Botte agli agenti della municipale: la prescrizione “salva” i due imputati

10 Novembre 2024 14:48

La ambulanze sul luogo della aggressione nel febbraio 2016

L’aggressione a quattro agenti della polizia locale durante un normale controllo stradale in via Primogenita aveva fatto scalpore.
Era il 13 febbraio 2016, protagonisti del parapiglia un uomo di origine macedone, che oggi ha 57 anni, e il figlio, indagati per resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Contro di loro si era aperto un procedimento penale che però, dopo quasi otto anni, si è concluso con un nulla di fatto. Il giudice Alessandro Rago – l’ultimo di una lista di magistrati che si è occupata del caso – venerdì scorso è stato costretto a pronunciare una sentenza di “non luogo a procedere” perché i reati si sono ormai prescritti.
Di rinvio in rinvio, con balzi temporali di molti mesi, il processo è andato avanti a singhiozzo. In alcuni casi proprio per il cambio dei giudici, a volte per l’assenza di uno degli imputati o per mancanza dei testimoni convocati. Erano già stati ascoltati i testi dell’accusa, ma non c’è stato il tempo di sentire in aula quelli della difesa e arrivare alle conclusioni del pm e alle arringhe (difensori erano gli avvocati Emanuele Solari e Anna Maria Fanzini). Il tempo di sette anni e mezzo della prescrizione è stato superato e così i titoli di coda sono calati sul processo, senza che fosse possibile arrivare a una sentenza di condanna o di assoluzione.

L’AGGRESSIONE AGLI AGENTI

I fatti non possono che essere ricostruiti sulla base delle cronache dell’epoca. Tutto iniziò con un controllo stradale della polizia locale all’incrocio tra via Primogenita e via Crescio.
Gli agenti avevano intimato l’alt al conducente di una Peugeot. Al volante c’era un giovane non ancora 22enne, al quale vennero contestate le gomme lisce e la cintura di sicurezza slacciata. Il problema nacque quando l’automobilista scattò fuori dall’auto e si portò su marciapiede di Borgo Faxhall. Era stato invitato a fermarsi, ma il ragazzo cominciò a urlare. “Faccio un casino”, gridò mentre si piazzava in mezzo alla strada.
A quel punto gli agenti lo avevano raggiunto e riportato sul marciapiede di forza. Infatti, si era messo in pericolo e rischiava d’essere investito. Mentre il giovane tentava di divincolarsi, arrivò il padre. In quel momento scattò la zuffa: un agente e una vigilessa furono colpiti e sbattuti e a terra, altri due agenti spinti contro un muro. Momenti di grande tensione che si conclusero soltanto quando padre e figlio furono caricati su un’auto e portati al comando di via Rogerio.
L’indagine ebbe anche un seguito social. Nei giorni successivi vennero denunciati per diffamazione contro i vigili tre persone che avevano commentato l’accaduto con frasi giudicate offensive.

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