Messa di Natale in carcere, vescovo ai detenuti:
“Dio vi cerca nella luce”

25 Dicembre 2024 11:48

“Siete ricercati da Dio”. Così il vescovo di Piacenza-Bobbio Adriano Cevolotto si è rivolto ai detenuti che questa mattina, nel carcere delle Novate, hanno assistito alla messa di Natale. Un momento di incontro, a cui hanno partecipato anche volontari e autorità cittadine, che ha voluto ricordare la forza della luce e della verità, temi centrali nella riflessione cristiana, ma anche un richiamo profondo alla speranza che ogni uomo, anche chi si trova in carcere, può alimentare nel proprio cuore.

Il Vescovo Cevolotto ha parlato a cuore aperto, sottolineando che “luce” è un elemento fondamentale, non solo per illuminare il cammino di chi è nella sofferenza, ma anche per mettere a nudo la verità, che a volte è difficile da affrontare. Per il vescovo, infatti, “la luce fa verità, porta alla luce le relazioni e ciò che siamo”. Una verità che non è solo legata a ciò che abbiamo fatto, ma a ciò che possiamo ancora diventare, attraverso la misericordia e la speranza.

Tema centrale della giornata è stato “la speranza”, una virtù che, secondo il vescovo, “deve essere di casa qui, in questo luogo”. È la speranza che, come un faro nella notte, consente di affrontare le difficoltà quotidiane e di riaccendere la fiducia in un futuro migliore. “La speranza non è inesauribile”, ha continuato Cevolotto, “tante volte la perdiamo e facciamo fatica a rianimarla, ma Gesù è la speranza che ci viene incontro e ci apre a un futuro che non avremmo mai pensato di poter sperare”. La luce di Gesù, quindi, diventa la chiave per illuminare anche le situazioni più buie e per donare ad ogni detenuto la forza di guardare oltre la propria condizione attuale.

Il cuore frantumato donato da Assofa: un simbolo di rinascita

Un altro momento simbolico della cerimonia è stato rappresentato dal cuore frantumato, donato dall’Associazione ASSOFA di Piacenza. Il cuore, spezzato in numerosi pezzi, è stato esposto come simbolo delle fragilità umane e della necessità di trovare, nelle difficoltà, la forza per ricomporsi. Il vescovo ha fatto riferimento a questo cuore, dicendo che “ognuno di noi, anche se frantumato, è capace di splendere e di avere una funzione, come ogni singolo pezzo di quel cuore”. La speranza, ha sottolineato, è proprio questa: credere che, pur essendo spezzati, possiamo trovare la bellezza e la verità anche nelle nostre fragilità.

Un messaggio che è stato condiviso anche dalla direttrice del carcere, Maria Gabriella Lusi, la quale ha parlato del bisogno di rendere il carcere “vitale”. Secondo la direttrice  “mettere i detenuti nella condizione di sentirsi vivi” è fondamentale non solo per il loro recupero, ma per il benessere dell’intera società. Il carcere, ha aggiunto Lusi, “non è per me solo un luogo di lavoro, ma un luogo dove la speranza deve trovare spazio per crescere”.

Un cammino di pace e riconciliazione

Il pensiero del Papa, che ha aperto la Porta Santa nel Giubileo della Misericordia, è stato ripreso dal vescovo durante la Messa. La Porta Santa simboleggia l’ingresso alla riconciliazione e alla speranza. Per il vescovo, “la pace è un cammino di incontro, di mano tesa, di perdono reciproco”, e in un luogo come il carcere, questa è una necessità urgente. La pace, ha affermato, “non è semplicemente l’assenza di conflitto, ma la presenza di giustizia e di rispetto reciproco”. Il vescovo ha invitato tutti, detenuti e autorità, a stringersi la mano come segno di un possibile cammino comune verso la pace e la riconciliazione.

Un messaggio di speranza per tutti

L’incontro si è concluso con un appello alla speranza, che è il tema di quest’anno del Giubileo: “Pellegrini di speranza”. La speranza, ha ricordato il vescovo, è una virtù che ci consente di affrontare la vita con dignità, di non rimanere mai prigionieri del passato, ma di guardare sempre al futuro con occhi nuovi. In questo cammino, ha concluso, “non siamo mai soli: Gesù cammina con noi, è la luce che ci guida verso la verità e la vita”.

Al vescovo è stato donato un cesto realizzato dai detenuti grazie ai laboratori interni al carcere e alle associazioni Oltre il Muro e Orto botanico.

 

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