Torna al cinema “Pulp Fiction”, sparatevelo sul grande schermo. Tarantino tocca lo zenit

John Travolta e Samuel L. Jackson spietati in “Pulp fiction” (1994)

Mentre sembra completamente abbandonato “The Movie Critic”, il progetto del suo decimo e, come continua a ripetere, ultimo film, in occasione del suo trentesimo compleanno torna in sala “Pulp Fiction”, il film che ha portato il nome di Quentin Tarantino sulle labbra di tutti, un’opera che contiene un immaginario così conosciuto che bastano poche note della intro “Misirlou” nella versione surf rock da Dick Dale per vederci scorrere davanti agli occhi tutto il suo campionario di personaggi e situazioni, come se sfogliassimo un album di famiglia. La consacrazione comincia con la Palma d’oro al Festival di Cannes del 1994, seguita, l’anno dopo, dall’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale per Tarantino: “Pulp Fiction”, costato 8 milioni di dollari, arriverà a fine corsa a incassarne più di un centinaio ed è un miracolo per tutti, da Uma Thurman che con Mia Wallace sbarca nell’olimpo delle superstar a John Travolta, che era arrivato al terzo film con bambini parlanti e improvvisamente si ritrova a interpretare Vincent Vega (non sottovaluterei comunque l’apporto che l’esperienza di Travolta nella commedia ha fornito alla costruzione del personaggio). “Pulp Fiction” è la storia di tre uomini – Jules, Vincent e Butch – e delle loro scelte sulla vita e la morte, sull’onore e la vergogna, mescolate ai capricci del caso. La sceneggiatura, che connette le loro storie in maniera non lineare, è una bomba che esplodendo sparge intorno a sé battute da imparare subito a memoria, sequenze che saranno copiate per diversi anni e una manciata di vecchi successi che da quel momento diventa “la colonna sonora di Pulp Fiction”. Nel matrimonio perfetto tra cinema e teatro che è questo film, la storia di Mia, la donna del boss, e del sicario Vincent che deve accompagnarla fuori per una serata, è sicuramente quella dal maggior impatto visivo: merito della locandina del film, dell’ambientazione al Jack Rabbit Slim’s, del twist, dei costumi, della sequenza dell’overdose, della battuta di papà Pomodoro. Ma nell’archivio cinematografico della nostra testa girano Bruce Willis e Maria De Medeiros in fuga sulla Harley, Samuel L. Jackson con una orrenda pettinatura afro che recita Ezechiele 25:17, l’immancabile inquadratura dal bagagliaio su Mr. Wolf, Vincent e Jules, i buffi discorsi dei gangster, Pumpkin e Honeybunny. Per il pubblico e per la critica “Pulp Fiction” rimane il lavoro migliore mai realizzato da Tarantino (confesso che per me rimane irraggiungibile l’idea clamorosa di “Inglorious Basterds” che fa morire Hitler in un cinema): in questo contenitore che tiene tutti i suoi personaggi in un perenne stato di crisi, la struttura non lineare regala allo spettatore qualcosa di cui è difficile rendersi conto alla prima visione. Nel corso della narrazione, perdiamo di vista Jules, e il nostro investimento emotivo si rivolge a Vincent, che conclude la sua vicenda nel bagno di Butch e allora, con un filo di disperazione, ci riprogrammiamo su quest’ultimo, che effettivamente è l’unico che se ne va davvero verso il tramonto, libero. Ma nella sequenza finale, riportando i personaggi alla scena iniziale del diner, Tarantino ci offre un happy ending per tutti, illuminato quasi religiosamente dal fantomatico contenuto della valigetta, e affoga due ore di violenza in un irresistibile momento di catartico perdono. E anche per questo motivo nel cinema contemporaneo c’è un prima e un dopo “Pulp Fiction”. Infine, non so se capita anche a voi, ma in casa mia, quando dobbiamo dire qualcosa di importante a uno dei nostri figli, ci raccomandiamo a vicenda di non comportarci “come Christopher Walken quando racconta la storia dell’orologio”, e mi sembra un esempio perfetto di cosa è un classico e di cosa è pop. “Pulp Fiction” è un classico pop. Il film, distribuito da Lucky Red, sarà in programma al Jolly2 di San Nicolò il 18 novembre in versione originale con i sottotitoli e il 19 nel format doppiato in italiano. Una ulteriore proiezione sarà programmata al cinema Corso mercoledì 20 novembre.

di Barbara Belzini

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