“Il padrino – Parte II”, Coppola in stato di grazia. Il sequel surclassa il primo capitolo
A 50 anni dalla sua prima uscita nelle sale, torna sul grande schermo, grazie ad Adler Entertainment, il secondo capitolo di una delle trilogie che hanno fatto la storia del cinema. Ne “Il Padrino – Parte II”, uscito nel 1974 e basato sempre sul romanzo di Mario Puzo, Francis Ford Coppola porta avanti il racconto della celebre saga dedicata alla famiglia Corleone su un doppio binario, mettendo in scena da un lato la giovinezza di Vito Corleone (Robert De Niro) e la sua ascesa nel mondo del crimine nei primi del ‘900, dalla povertà in Sicilia fino alla leadership della mafia a New York, e dall’altro le difficoltà nel presente di suo figlio Michael Corleone (Al Pacino), che tenta di mantenere ed espandere l’impero e il potere dei Corleone, affrontando tradimenti, inchieste governative e problemi familiari. Il film è considerato ancora oggi uno dei sequel più amati e riusciti di sempre, vincitore di numerosi premi tra cui 6 Oscar, inclusi quelli come Miglior Film, Miglior Regista e Miglior Attore non protagonista a Robert De Niro.
Fin dalle prime battute (musicali) il film è costruito per attingere alla memoria dello spettatore: alle prime note di Rota, il pubblico viene già automaticamente trasportato in quell’ordalia di feste, funerali, battesimi, omicidi, tradimenti e complotti che sono il cuore di quella singolare operazione di normalizzazione e di “romanticizzazione” dei mafiosi che Puzo e Coppola hanno scandalosamente orchestrato, quella che da killer spietati li ha resi “famiglia”, e quindi più simili e vicini a tutti noi.
Struggente differenza
Intere sequenze, eventi, montaggi alternati ci rimbalzano sia tra i due film che all’interno del film stesso, evidenziando però sempre la struggente differenza tra l’inesorabile ascesa al potere di Vito, che pur nella violenza, cresce insieme alla famiglia e agli amici Tesso e Clemenza, e l’angoscia incalzante che avvolge Mike, chiamato a processo a rispondere dei suoi crimini, tradito dal fratello Fredo (John Cazale), abbandonato dalla moglie Kay (Diane Keaton), sospettoso verso il più leale di tutti, il “fratello” acquisito Tom (Robert Duvall). Mike è diventato un uomo che tutti temono, condannato a una eterna solitudine tra le ceneri della famiglia.
In questo confronto tra padre e figlio, e non sono solo i tempi cambiati a rendere Mike il perdente tra i due: il dialogo continuo tra le opere ci riporta sempre al Don Vito di Marlon Brando, che voleva tenere Mike lontano dagli affari di famiglia, al suo senso dell’onore, al suo essere un malavitoso vecchio stile. Facendo un parallelismo ardito, Vito assomiglia a Noodles di “C’era una volta in America” e Mike, che arriva a chiedere alla madre se il padre non avesse mai avuto dubbi sulla famiglia per ricevere ovviamente una risposta inorridita, vorrebbe tanto essere Noodles, ma in realtà non può fare altro che essere Max.
Nella sua smisurata (meno male) ambizione, Coppola a tratti perde di vista la compattezza della trama, ma continua a travolgerci con le immagini solenni e dialoghi memorabili: da qui vengono “Tieni vicino i tuoi amici e ancora più vicino i tuoi nemici”, qui per la prima volta Vito dice “Gli farò un’offerta che non potrà rifiutare”, e qui vediamo il futuro di Mike, preannunciato nelle scene di quello splendido finale nel passato, con tutti i Corleone intorno a tavola a festeggiare il compleanno del padre (che non si vede, perché Brando non accettò di comparire per problemi contrattuali).
Tutti si alzano per accogliere il padre, e Mike rimane seduto a tavola, solo, dopo aver pronunciato la sua ultima battuta: “Io ho i miei progetti per il mio avvenire”.
Il “Padrino II” viene proposto all’UCI Cinema oggi, mercoledì 6 novembre, alle 18.45 in versione originale con sottotitoli in italiano.
di Barbara Belzini
© Copyright 2024 Editoriale Libertà
NOTIZIE CORRELATE