“Zootecnia e agricoltura rigenerativa per contrastare il dissesto idrogeologico”

01 Novembre 2024 23:00

La zootecnia e l’agricoltura rigenerativa sono alcune soluzioni possibili per tentare di contrastare l’abbandono della montagna e il dissesto idrogeologico.
È uno degli aspetti emersi a “Nel mirino”, la trasmissione di Telelibertà condotta da Nicoletta Bracchi e Thomas Trenchi, la cui puntata di venerdì 1° novembre è stata dedicata a chi vive e lavora nei paesi della nostra montagna, con l’obiettivo di evidenziare i punti critici e le possibili soluzioni per non farli morire.

Tanti i temi sul tavolo dello Spazio Rotative, dove a confrontarsi sono stati la studentessa universitaria Alice Lombardelli, la giornalista di Libertà, Elisa Malacalza, il presidente del Consorzio di bonifica Luigi Bisi e Marco Trevisan, docente dell’Università Cattolica.

i problemi della montagna

“In montagna la linea telefonica è un bene di prima necessità – dice Malacalza – utile ad esempio per pagare in posta o mandare un bonifico, eppure da agosto si moltiplicano in molti paesi le lamentele per un segnale che arriva, quando arriva, solo a intermittenza”.
È solo uno dei disservizi registrati, fra questi sono stati citati la difficoltà di percorrere le strade, soprattutto dopo le piogge abbondanti, gli asili che chiudono, la difficoltà di ricevere un soccorso tempestivo in caso di emergenza o ancora di poter disporre di un medico di medicina generale che copra il territorio. Tutte ragioni che inducono chi abita nelle aree più alte delle nostre valli ad andarsene.

la zootecnia come possibile soluzione

Oltre ad affermare che “occorrerebbe una fiscalità agevolata” per chi lavora in montagna, per contrastare questo trend Marco Trevisan si sofferma sul ruolo dell’agricoltura. “L’Italia è oggi una nazione boschiva, non più seminativa: la percentuale di terreno boscato è superiore al terreno seminato. Negli ultimi venti anni siamo diventati così per l’abbandono della montagna, il bosco è quindi spontaneo e non più gestito”.
“La zootecnia sarebbe la soluzione migliore – continua – perché crea i pascoli e facendolo preserva la biodiversità, ma anche l’agricoltura rigenerativa può giocare un ruolo importante per la montagna. Fare in modo che quest’ultima resti abitata è fondamentale”. Della medesima idea anche Luigi Bisi. “Gli agricoltori hanno interesse a tenere in ordine e asciutti i campi – sostiene – e del loro lavoro beneficia tutta la popolazione. Noi, come consorzio, interveniamo sulle emergenze, ma il controllo del territorio è di chi lo abita o vi lavora quotidianamente”.

la richeista di fondi per la montagna

L’auspicio di Alice Lombardelli, che racconta sul web la sua Valboreca, è che la Regione riservi in futuro dei fondi “per aiutare chi vuole vivere nei paesi delle nostre valli. Conosco un ragazzo che è andato ad abitare a Zerba, dove lavora, e lì ha creato la sua famiglia: sarebbe bello potessero restare lì”. Che è anche la speranza di Bisi, il quale però avverte: “Non dimentichiamo che se ripopoliamo la montagna con persone che non sono della montagna creiamo nuovi bisogni. Le stradine e l’acquedotto vanno curati tutti i giorni: i nonni sapevano che ogni mattina dovevano andare a controllarli e a ripulirli, negli anni queste conoscenze si sono perse, per molto tempo l’acquedotto ha funzionato per inerzia, ma ora al primo problema non esce l’acqua aprendo il rubinetto”.

Ciascuno deve portare il proprio mattone e, per vivere in montagna, è importante averne consapevolezza.

Le repliche di “Nel mirino” sono visibili on demand sulla piattaforma www.teleliberta.tv.

© Copyright 2024 Editoriale Libertà