Isa Mazzocchi a “Lo Specchio”: la stella Michelin illumina la cucina piacentina
17 Dicembre 2024 22:01
C’è un modo speciale per apprezzare, conoscere e valorizzare le tradizioni culinarie: lasciarsi conquistare da chi, con passione, porta il proprio territorio sul palmo della ribalta nazionale e internazionale. È il caso di Isa Mazzocchi, chef del ristorante La Palta a Bilegno e unica stella Michelin della provincia piacentina. È stata ospite di Nicoletta Bracchi a “Lo specchio di Piacenza” su Telelibertà.
ISA MAZZOCCHI A LO SPECCHIO DI TELELIBERTÀ
Per ben tredici anni consecutivi, il prestigioso riconoscimento della Guida Michelin ha premiato la sua creatività e la qualità del suo lavoro. Essere l’unica stella Michelin della provincia è un onore, ma anche una responsabilità. “La cucina – spiega – non è mai un atto solitario. È il frutto di collaborazioni, incontri e scambi. Ogni piatto che preparo è il risultato di anni di passione e di una rete di produttori, artigiani e collaboratori che credono in alcuni valori”. Parlando della ristorazione piacentina, Isa sottolinea con orgoglio il momento florido che il territorio sta vivendo. “In questo periodo storico la ristorazione piacentina è fortissima. Abbiamo ottime eccellenze che valorizzano i prodotti locali”. Ma il suo pensiero corre anche ai giovani che ha visto formarsi che ora lavorano nei migliori ristoranti del mondo. “Il mio sogno è che questi ragazzi, dopo aver accumulato esperienze straordinarie altrove, tornino nella loro terra. Vorrei che mettessero in pratica qui ciò che hanno imparato, utilizzando i nostri prodotti per creare qualcosa di nuovo e unico. Solo così il nostro territorio potrà continuare a crescere, mantenendo vive le tradizioni ma guardando con coraggio al futuro”. Tra i tavoli de La Palta, ogni dettaglio racconta una storia, ogni ingrediente è un omaggio alla cultura piacentina, rivisitata con uno stile personale che ha conquistato critica e pubblico. Isa Mazzocchi racconta il ruolo centrale della sua famiglia e, in particolare, della sorella Monica: «Un pilastro. Siamo cresciute insieme, con mamma e papà, e abbiamo costruito un bellissimo tandem: lei ha scelto la sala, io ho scelto di stare in cucina. Monica possiede un carattere e un carisma incredibili, davvero incarna il senso più autentico dell’accoglienza. Oggi tutti vogliono fare gli chef, ma attenzione: la prima persona che ti accoglie, che ti sorride, che ti saluta, è il responsabile di sala. È il biglietto da visita di un ristorante”. Con uno sguardo alla sua formazione e all’evoluzione del settore, Isa, classe ’68, riflette sul percorso che ha portato la cucina a guadagnare il prestigio che ha oggi. “Quando ho iniziato, i cuochi erano considerati al servizio della sala: il loro era un lavoro nascosto, di fatica. Il cambiamento è arrivato con figure come Gualtiero Marchesi e la nouvelle cuisine, ma anche grazie a Georges Cogny. Ora, più che mai, mi piacerebbe che queste due dimensioni fossero davvero parificate, riconoscendo il valore di entrambi i ruoli”. L’emozione traspare nelle parole di Isa Mazzocchi quando ricorda Cogny, una guida illuminante: “Mi ha cambiato la prospettiva della cucina, mi ha insegnato a guardarla dall’alto, con una visione più ampia. Mi ha trasmesso la tecnica e la passione necessarie per portarla sempre più in alto. È stato lui a darmi la chiave per aprire il mio talento”. Isa parla con grande affetto anche della madre: “Ha avuto un ruolo di spessore nella mia formazione, sempre al mio fianco, senza mai imporsi. Era un esempio nei gesti quotidiani, un modello di dedizione e forza”. E poi c’era zia Anna, una seconda “madre”: “Sono stata fortunata ad avere due mamme. La zia Anna mi alleviava il peso delle ore difficili. Quando ho iniziato a frequentare la scuola alberghiera di Salsomaggiore, avevo solo 12 anni. Dovevo partire il lunedì e tornare il sabato: la lontananza pesava, ma la voglia di imparare era più forte. La zia mi ha aiutato a sopportare quei momenti. Penso anche a papà Gino, mi ha trasmesso il valore delle radici e dell’impegno per gli altri». Fondamentale è stato l’arrivo di suo marito, Roberto, nel 2000: «Lui è stato la