“Sono caduta”: al pronto soccorso 70 casi di violenza domestica

24 Luglio 2014 19:00

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Occhi gonfi e volti tumefatti. “Sono caduta dalle scale” è una delle tipiche giustificazioni che alcune donne sussurrano quando entrano al pronto soccorso in queste condizioni per mascherare la brutalità compiuta dalla persona con cui hanno un legame affettivo. Da alcuni mesi, nel referto del pronto soccorso esiste la voce “violenza domestica” introdotta dalla legge sul femminicidio. Per ben 70 volte nelle strutture piacentine, su quella casella, è stata apposta una crocetta.
“Il Pronto soccorso è solo una delle porte di accesso – spiega Andrea Magnacavallo, responsabile U.O. Pronto soccorso dell’ospedale di Piacenza – alcune donne dichiarano quello che è successo, altre invece preferiscono non rivelare la verità che spesso poi emerge dall’incompatibilità delle lesioni con il loro racconto. Se la prognosi è superiore a 20 giorni la denuncia parte d’ufficio, se è sotto i 20 giorni ma è perpetrata da familiari o conviventi, la nuova legge impone di informare la questura”.
Una volta ricevuta l’informativa, la polizia convoca la donna vittima di violenza e a disposizione del Questore, la normativa mette a disposizione l’ammonimento per chi l’ha perpetrata anche senza la querela della parte lesa. Prima di arrivare a questo provvedimento, finora si è rivelato efficace un vigoroso rimprovero da parte delle forze dell’ordine.
“Questa legge è positiva perché ci consente conoscere da vicino situazioni sommerse – commenta Maria Pia Romita, dirigente Divisione anticrimine della questura di Piacenza – cosa che prima non era possibile e abbiamo notato che mettere di fronte gli uomini a ciò che rischiano in base alla nuova legge è un deterrente sulle violenze”.
Oltre al pronto soccorso, le donne vittime di violenza hanno a disposizione i consultori, i medici di medicina generale e ovviamente, il Telefono rosa. “La formazione degli operatori deve essere fatta in modo costante e trasversale perché la donna possa avere a disposizione più opportunità. Chi viene a contatto deve cogliere il problema, porsi in atteggiamento di ascolto non giudicante , di accettazione. Competenze che si acquisiscono con la formazione” ha concluso Maria Cristina Molinaroli, responsabile Consultori dell’Ausl. Alla sede della Provincia nei giorni scorsi si è conclusa la prima fase di incontri del tavolo formato da enti e forze dell’ordine contro la violenza sulle donne dal quale scaturirà un protocollo per mettere in rete tutte le realtà operative del territorio.

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