I tesori di villa Verdi: mobili, libri e ceramiche, raccontano la vita a Sant’Agata

13 Gennaio 2025 02:44

Il monogramma di Giuseppe Verdi sul cancello d’ingresso in ferro battuto è noto a tutti. Meno lo sono quelli incisi sui servizi di bicchieri e piatti, sul sottobottiglia, sul salino e nell’argento del portavivande chiusi nelle credenze della Villa e inventariati nel 2012 con certosina cura insieme a tutti gli oggetti della dimora piacentina.
Un documento ricchissimo: sono oltre 300 pagine e fotografano non solo una vicenda legale tra eredi e Stato, ma soprattutto la vita quotidiana del compositore, l’affetto che il pubblico provava per lui, il prestigio del suo nome. Nella dimora dell’Ottocento il tempo è congelato e il made in China non è riuscito a passare la soglia, se non con pezzi di fattura originale e d’epoca, come una curiosa collezione di bottoni da chimono, le sculture in avorio che ritraggono mandarini o il vecchio samurai. È la casa di un uomo curioso del mondo, aperto al mondo: arredava i suoi spazi con oggetti di culture svariate, il pugnale indiano e il samovar russo, la poltroncina da fumatore in legno laccato con motivi egizi, la scatola giapponese da ventaglio in lacca nera con uccello del paradiso e il servizio da sei tazze con piatto stile egizio firmate Ginori Doccia, alla moda dell’epoca.

L’ARTICOLO DI PAOLA BRIANTI SU LIBERTA’

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