grinta che mi serviva per fare il salto, per alzare l’asticella e puntare più in alto. Ha un grande intuito, ed è grazie a lui che abbiamo trovato il coraggio di affrontare nuove sfide”. Un altro pilastro i figli, Luigi e Bianca, una fonte inesauribile di energia e amore. “Non siamo una favola del Mulino Bianco, litighiamo come tutti, ma troviamo sempre la forza di andare avanti, perché stare insieme è una potenza, un valore che supera tutto. Entrare nel nostro ristorante significa entrare in una famiglia”. Bilegno, con la sua natura incontaminata, diventa il punto di partenza per una ricerca che si spinge alla scoperta dei sapori. “Trovare erbe, fiori, bacche e germogli nel corso delle stagioni è come avere un fornitore a chilometro zero, ma ancora più speciale perché la natura stessa mi offre tutto ciò di cui ho bisogno. È un privilegio poter portare nei miei piatti il gusto della mia terra, raccontandolo attraverso ogni assaggio. La natura mi permette di creare piatti che riflettono il ritmo del tempo, con gusti che si trasformano durante l’anno, offrendo sempre nuove emozioni”. Le puntate di “Lo specchio di Piacenza” si possono rivedere on demand sul sito teleliberta.tv.
I piatti di Isa Mazzocchi: quando la tradizione incontra l’innovazione e racconta una storia
Ogni piatto creato da Isa Mazzocchi è molto più di una ricetta: è un viaggio attraverso il tempo, la tradizione e la creatività. Tra le sue creazioni più emblematiche spicca il “raviolo di ravioli in sei stagionature di Parmigiano Reggiano”, un piatto che Isa descrive come una sintesi della vita stessa. “È come crescere un figlio: dal Parmigiano giovane, che necessita di cura e accudimento, fino a quello stagionato, che con i suoi 90-100 mesi porta le rughe del tempo, ma al calore della cottura rilascia quella saggezza tipica delle persone anziane”. Un’altra delle sue creazioni che suscita sempre dibattito è il “tortello di pisarei ripieno di anolini”. Un omaggio alla tradizione piacentina, ma con un tocco di sperimentazione che gioca con la memoria e il gusto. «È un piatto che divide, e questa è una cosa che mi piace: innovare significa anche stimolare, far riflettere, creare un dialogo attorno alla cucina», spiega. La cucina di Isa Mazzocchi è un racconto fedele della sua storia e del suo territorio, un omaggio alla campagna e all’economia agricola che hanno formato l’identità della sua famiglia per generazioni: “La mia cucina rappresenta quello che sono e quello che la mia terra mi ha insegnato: rispetto, passione e la voglia di raccontare storie attraverso i sapori”.
Consigli, riflessioni e speranze
Quando Isa Mazzocchi visita altri ristoranti, non cerca paragoni o confronti. “Mi lascio conquistare dalla filosofia del posto, dal mondo di chi mi ospita senza aspettative. Mi piace lasciarmi trasportare e osservare con curiosità la visione e il lavoro degli altri. Un consiglio ai giovani talenti della ristorazione? Studiate, fate esperienze sul campo, viaggiate e toccate con mano la realtà. Mettete da parte lo smartphone e toccate la vita vera. Vivere le proprie passioni, crederci davvero, è l’unico modo per costruire qualcosa di significativo”. Quando si parla di gusti personali, Isa si lascia sorprendere dalla semplicità: “A casa impazzisco per la pizza, ma non sono capace di farla. È un cibo che adoro, un piacere irrinunciabile”. Una confessione che rende la chef stellata ancora più umana e vicina ai suoi interlocutori. Il rapporto con la fede è un passaggio fondamentale nella vita di Isa Mazzocchi. La sua forte fede cristiana cattolica praticante le ha offerto conforto e guida nei momenti più difficili. Isa racconta con emozione l’importanza del monastero di San Raimondo, un luogo speciale dove la figura della Madre Badessa è stata per lei una fonte di grande aiuto. “In un momento di difficoltà, ho trovato nel dialogo con lei una luce. La fede in Dio è una certezza che mi accompagna ogni giorno, dalla mattina alla sera”, confessa. Tra i luoghi del cuore c’è anche la chiesa di San Giorgio di Bilegno, rifugio di serenità e introspezione, dove ritrova il senso di equilibrio e benessere.
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