Un commovente documentario racconta la potenza dei mondi virtuali

SU NETFLIX “LA STRAORDINARIA VITA DI IBELIN” DI BENJAMIN REE RIPERCORRE LE VICENDE DI UN GIOCATORE DAL VISSUTO SPECIALE

Quando la vita digitale si fonde in modo inossidabile a quella reale. È da questa premessa che parte “La straordinaria vita di Ibelin”, il nuovo film documentario disponibile da qualche settimana a tutti gli abbonati Netflix. L’opera – firmata dal promettente regista norvegese Benjamin Ree e presentata al Sundance Film Festival – racconta la storia speciale di un giovane giocatore di “World of Warcraft”, il popolare videogioco MMORPG (Massively Multiplayer Online Role-Playing Game, ossia “gioco di ruolo multigiocatore in rete di massa”) sviluppato da Blizzard Entertainment. Sì, perché Mats Steen (aka Ibelin) è un giocatore fuori dal comune: oltre ad essere connotato da un’incredibile empatia e gentilezza, nella vita reale il giovane combatte contro una grave malattia genetica, nota come distrofia muscolare di Duchenne. Seppur sia nato come bambino sano e capace di camminare, a poco a poco le capacità muscolari di Mats hanno iniziato a venire meno, impedendogli di giocare come tutti gli altri bambini. Così, costretto su una sedia a rotelle sin dalla giovane età, Mats inizia a sviluppare grande interesse per i videogiochi; i genitori, seppur inizialmente contrari, capiscono che quei mondi virtuali sono l’unico modo per il bambino di non sentirsi solo ed escluso, in quanto non richiedono particolari abilità fisiche. La passione per i videogiochi aumenta a dismisura nel 2004, quando Mats si imbatte per la prima volta nel mondo fantasy di “World of Warcraft”: il titolo di Blizzard è costruito attorno ad un universo persistente, in cui i giocatori possono forgiare i propri avatar nel modo che preferiscono, con caratteristiche fisiche e psicologiche che preferiscono. Con questi personaggi possono successivamente unirsi a gruppi di altri utenti per formare le cosiddette “gilde”, e vivere insieme numerose avventure, magari sconfiggendo mostri e creature fantastiche, oppure facendo scorribande.

Mats crea così Ibelin, un investigatore privato aitante ma dall’animo gentile, che presto diventa il paladino più amato del regno di Azeroth. Grazie ai suoi modi garbati e alla sua innata predisposizione all’ascolto, Mats attraverso Ibelin riesce a costruirsi una fitta rete di amicizie che, a poco a poco, diventano sempre più reali.

È proprio in “World of Warcraft” che Mats ha la sua prima vera cotta per una ragazza: si fa chiamare Rumour, ma nella realtà è un’adolescente olandese con cui il giovane instaura un rapporto molto profondo sin dai primi incontri online.

L’universo di “World of Warcraft” diventa per Mats una porta d’accesso a relazioni difficili da instaurare nel mondo reale, annulla per la prima volta tutte quelle barriere (fisiche e reali) che impediscono al giovane di avere una vita come tutti gli altri adolescenti della sua età. Attraverso l’eroico personaggio di Ibelin, Mats dà forma alle sue emozioni più pure, riesce a costruire un ponte con quelle persone con cui difficilmente riesce a comunicare nel mondo vero proprio a causa della sua condizione. Ibelin diventa il confidente della gilda “Starlight”, è il fulcro attorno a cui ruota la vita digitale di tanti, molti utenti da tutto il mondo che in quel personaggio fittizio intravedono un buon amico. Ibelin parla poco di sé, è un personaggio misterioso, che ama dare se stesso agli altri in modo incondizionato. Mats comunica con i suoi compagni solo attraverso il sistema di messaggistica istantanea, senza mai utilizzare la chat vocale, temendo probabilmente il giudizio dei suoi amici.

Questo perché il giovane non racconta a nessuno della sua malattia in-game, ma al tempo stesso non racconta ai propri genitori quanto quel mondo di fantasia sia per lui così importante. Mats vive due vite (una reale e una virtuale) in totale contrapposizione tra loro, ma che sono tenute insieme solo dal suo animo gentile. In modo speculare, anche il film di Ree lavora su due anime ben precise: c’è una prima parte in cui la famiglia Steen racconta tutte le difficoltà e le forti emozioni vissute durante la breve vita di Mats, intrecciando la loro storia con filmati privati della loro quotidianità. E poi la scoperta del blog di Mats (“Musings of Life”, ancora visitabile online a questo indirizzo https://musingslif. blogspot.com/) appena dopo la sua scomparsa, in cui il giovane aveva custodito tutti i suoi pensieri e le sue riflessioni sulla sua vita – e attraverso cui gli stessi genitori apprendono per la prima volta dell’esistenza di Ibelin.

È qui che l’opera filmica cambia improvvisamente tono, assume i contorni di un racconto fiabesco, e questo anche grazie alla scelta del regista di dare vita alle oltre 42.000 pagine di archivio online con tutti i dialoghi in-game tra Ibelin e gli altri avatar, attraverso l’utilizzo di sequenze animate. Questi momenti sono intervallati da interviste ai vari amici virtuali di Mats, che raccontano quanto il ragazzo, attraverso Ibelin, sia stato una persona importante nella loro vita, aiutandoli a superare tanti momenti di difficoltà nella realtà. Grazie ad una scrittura sapiente ed efficace, supportata da una storia che è già magica ed emozionante di per sé, “La straordinaria vita di Ibelin” ci rivela quel lato nascosto dei videogiochi, così prezioso e forte, capaci di diventare strumenti di connessione potentissimi tra persone che spesso si sentono molto sole e incomprese nella vita reale. Lo dice lo stesso Mats nel suo blog: «Non è uno schermo. È una porta verso qualunque luogo desideri il tuo cuore ». Con questa piccola perla documentaria, Benjamin Ree non si limita, dunque, solo a raccontare una vicenda unica e speciale – proprio come le tante avventure vissute dallo stesso Ibelin nel mondo di Azeroth – ma scava nel profondo dell’animo umano, di quanto talvolta lo schermo – da molti considerati un limen – diventi in realtà una porta porosa attraverso cui dare forma alle proprie emozioni, instaurare relazioni speciali e creare un forte senso di comunità. Perché ciò di cui racconta “La straordinaria vita di Ibelin” sono le persone. Reali. Fatte di carne e non di pixel. In un modo emozionante e concreto, come solo il mondo virtuale del gioco elettronico è in grado di restituire.

di Fabrizia Malgieri

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