L’horror “Carrie” diventa una nuova serie televisiva diretta da Mike Flanagan

«If you have a taste for terror, you have a date with Carrie». Era il 1976 quando “Carrie – Lo Sguardo di Satana” di Brian De Palma approdò per la prima volta sugli schermi cinematografici di tutto il mondo, inaugurando quello che sarà uno dei momenti più floridi per il cinema horror statunitense (e non solo). L’opera – tratta dal primo celebre romanzo di Stephen King e che proprio in questi giorni torna in sala in una versione restaurata da Cineteca Bologna – si prepara a vivere una seconda giovinezza grazie all’annuncio di una nuova serie televisiva diretta dal registra Mike Flanagan per Amazon Prime Video. Come riportato dal magazine statunitense Variety, infatti, “Carrie” è attualmente in produzione presso gli Amazon MGM Studios e debutterà sul piccolo schermo nei prossimi tempi. Secondo la descrizione ufficiale dello show televisivo, il nuovo “Carrie” si propone come una «rivisitazione audace e attuale della storia della disadattata liceale Carrie White, che ha vissuto la sua vita in isolamento con la sua madre autoritaria. Dopo la morte improvvisa e prematura del padre, Carrie si ritrova ad affrontare l’ambiente alienante del liceo pubblico, uno scandalo di bullismo che sconvolge la sua comunità e la comparsa di misteriosi poteri telecinetici». Alla direzione di questa nuova trasposizione seriale, ci sarà, dunque, Flanagan considerato una delle voci più autorevoli del genere horror contemporaneo, già autore di serie tv di successo per Netflix (tra cui “The Haunting of Hill House”, Midnight Mass e “La Caduta della Casa degli Usher”).

Il regista statunitense si occuperà di scrivere e produrre la serie, grazie anche al contributo di Trevor Macy di Intrepid Pictures. Flanagan sarà anche lo showrunner della serie TV, mentre Melinda Nishioka si occuperà della supervisione del progetto per Intrepid. Al momento, non sono stati ancora fatti nomi sull’eventuale cast della serie, ma sicuramente verranno condivisi maggiori dettagli con l’inizio ufficiale delle riprese. È interessante che Mike Flanagan – da sempre impegnato a restituire una dimensione più umana e psicologica ai racconti dell’orrore, soprattutto quelli a firma di autori fondamentali quali Edgar Allan Poe, Shirley Jackson e Henry James – voglia cimentarsi con l’adattamento di un altro lavoro di Stephen King, dopo aver diretto la trasposizione cinematografica di “Doctor Sleep” nel 2019, sequel di “Shining” – quest’ultimo considerato uno dei capolavori per eccellenza del Maestro dell’Horror. Il ro-manzo di “Carrie” è stato pubblicato per la prima volta nel 1974, e concepito, potremmo dire, quasi per caso: lo stesso King, intervistato più volte sulla genesi del libro, ha spesso sostenuto di non ricordare esattamente come nacque la storia di questa adolescente con poteri telecinetici, perseguitata dai compagni di scuola. Fu proprio la moglie, Tabitha Spruce (a cui è dedicato il romanzo), ad incoraggiarlo a scrivere questa storia che, quanto meno all’inizio, doveva essere solo un semplice racconto da pubblicare sulla rivista maschile “Cavalier”.

Eppure, più si addentrava nel personaggio di Carrie – tra l’altro, ispirato ad una compagna di scuola e ad una studentessa dello stesso King – più l’autore percepiva una connessione con quella adolescente, al punto da trasformarlo in un romanzo di successo che, ad oggi, conta milioni di copie vendute. Tuttavia, ciò che ha permesso a “Carrie” di diventare un importante bestseller della letteratura di genere è il modo in cui affronta determinati temi, soprattutto in un’epoca di passaggio rappresentata dalla metà degli anni Settanta statunitensi: dal bullismo adolescenziale – un argomento poco affrontato in quel periodo, in quanto non si possedevano i giusti strumenti per analizzarlo – passando per il fanatismo religioso che, di fatto, rappresenta il tema centrale di tutta l’opera – fino ad arrivare al difficile rapporto genitori- figli, “Carrie” non è solo un importante manifesto di quel decennio statunitense, ma rappresenta ancora oggi un prodotto molto attuale, che affronta questioni che – anche a distanza di cinquant’anni – appaiono ancora irrisolte. Per questa ragione, e soprattutto considerata l’efficace produzione televisiva di Flanagan nel rileggere e analizzare queste tematiche, sarà interessante scoprire come prenderà forma la nuova rilettura di questo classico dell’orrore, a firma di uno dei più grandi scrittori di genere degli ultimi 50 anni.

di Fabrizia Malgieri

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