Archeologia “alternativa”, una proposta piacentina. Ok della Soprintendenza
25 Novembre 2014 18:22
C’è una Piacenza invisibile sotto i nostri piedi. Dalla creatività di un elettricista, un metalmeccanico e un archeologo piacentino è nato un nuovo progetto, che ha già l’ok della Soprintendenza ed è stato sottoposto ai quattro consiglieri regionali piacentini, in visita stamattina, con Cna, alla ditta dei Fratelli Taina di Sarmato, che partecipa ad Expo 2015, e agli artigiani del centro storico. A spiegarlo, l’archeologo Giovanni Rivaroli. “Spesso per giuste esigenze, gli elementi archeologici individuati durante scavi urbani, sono rimossi o ricoperti, una volta oggetto di documentazione e rilievo da parte degli archeologi – ha detto, nel capannone dei Fratelli Taina a Sarmato, partner dell’iniziativa con l’elettricista Massimilano Barilli -. Questi dati solitamente non vengono diffusi, ma potrebbero essere valorizzati. Tramite l’installazione di parallelepipedi in acciaio posizionati in punti oggetto di scavi ora non più visibili è possibile creare dei percorsi di “archeologia alternativa” attraverso una qualsiasi città, fornendo all’utente finale uno strumento di arredo urbano che sia allo stesso tempo una guida multimediale della città”. ll costo? Tra i 5mila e gli 8mila euro a pannello. Gli artigiani hanno chiesto più sicurezza, maggiore accesso al credito e un intervento per i pagamenti in tempi certi da parte delle pubbliche amministrazioni.
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