Docce ghiacciate anti Sla, Fabio Callori: “Ora servono gli assegni”

24 Agosto 2014 16:55

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Continua il tormentone delle secchiate d’acqua ghiacciate in nome della ricerca di una cura conto la Sla. Giungono però alcune prese di posizione piuttosto dure nei confronti di questa campagna che, almeno in Italia, non sembra seguita da un’adeguata raccolta di fondi. A tal proposito, pubblichiamo di seguito il comunicato fatto pervenire alla nostra redazione dal vice presidente vicario regionale di Forza Italia, Fabio Callori.

«La campagna di sensibilizzazione a favore della Sla – che coinvolge volti noti in tutto il mondo impegnati in docce gelate e che, proprio per questo, sta ottenendo un successo di immagine per loro senza precedenti- sta inevitabilmente facendo passare in secondo piano la reale gravità della malattia e i problemi dei familiari lasciati spesso soli, senza l’ausilio di adeguate strutture che possano quantomeno alleviare le sofferenze di entrambi. Se alle secchiate che invadono i nostri telegiornali, i vip facessero seguire i filmati dei relativi assegni firmati per la ricerca, forse si potrebbe comprendere meglio come in America siano stati raccolti 40 milioni di dollari e in Italia 90mila euro. Da anni mi batto per la difesa dei diritti dei malati di Sla e soprattutto dei loro familiari. Tuttavia, i finanziamenti arrivati in Regione sono stati inseriti nel fondo generale della Sanità, impedendo di fatto la possibilità di realizzare strutture ad hoc e di venire incontro alle drammatiche esigenze di chi è affetto dalla malattia degenerativa. Dopo il Piemonte, la nostra è la Regione con il più alto tasso di incidenza di Sla (oltre 600 i casi): i fondi per la ricerca sono sempre pochi e contesi in una battaglia tra poveri non degna di un Paese evoluto come il nostro. Ci si chiede se la Regione, viste le cifre e l’importanza della malattia, abbia un progetto serio di assistenza nei confronti dei malati di Sla e delle loro famiglie, quali e quante strutture possano essere realizzate e quanta parte dei finanziamenti arrivati siano effettivamente dedicati alla malattia degenerativa e quanti siano stati dirottati in un fondo unico che, nella logica populista di accontentare tutti, non soddisfi i bisogni di nessuno».

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