchi cos’ha pensato quando ha scoperto che il bisnonno oltre ad aver ricevuto un attestato di benemerenza è stato tra i fondatori della Pubblica assistenza Croce bianca? “Innanzitutto grande emozione – risponde il coordinatore provinciale di Anpas -. Io credo che ci siano delle connessioni nella vita di ognuno di noi difficili da spiegare. Emilio era un volontario molto attivo in un’epoca complessa”. “Evidentemente il mento ben pronunciato non è l’unico tratto che ci lega – sorride Rebecchi -. Per me il servizio all’interno di Anpas è una filosofia di vita e ho preso la scoperta del suo impegno agli albori di questa attività di volontario come un segnale di continuità che mi inorgoglisce”.
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